Abstract: In questo testo si propongono delle idee che riguardano il Conservatorio, inteso come sistema culturale, attraverso gli strumenti dell'antropologia della musica. Infatti il sistema Conservatorio viene analizzato secondo una prospettiva soggettiva che pretende allo stesso tempo di dare delle spiegazioni di più ampio sguardo della cultura da cui dipende e cui si rifà la musica d'arte occidentale. Il testo vuole essere principalmente un tavolo di proposte più che di interpretazioni e solamente l'inizio di una prospettiva interdisciplinare fra gli oggetti di pertinenza antropologica e gli oggetti di pertinenza musicologica. Con questi propositi nel primo capitolo si indagano i concetti che riguardano il musicista come l'ansia da performance, paure e prese di coscienza riguardo il proprio strumento, e sondando altri tipi di rapporti, uno dei quali quello col proprio maestro. Si parlerà, nello stesso ¿contenitore¿ (primo cap.), di concetti che attraversano la vita del musicista e l'eventuale spaccatura nella sua personalità fra il fare e il dire, fra la conoscenza dei concetti legati alla musica e l'ignorarli in favore del fare. La stessa spaccatura sarà cucita sulla comunità intellettuale che della musica si occupa in maniera non fattuale ma che alla luce di altre autorevoli considerazioni si fa strada verso la fattualità degli impianti indagatori di fattualità (pratica musicale). I rapporti del musicista segmentati: vicende che vanno dall'elogio del proprio individualismo alla trasfigurazione di sé in un altra persona (maestro) all'immedesimazione nel volere della collettività (pubblico), alla ¿cosificazione¿ trasfigurandosi nel proprio strumento, quale mezzo o quale altra individualità di cui tener conto. Nel secondo capitolo si intrecciano concetti che si legano alle capacità, o meglio alle qualità che il musicista dovrebbe avere secondo il pubblico, secondo l'ipotetico maestro, secondo un'eventuale commissione e, in primis, secondo il musicista stesso: spesso motivo di malintesi, disagi o rinunce da parte degli aspiranti musicisti o frutto di discrete (e non troppo) violenze psicologiche, e spesso motivanti grandi aspettative da parte di coloro che invece queste ¿qualità¿ le possiedono. Si cercherà di capire quanto effettivamente ci sia di visibile e di oggettivo in queste qualità, e quanto possano essere inseparabili dalla figura Artista, o quanto possano essere necessarie all'Artista stesso: il talento, l'orecchio assoluto e l'esser stato un bambino prodigio. Nel terzo capitolo si analizza il musicista in rapporto all'istituzione: la sua formazione, il confine, spesso indefinibile, fra pubblico e privato, fra il conservatorio e la preparazione dei privatisti, e se l'uno possa prescindere dall'altro. Le difficoltà dei meccanismi d'entrata e d'uscita; protezione da parte dell'istituzione o sfruttamento di talenti? Consapevolezza di sé, delle proprie scelte... L'insegnamento visto da parte di chi lo esercita: ammortizzatore di duri colpi inferti ai danni della propria carriera, o scelta guidata da un percorso altrettanto valido? Insegnamento visto da chi lo riceve: insegnante-didatta o insegnante-artista?

¿Impara la musica d'arte e mettila da parte¿ La formazione musicale in Conservatorio: un sistema culturale

D'ANGELO, GIULIA
2010/2011

Abstract

Abstract: In questo testo si propongono delle idee che riguardano il Conservatorio, inteso come sistema culturale, attraverso gli strumenti dell'antropologia della musica. Infatti il sistema Conservatorio viene analizzato secondo una prospettiva soggettiva che pretende allo stesso tempo di dare delle spiegazioni di più ampio sguardo della cultura da cui dipende e cui si rifà la musica d'arte occidentale. Il testo vuole essere principalmente un tavolo di proposte più che di interpretazioni e solamente l'inizio di una prospettiva interdisciplinare fra gli oggetti di pertinenza antropologica e gli oggetti di pertinenza musicologica. Con questi propositi nel primo capitolo si indagano i concetti che riguardano il musicista come l'ansia da performance, paure e prese di coscienza riguardo il proprio strumento, e sondando altri tipi di rapporti, uno dei quali quello col proprio maestro. Si parlerà, nello stesso ¿contenitore¿ (primo cap.), di concetti che attraversano la vita del musicista e l'eventuale spaccatura nella sua personalità fra il fare e il dire, fra la conoscenza dei concetti legati alla musica e l'ignorarli in favore del fare. La stessa spaccatura sarà cucita sulla comunità intellettuale che della musica si occupa in maniera non fattuale ma che alla luce di altre autorevoli considerazioni si fa strada verso la fattualità degli impianti indagatori di fattualità (pratica musicale). I rapporti del musicista segmentati: vicende che vanno dall'elogio del proprio individualismo alla trasfigurazione di sé in un altra persona (maestro) all'immedesimazione nel volere della collettività (pubblico), alla ¿cosificazione¿ trasfigurandosi nel proprio strumento, quale mezzo o quale altra individualità di cui tener conto. Nel secondo capitolo si intrecciano concetti che si legano alle capacità, o meglio alle qualità che il musicista dovrebbe avere secondo il pubblico, secondo l'ipotetico maestro, secondo un'eventuale commissione e, in primis, secondo il musicista stesso: spesso motivo di malintesi, disagi o rinunce da parte degli aspiranti musicisti o frutto di discrete (e non troppo) violenze psicologiche, e spesso motivanti grandi aspettative da parte di coloro che invece queste ¿qualità¿ le possiedono. Si cercherà di capire quanto effettivamente ci sia di visibile e di oggettivo in queste qualità, e quanto possano essere inseparabili dalla figura Artista, o quanto possano essere necessarie all'Artista stesso: il talento, l'orecchio assoluto e l'esser stato un bambino prodigio. Nel terzo capitolo si analizza il musicista in rapporto all'istituzione: la sua formazione, il confine, spesso indefinibile, fra pubblico e privato, fra il conservatorio e la preparazione dei privatisti, e se l'uno possa prescindere dall'altro. Le difficoltà dei meccanismi d'entrata e d'uscita; protezione da parte dell'istituzione o sfruttamento di talenti? Consapevolezza di sé, delle proprie scelte... L'insegnamento visto da parte di chi lo esercita: ammortizzatore di duri colpi inferti ai danni della propria carriera, o scelta guidata da un percorso altrettanto valido? Insegnamento visto da chi lo riceve: insegnante-didatta o insegnante-artista?
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