Le tematiche riguardanti i settori dell'abbigliamento e della moda, seppur, per tradizione familiare, da sempre parte integrante della mia vita, non erano, fino a qualche anno orsono, al centro né dei miei pensieri, né, tantomeno, dei miei progetti; ciò che fin da subito, sin dal primo momento in cui ho sentito parlare di questo marchio tedesco, Digel, ha catturato la mia attenzione, è stato l'approccio sviluppato da tale azienda e, nello specifico, i riscontri tangibili che tale approccio aveva sui retailers. Sono nato e cresciuto in una famiglia che, sin dal 1956, gestisce una piccola azienda nel settore dell'abbigliamento; in modo naturale e forse involontario, ho sempre vissuto la realtà di un family business, cogliendone la passione, la devozione, le ansie e i timori che qualunque imprenditore, piccolo o grande che sia, vive, specialmente quando, come è ovvio che sia, lavoro e famiglia si miscelano, tanto nelle gioie quanto nelle difficoltà. I miei ricordi sin dall'infanzia, riguardano mio padre che da più di sessanta edizioni, a giugno e gennaio prende parte a Pitti Uomo, la più celebre fiera dell'abbigliamento, che si svolge a Firenze due volte l'anno. Fiera a  cui partecipai anche io, già attratto, seppur marginalmente, da questo mondo, circa dieci anni fa, con tutti gli interrogativi del caso, sul che cosa avrei fatto da grande. Come tanti addetti ai lavori, doveva programmare gli ordini per la stagione successiva ( nel settore dell'abbigliamento i retailers effettuano gli ordini per la stagione seguente anche a distanza di dodici mesi); storicamente il vero caposaldo del negozio di capospalla era, ed è tutt'ora, il completo da uomo, giacca e pantalone, ed, in tal senso, il concetto di NOS, apportato da Digel, fu rivoluzionario;  dapprima, esaminato con scetticismo, tanto da un professionista, quanto da un ragazzino, appariva strano e quasi sospetto che una azienda fosse in grado di farsi carico di un enorme magazzino (15mila metri quadrati sviluppati su tre piani, oltre trecento mila capi) e di garantire, oltre che un prodotto di qualità, un processo e un servizio più unici che rari.

Digel A.G.: un fenomeno di marketing internazionale attraverso un nuovo sistema distributivo europeo just in time, nell'affollato settore del capospalla uomo; il particolare successo del NOS riscontrato nel tradizionalmente forte mercato italiano.

BAUDINO, LUCA
2015/2016

Abstract

Le tematiche riguardanti i settori dell'abbigliamento e della moda, seppur, per tradizione familiare, da sempre parte integrante della mia vita, non erano, fino a qualche anno orsono, al centro né dei miei pensieri, né, tantomeno, dei miei progetti; ciò che fin da subito, sin dal primo momento in cui ho sentito parlare di questo marchio tedesco, Digel, ha catturato la mia attenzione, è stato l'approccio sviluppato da tale azienda e, nello specifico, i riscontri tangibili che tale approccio aveva sui retailers. Sono nato e cresciuto in una famiglia che, sin dal 1956, gestisce una piccola azienda nel settore dell'abbigliamento; in modo naturale e forse involontario, ho sempre vissuto la realtà di un family business, cogliendone la passione, la devozione, le ansie e i timori che qualunque imprenditore, piccolo o grande che sia, vive, specialmente quando, come è ovvio che sia, lavoro e famiglia si miscelano, tanto nelle gioie quanto nelle difficoltà. I miei ricordi sin dall'infanzia, riguardano mio padre che da più di sessanta edizioni, a giugno e gennaio prende parte a Pitti Uomo, la più celebre fiera dell'abbigliamento, che si svolge a Firenze due volte l'anno. Fiera a  cui partecipai anche io, già attratto, seppur marginalmente, da questo mondo, circa dieci anni fa, con tutti gli interrogativi del caso, sul che cosa avrei fatto da grande. Come tanti addetti ai lavori, doveva programmare gli ordini per la stagione successiva ( nel settore dell'abbigliamento i retailers effettuano gli ordini per la stagione seguente anche a distanza di dodici mesi); storicamente il vero caposaldo del negozio di capospalla era, ed è tutt'ora, il completo da uomo, giacca e pantalone, ed, in tal senso, il concetto di NOS, apportato da Digel, fu rivoluzionario;  dapprima, esaminato con scetticismo, tanto da un professionista, quanto da un ragazzino, appariva strano e quasi sospetto che una azienda fosse in grado di farsi carico di un enorme magazzino (15mila metri quadrati sviluppati su tre piani, oltre trecento mila capi) e di garantire, oltre che un prodotto di qualità, un processo e un servizio più unici che rari.
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