Nel corso delle celebrazioni per il centenario della nascita del futurismo si apre un nuovo fronte di polemiche in sede storiografica. I confronti ruotano attorno al rapporto del movimento d'avanguardia con il fascismo e finiscono per investire tutti gli ideali più scomodi propugnati da Marinetti come la guerra e il nazionalismo. Il dibattito, che si sviluppa sulle pagine culturali di alcuni giornali, non investe direttamente l'estetica ma la chiama in causa. Sono infatti in questo caso gli artisti, con il loro anelito rivoluzionario, a tentare la conquista del potere per la rinascita dell'umanità e la ricostruzione dell'universo che la circonda. Il termine Artecrazia, utilizzato da Marinetti1, esprime in nuce il progetto di una società governata e vivificata da un'arte totale. I convegni tenutisi in occasione del centenario del movimento hanno dimostrato che la ricerca su questa fondamentale esperienza artistica è tutt'altro che esaurita e che anche in ambito estetico-filosofico molto lavoro d'indagine deve essere ancora fatto. Questa tesi si vuole occupare del legame futurista fra arte e politica. Si procederà individuando alcuni orizzonti di pensiero che hanno nutrito il movimento e altri che l'hanno seguito interpretandolo. La tesi vuole analizzare come, all'interno del percorso del futurismo, le due entità, arte e politica, spirito e azione, vengano coniugate. Obiettivo ulteriore è affrontare il tema del desiderio di potere assoluto delle avanguardie e quello della responsabilità dell'artista. Non mancherà uno sguardo sull'arte contemporanea e sul cyberspazio che raccolgono oggi le istanze del futurismo. La mia speranza infine è che queste pagine possano dare un contributo, anche minimo, alla comprensione del futurismo e alla reintegrazione completa di Marinetti e del suo movimento fra le espressioni più significative della cultura del nostro paese.
ARTECRAZIA: ARTE E POLITICA NEL FUTURISMO ITALIANO. LA QUERELLE DEL CENTENARIO
BRUNZIN PONTE, MASSIMILIANO
2010/2011
Abstract
Nel corso delle celebrazioni per il centenario della nascita del futurismo si apre un nuovo fronte di polemiche in sede storiografica. I confronti ruotano attorno al rapporto del movimento d'avanguardia con il fascismo e finiscono per investire tutti gli ideali più scomodi propugnati da Marinetti come la guerra e il nazionalismo. Il dibattito, che si sviluppa sulle pagine culturali di alcuni giornali, non investe direttamente l'estetica ma la chiama in causa. Sono infatti in questo caso gli artisti, con il loro anelito rivoluzionario, a tentare la conquista del potere per la rinascita dell'umanità e la ricostruzione dell'universo che la circonda. Il termine Artecrazia, utilizzato da Marinetti1, esprime in nuce il progetto di una società governata e vivificata da un'arte totale. I convegni tenutisi in occasione del centenario del movimento hanno dimostrato che la ricerca su questa fondamentale esperienza artistica è tutt'altro che esaurita e che anche in ambito estetico-filosofico molto lavoro d'indagine deve essere ancora fatto. Questa tesi si vuole occupare del legame futurista fra arte e politica. Si procederà individuando alcuni orizzonti di pensiero che hanno nutrito il movimento e altri che l'hanno seguito interpretandolo. La tesi vuole analizzare come, all'interno del percorso del futurismo, le due entità, arte e politica, spirito e azione, vengano coniugate. Obiettivo ulteriore è affrontare il tema del desiderio di potere assoluto delle avanguardie e quello della responsabilità dell'artista. Non mancherà uno sguardo sull'arte contemporanea e sul cyberspazio che raccolgono oggi le istanze del futurismo. La mia speranza infine è che queste pagine possano dare un contributo, anche minimo, alla comprensione del futurismo e alla reintegrazione completa di Marinetti e del suo movimento fra le espressioni più significative della cultura del nostro paese.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/115177