Rivisitando la vicenda di Antigone e Creonte, Sofocle ha innestato nel repertorio della perduta Edipodia un intreccio da lui ideato riguardo a vicende che nelle linee generali tutti conoscevano, senza l'intenzione di creare quel condensato dell'intera cultura occidentale che poi la sua tragedia è diventata. Alla nostra formazione, alle nostre conoscenze letterarie, alle nostre concezioni etiche, religiose, sociali, concorrono un'infinità di informazioni e di procedimenti mentali che nell'opera di Sofocle si specchiano, ma in massima parte appartengono ad epoche successive a Sofocle. Da queste mi sforzerò di prescindere, nella trattazione della mia tesi, per indagare sulle informazioni precedenti, che invece contemplano uno scenario culturale maturo e assimilato dalla società del tempo, al quale concorreva anche la conoscenza di opere letterarie e di tradizioni storiche e mitiche per noi perdute. Sarebbe mostruosa, se finalizzata ai risultati, la costruzione di archetipo culturale del grande tragediografo, il quale invece operava, a mio parere, per finalità spettacolari contingenti e proprie di uno specifico sistema sociale e secondo schemi consueti, illuminati beninteso dal suo genio. Un solo esempio: se lo strathgo/n dell'ottavo verso è Pericle, come alcuni commentatori hanno ipotizzato, è evidente il richiamo ad un'attualità nella quale le problematiche sociali proposte possono anche essere vive e reali, ma non pregne di quel valore assoluto e quasi trascendente che noi assegniamo loro. L'Antigone di Sofocle compendia tutte le ragioni per le quali gli esseri umani confliggono fra loro: vecchi/giovani, maschi/femmine, società/individui, vivi/morti, uomini/dei ed anche, secondo me, poveri/ricchi, dove alla ricchezza assimilo ogni posizione di vantaggio economico, sociale, morale; ogni godimento di privilegi da preservare e da difendere; mentre invece definisco ¿povertà¿ la necessità di lottare per la conquista degli stessi privilegi. Antigone e Creonte si scontrano, dunque, riguardo a tutte le costanti principali di conflitto presenti nella condizione umana. Qui, il punto che mi preme sviluppare è l'impressione che presumibilmente può aver ricavato dalla rappresentazione della tragedia un cittadino ateniese che vi assistesse per la prima volta. Cercherò anche, nel corso della mia argomentazione, di raffigurarne una accettabile ricostruzione scenica e proporre quello che, secondo il mio parere, doveva essere lo stato d'animo del ricettore. È chiaro che proprio l'esatta rappresentazione scenica è la chiave di volta per la comprensione dell'opera, quella appunto che ci manca e che noi cerchiamo di ricostruire solo per supposizioni e induzioni. Un esperto di teatro avrebbe certamente conferito a questo lavoro un aspetto più professionale; io ho voluto manifestare l'impressione che la tragedia di Sofocle e la letteratura antica in generale producono su uno studente e su un appassionato: infatti credo che la curiosità per i tanti aspetti della cultura rappresenti in definitiva il più forte degli stimoli allo studio. Una tesi di laurea è, fra l'altro, un'occasione unica per rivisitare tanti percorsi intrapresi o anche solo accennati nei corsi di studio, fruendo dei metodi di ricerca acquisiti e cercando di mettere insieme i disparati volti di quella che oggi si definisce ¿cultura umanistica¿. Questo ho cercato di fare, nei limiti delle mie capacità.
L'Antigone di Sofocle: le ragioni e le colpe di Antigone, quelle di Creonte.
CARTA, GIUSEPPE
2011/2012
Abstract
Rivisitando la vicenda di Antigone e Creonte, Sofocle ha innestato nel repertorio della perduta Edipodia un intreccio da lui ideato riguardo a vicende che nelle linee generali tutti conoscevano, senza l'intenzione di creare quel condensato dell'intera cultura occidentale che poi la sua tragedia è diventata. Alla nostra formazione, alle nostre conoscenze letterarie, alle nostre concezioni etiche, religiose, sociali, concorrono un'infinità di informazioni e di procedimenti mentali che nell'opera di Sofocle si specchiano, ma in massima parte appartengono ad epoche successive a Sofocle. Da queste mi sforzerò di prescindere, nella trattazione della mia tesi, per indagare sulle informazioni precedenti, che invece contemplano uno scenario culturale maturo e assimilato dalla società del tempo, al quale concorreva anche la conoscenza di opere letterarie e di tradizioni storiche e mitiche per noi perdute. Sarebbe mostruosa, se finalizzata ai risultati, la costruzione di archetipo culturale del grande tragediografo, il quale invece operava, a mio parere, per finalità spettacolari contingenti e proprie di uno specifico sistema sociale e secondo schemi consueti, illuminati beninteso dal suo genio. Un solo esempio: se lo strathgo/n dell'ottavo verso è Pericle, come alcuni commentatori hanno ipotizzato, è evidente il richiamo ad un'attualità nella quale le problematiche sociali proposte possono anche essere vive e reali, ma non pregne di quel valore assoluto e quasi trascendente che noi assegniamo loro. L'Antigone di Sofocle compendia tutte le ragioni per le quali gli esseri umani confliggono fra loro: vecchi/giovani, maschi/femmine, società/individui, vivi/morti, uomini/dei ed anche, secondo me, poveri/ricchi, dove alla ricchezza assimilo ogni posizione di vantaggio economico, sociale, morale; ogni godimento di privilegi da preservare e da difendere; mentre invece definisco ¿povertà¿ la necessità di lottare per la conquista degli stessi privilegi. Antigone e Creonte si scontrano, dunque, riguardo a tutte le costanti principali di conflitto presenti nella condizione umana. Qui, il punto che mi preme sviluppare è l'impressione che presumibilmente può aver ricavato dalla rappresentazione della tragedia un cittadino ateniese che vi assistesse per la prima volta. Cercherò anche, nel corso della mia argomentazione, di raffigurarne una accettabile ricostruzione scenica e proporre quello che, secondo il mio parere, doveva essere lo stato d'animo del ricettore. È chiaro che proprio l'esatta rappresentazione scenica è la chiave di volta per la comprensione dell'opera, quella appunto che ci manca e che noi cerchiamo di ricostruire solo per supposizioni e induzioni. Un esperto di teatro avrebbe certamente conferito a questo lavoro un aspetto più professionale; io ho voluto manifestare l'impressione che la tragedia di Sofocle e la letteratura antica in generale producono su uno studente e su un appassionato: infatti credo che la curiosità per i tanti aspetti della cultura rappresenti in definitiva il più forte degli stimoli allo studio. Una tesi di laurea è, fra l'altro, un'occasione unica per rivisitare tanti percorsi intrapresi o anche solo accennati nei corsi di studio, fruendo dei metodi di ricerca acquisiti e cercando di mettere insieme i disparati volti di quella che oggi si definisce ¿cultura umanistica¿. Questo ho cercato di fare, nei limiti delle mie capacità.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
322219_pdftesiantigone.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.68 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.68 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/115086