Il trauma cranico encefalico (TCE) costituisce un danno diretto al cervello che, in base alla zona lesionata, provoca nel paziente disturbi variabili e diversi tra loro. Il lobo frontale, in particolare, è la porzione cerebrale più interessante dal punto di vista della neuropsicologia forense, proprio per le abilità alle quali è deputato, ovvero le funzioni esecutive, che risultano fondamentali per il controllo e l'autoregolazione comportamentale. In questa Tesi vengono analizzati in modo particolare i deficit comportamentali conseguenti ad un trauma cranico frontale che, causando impulsività e disturbi relativi all'autocontrollo, possono portare il paziente a compiere reati, quali ad esempio l'abuso di denaro e il gioco d'azzardo patologico, l'ipersessualità problematica e le condotte ossessive e persecutorie verso un'altra persona, fino ad arrivare a comportamenti di stalking. Si evidenzia, nello specifico, la difficoltà degli esperti relativa alla decisione sull'eventuale capacità di intendere e di volere di questo tipo di pazienti, che nella maggior parte dei casi riescono con la riabilitazione a riottenere ottimi risultati a livello cognitivo e a comprendere i propri errori, competenze che rendono spesso molto difficoltoso e inopportuno giudicarli infermi, nonostante le problematiche mostrate nella condotta. Vengono portati come esempi tre casi clinici di soggetti presi in carico presso il Centro Puzzle di Torino che, subìto un trauma cranico frontale, mostrano notevoli cambiamenti comportamentali fino anche a compiere azioni che costituiscono estremi di reato, mai manifestate precedentemente, oltre ad essere enfatizzata nella loro analisi clinica l'importanza del periodo in cui si inserisce l'incidente e anche della personalità premorbosa del paziente. In questa Tesi si vuole sottolineare l'importanza che negli ultimi anni viene attribuita alla figura del neuropsicologo forense, ancora poco conosciuta in Italia, ma sempre più necessaria nell'affiancare gli esperti di diritto nel giudizio di imputabilità, soprattutto per quanto riguarda la fase valutativa e la successiva ipotesi di un eventuale trattamento. Quest'ultimo si deve basare, di conseguenza, sul recupero di quelle capacità cliniche corrispondenti ai concetti giuridici della capacità di intendere e di volere, ovvero il ripristino del pensiero morale, dell'intelligenza sociale, dell'empatia e del ragionamento controfattuale, competenze indispensabili per rendere un uomo libero di decidere e di agire volontariamente. Si cercherà, infine, di sottolineare come le neuroscienze forensi sono una disciplina che in questo periodo sta riscontrando una notevole espansione e che si pone lo scopo di avvicinare due ambiti di studio apparentemente molto lontani, quali la psicologia e il diritto, che devono invece avvicinarsi per l'obiettivo comune di salvaguardare la libertà dell'uomo e, allo stesso tempo, di proteggerlo qualora risultino deficitarie le sue competenze cognitive e giuridiche, rispettandone sempre il libero arbitrio, diritto imprescindibile di ogni essere umano.

Danno al lobo frontale: quando la neuropsicologia entra in campo forense

RECANATINI, RACHELE
2010/2011

Abstract

Il trauma cranico encefalico (TCE) costituisce un danno diretto al cervello che, in base alla zona lesionata, provoca nel paziente disturbi variabili e diversi tra loro. Il lobo frontale, in particolare, è la porzione cerebrale più interessante dal punto di vista della neuropsicologia forense, proprio per le abilità alle quali è deputato, ovvero le funzioni esecutive, che risultano fondamentali per il controllo e l'autoregolazione comportamentale. In questa Tesi vengono analizzati in modo particolare i deficit comportamentali conseguenti ad un trauma cranico frontale che, causando impulsività e disturbi relativi all'autocontrollo, possono portare il paziente a compiere reati, quali ad esempio l'abuso di denaro e il gioco d'azzardo patologico, l'ipersessualità problematica e le condotte ossessive e persecutorie verso un'altra persona, fino ad arrivare a comportamenti di stalking. Si evidenzia, nello specifico, la difficoltà degli esperti relativa alla decisione sull'eventuale capacità di intendere e di volere di questo tipo di pazienti, che nella maggior parte dei casi riescono con la riabilitazione a riottenere ottimi risultati a livello cognitivo e a comprendere i propri errori, competenze che rendono spesso molto difficoltoso e inopportuno giudicarli infermi, nonostante le problematiche mostrate nella condotta. Vengono portati come esempi tre casi clinici di soggetti presi in carico presso il Centro Puzzle di Torino che, subìto un trauma cranico frontale, mostrano notevoli cambiamenti comportamentali fino anche a compiere azioni che costituiscono estremi di reato, mai manifestate precedentemente, oltre ad essere enfatizzata nella loro analisi clinica l'importanza del periodo in cui si inserisce l'incidente e anche della personalità premorbosa del paziente. In questa Tesi si vuole sottolineare l'importanza che negli ultimi anni viene attribuita alla figura del neuropsicologo forense, ancora poco conosciuta in Italia, ma sempre più necessaria nell'affiancare gli esperti di diritto nel giudizio di imputabilità, soprattutto per quanto riguarda la fase valutativa e la successiva ipotesi di un eventuale trattamento. Quest'ultimo si deve basare, di conseguenza, sul recupero di quelle capacità cliniche corrispondenti ai concetti giuridici della capacità di intendere e di volere, ovvero il ripristino del pensiero morale, dell'intelligenza sociale, dell'empatia e del ragionamento controfattuale, competenze indispensabili per rendere un uomo libero di decidere e di agire volontariamente. Si cercherà, infine, di sottolineare come le neuroscienze forensi sono una disciplina che in questo periodo sta riscontrando una notevole espansione e che si pone lo scopo di avvicinare due ambiti di studio apparentemente molto lontani, quali la psicologia e il diritto, che devono invece avvicinarsi per l'obiettivo comune di salvaguardare la libertà dell'uomo e, allo stesso tempo, di proteggerlo qualora risultino deficitarie le sue competenze cognitive e giuridiche, rispettandone sempre il libero arbitrio, diritto imprescindibile di ogni essere umano.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/115765