A partire dall'età ellenistica e ancora in età romana, la letteratura greca cominciò a fare il bilancio di sé stessa e a reinventarsi, sperimentando l'allusione, la citazione e, più in generale, la metaletteratura. I prodotti di questo affascinante processo, furono opere di vario genere, nelle quali era sempre maggiore la consapevolezza di costituire l'ultimo tassello di una tradizione secolare e ricchissima. La letteratura del passato, insomma, diventò a poco a poco materia costitutiva di una nuova letteratura, ripensata e prodotta soprattutto in ambienti colti, quali scuole e biblioteche. Sicuramente, Dione di Prusa, vissuto tra il 40 e il 112 circa, fu parte della fase più avanzata di questo processo, quando ormai da alcuni secoli Roma aveva assunto il dominio sui territori di cultura greca. Egli dimostra nei suoi testi, che circolarono sia in forma orale che per scritto, quanto la cultura greca avesse ancora da insegnare all'uomo politico d'età imperiale, perfino all'imperatore romano. Della sua vastissima produzione, che comprendeva anche opere di filosofia e storia, ci sono giunte circa 80 orazioni, di diversa estensione e dedicate a varie tematiche, come politica, etica, letteratura. Il corpus nelle edizioni moderne si apre con quattro orazioni Sulla regalità. In questo lavoro ho analizzato e fornito la prima traduzione italiana del secondo discorso Sulla regalità. Il discorso politico, nelle opere dionee, non si concentra in genere sulle istituzioni, ma sulle qualità che deve possedere chi regge l'impero. Il re deve conformarsi a uno schema normativo che lo trascende, fissato dalla divinità. È il filosofo a farsi custode del rispetto dell'ordine cosmico da parte del re, per evitare che la sua dominazione sfoci nella tirannide. Egli rappresenta perciò una figura-chiave in qualità di consigliere del re e di mediatore tra Zeus, dispensatore del potere, e il sovrano, che non sempre riceve in eredità dal padre divino la capacità di governare. In una serie di testi Dione teorizza espressamente la necessità, per l'uomo politico, di conseguire un'adeguata preparazione oratoria. Tra questi troviamo il secondo discorso Sulla regalità, risalente all'epoca traianea, in una fase certamente successiva all'esilio di Dione. Difficile non appassionarsi a un testo tanto pregno di letteratura, che offre una testimonianza di grande interesse sulla ricezione degli autori d'età arcaica e classica in contesto romano-imperiale, con la mediazione del personaggio di Alessandro Magno, che nel testo dialoga con il padre Filippo. Nel primo capitolo l'analisi verte sugli aspetti legati alla dimensione letteraria del testo: l'occasione del discorso, la forma testuale scelta e la catena argomentativa messa in atto da Dione. Il capitolo secondo verte su un'interpretazione dei due dialoganti, Alessandro e Filippo, sul rapporto padre-figlio che emerge dalla discussione e sulla costruzione delle due figure da parte di Dione in relazione con l'immagine dell'imperatore. L'ultimo capitolo tratta invece di critica letteraria, ovvero del modo in cui Dione presenta al suo pubblico il patrimonio classico del passato greco. Verranno dunque alla luce alcuni spunti in merito al giudizio espresso da Dione nel secondo discorso Sulla regalità a proposito di Esiodo e dei lirici e qualche possibile eco metaletteraria.

ALESSANDRO E OMERO: POESIA PER UN RE traduzione italiana e commento del secondo discorso Sulla regalità di Dione Crisostomo

MICCA, ELENA
2011/2012

Abstract

A partire dall'età ellenistica e ancora in età romana, la letteratura greca cominciò a fare il bilancio di sé stessa e a reinventarsi, sperimentando l'allusione, la citazione e, più in generale, la metaletteratura. I prodotti di questo affascinante processo, furono opere di vario genere, nelle quali era sempre maggiore la consapevolezza di costituire l'ultimo tassello di una tradizione secolare e ricchissima. La letteratura del passato, insomma, diventò a poco a poco materia costitutiva di una nuova letteratura, ripensata e prodotta soprattutto in ambienti colti, quali scuole e biblioteche. Sicuramente, Dione di Prusa, vissuto tra il 40 e il 112 circa, fu parte della fase più avanzata di questo processo, quando ormai da alcuni secoli Roma aveva assunto il dominio sui territori di cultura greca. Egli dimostra nei suoi testi, che circolarono sia in forma orale che per scritto, quanto la cultura greca avesse ancora da insegnare all'uomo politico d'età imperiale, perfino all'imperatore romano. Della sua vastissima produzione, che comprendeva anche opere di filosofia e storia, ci sono giunte circa 80 orazioni, di diversa estensione e dedicate a varie tematiche, come politica, etica, letteratura. Il corpus nelle edizioni moderne si apre con quattro orazioni Sulla regalità. In questo lavoro ho analizzato e fornito la prima traduzione italiana del secondo discorso Sulla regalità. Il discorso politico, nelle opere dionee, non si concentra in genere sulle istituzioni, ma sulle qualità che deve possedere chi regge l'impero. Il re deve conformarsi a uno schema normativo che lo trascende, fissato dalla divinità. È il filosofo a farsi custode del rispetto dell'ordine cosmico da parte del re, per evitare che la sua dominazione sfoci nella tirannide. Egli rappresenta perciò una figura-chiave in qualità di consigliere del re e di mediatore tra Zeus, dispensatore del potere, e il sovrano, che non sempre riceve in eredità dal padre divino la capacità di governare. In una serie di testi Dione teorizza espressamente la necessità, per l'uomo politico, di conseguire un'adeguata preparazione oratoria. Tra questi troviamo il secondo discorso Sulla regalità, risalente all'epoca traianea, in una fase certamente successiva all'esilio di Dione. Difficile non appassionarsi a un testo tanto pregno di letteratura, che offre una testimonianza di grande interesse sulla ricezione degli autori d'età arcaica e classica in contesto romano-imperiale, con la mediazione del personaggio di Alessandro Magno, che nel testo dialoga con il padre Filippo. Nel primo capitolo l'analisi verte sugli aspetti legati alla dimensione letteraria del testo: l'occasione del discorso, la forma testuale scelta e la catena argomentativa messa in atto da Dione. Il capitolo secondo verte su un'interpretazione dei due dialoganti, Alessandro e Filippo, sul rapporto padre-figlio che emerge dalla discussione e sulla costruzione delle due figure da parte di Dione in relazione con l'immagine dell'imperatore. L'ultimo capitolo tratta invece di critica letteraria, ovvero del modo in cui Dione presenta al suo pubblico il patrimonio classico del passato greco. Verranno dunque alla luce alcuni spunti in merito al giudizio espresso da Dione nel secondo discorso Sulla regalità a proposito di Esiodo e dei lirici e qualche possibile eco metaletteraria.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/115089