La tesi parte da uno studio delle popolazioni che hanno contribuito alla formazione del popolo brasiliano: i portoghesi, gli schiavi neri d'Africa, gli indios e in seguito le altre popolazioni proveniente da diverse regioni del mondo (italiani, tedeschi, giapponesi, ecc.). Nel capitolo successivo viene analizzato il periodo più buio dal punto di vista umano ma più ricco dal punto di vista economico: la dittatura militare. Caratterizzata da violente torture e da un'attenzione particolare all'aspetto economico, che in qualche modo giustificava gli atti di forza del partito al governo; la dittatura governerà il paese per vent'anni. Dopo il periodo di stallo definito nei libri di storia brasiliani come la decade perduta (the lost decades), il lavoro si concentra sugli ultimi decenni della storia economica brasiliana. Ormai, diventato settimana potenza economica mondiale, il Brasile, con i due mandati di Luiz Inacio Lula da Silva, detto ¿Lula¿, e con Dilma Rouseff oggi, ha deciso di lottare contro il suo lato oscuro per eccellenza: la povertà e la scarsità di infrastrutture. Analizzando la crescita economica dei primi anni 2000 e gli sforzi fatti per diminuire la dipendenza dall'estero e migliorare il mercato interno, si intuisce lo scopo di Lula e del suo partito. Con il modello di inclusione e il piano Fome Zero si è cercato di migliorare le condizioni generali della popolazione, che in Brasile contava quasi centomilioni di poveri nel 2005, e ha raggiunto livelli molto superiori rispetto a gli altri paesi del BRICS rientrando nella fascia di paesi con una maggioranza della popolazione di classe media. Dopo una veloce analisi di quello che è oggi la classe media brasiliana, la tesi analizza la stagnazione economica degli ultimi due anni: il modello di sviluppo fino ad ora utilizzato non è più sostenibile a causa della crisi dell'economia cinese ed europea, la crisi argentina, l'apprezzamento del dollaro e l'aumento dell'inflazione. Anche dopo il declassamento di Standard & Poor's, il paese ha dimostrato che può ancora essere un modello alternativo di società rispetto al capitalismo anglosassone. Ha mostrato, tramite i suoi piani di aiuto sociale, di voler diventare un punto di riferimento per i paesi in via di sviluppo e per quelli del terzo mondo. La tesi, nella sua parte finale, analizza se il modello di sviluppo con inclusione del Brasile può essere valido anche per l'uscita dalla crisi, iniziata nel 2008, delle economie degli Stati europei. Dopo una veloce analisi del modello sociale europeo, di cui si comincia a parlare dalla metà degli anni 80, quando le teorie neoliberiste mettono in discussione il mantenimento degli standard di protezione sociale, l'attenzione viene posta sulla strategia decennale di ¿Europa 2020¿ che delinea un percorso da seguire per tutti gli stati dell'UE, non solo per uscire dalla crisi, ma anche per colmare le lacune del nostro modello di sviluppo e creare le condizioni per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. La tesi si conclude su una riflessione su come il modello brasiliano, pur con tutti i suoi limiti, possa essere una strada percorribile anche dagli stati europei per l'uscita dalla crisi in termini di: investimenti sul sociale, investimenti sull'istruzione e inclusione delle categorie sociali meno abbienti.
Il Brasile: modello di sviluppo con inclusione. Una strada possibile per la risoluzione della crisi degli Stati europei?
LA FRANCESCA, FRANCESCO
2014/2015
Abstract
La tesi parte da uno studio delle popolazioni che hanno contribuito alla formazione del popolo brasiliano: i portoghesi, gli schiavi neri d'Africa, gli indios e in seguito le altre popolazioni proveniente da diverse regioni del mondo (italiani, tedeschi, giapponesi, ecc.). Nel capitolo successivo viene analizzato il periodo più buio dal punto di vista umano ma più ricco dal punto di vista economico: la dittatura militare. Caratterizzata da violente torture e da un'attenzione particolare all'aspetto economico, che in qualche modo giustificava gli atti di forza del partito al governo; la dittatura governerà il paese per vent'anni. Dopo il periodo di stallo definito nei libri di storia brasiliani come la decade perduta (the lost decades), il lavoro si concentra sugli ultimi decenni della storia economica brasiliana. Ormai, diventato settimana potenza economica mondiale, il Brasile, con i due mandati di Luiz Inacio Lula da Silva, detto ¿Lula¿, e con Dilma Rouseff oggi, ha deciso di lottare contro il suo lato oscuro per eccellenza: la povertà e la scarsità di infrastrutture. Analizzando la crescita economica dei primi anni 2000 e gli sforzi fatti per diminuire la dipendenza dall'estero e migliorare il mercato interno, si intuisce lo scopo di Lula e del suo partito. Con il modello di inclusione e il piano Fome Zero si è cercato di migliorare le condizioni generali della popolazione, che in Brasile contava quasi centomilioni di poveri nel 2005, e ha raggiunto livelli molto superiori rispetto a gli altri paesi del BRICS rientrando nella fascia di paesi con una maggioranza della popolazione di classe media. Dopo una veloce analisi di quello che è oggi la classe media brasiliana, la tesi analizza la stagnazione economica degli ultimi due anni: il modello di sviluppo fino ad ora utilizzato non è più sostenibile a causa della crisi dell'economia cinese ed europea, la crisi argentina, l'apprezzamento del dollaro e l'aumento dell'inflazione. Anche dopo il declassamento di Standard & Poor's, il paese ha dimostrato che può ancora essere un modello alternativo di società rispetto al capitalismo anglosassone. Ha mostrato, tramite i suoi piani di aiuto sociale, di voler diventare un punto di riferimento per i paesi in via di sviluppo e per quelli del terzo mondo. La tesi, nella sua parte finale, analizza se il modello di sviluppo con inclusione del Brasile può essere valido anche per l'uscita dalla crisi, iniziata nel 2008, delle economie degli Stati europei. Dopo una veloce analisi del modello sociale europeo, di cui si comincia a parlare dalla metà degli anni 80, quando le teorie neoliberiste mettono in discussione il mantenimento degli standard di protezione sociale, l'attenzione viene posta sulla strategia decennale di ¿Europa 2020¿ che delinea un percorso da seguire per tutti gli stati dell'UE, non solo per uscire dalla crisi, ma anche per colmare le lacune del nostro modello di sviluppo e creare le condizioni per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. La tesi si conclude su una riflessione su come il modello brasiliano, pur con tutti i suoi limiti, possa essere una strada percorribile anche dagli stati europei per l'uscita dalla crisi in termini di: investimenti sul sociale, investimenti sull'istruzione e inclusione delle categorie sociali meno abbienti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/11483