La demenza di Alzheimer è una delle malattie degenerative più diffuse nella senescenza e riveste una rilevanza sociale, soprattutto a causa dei suoi costi assistenziali; colpisce la memoria e le funzioni mentali, ma può causare altri problemi come confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale. All'inizio i sintomi possono essere lievi da passare inosservati, col progredire della malattia diventano sempre più evidenti e cominciano a interferire con le attività quotidiane e con le relazioni sociali, diventando a poco a poco così gravi da determinare, col tempo, la completa dipendenza dagli altri. Ad oggi, il trattamento della malattia è di tipo sintomatico: i farmaci a disposizione agiscono sui sintomi, ma non sulle cause della malattia, che continua, sebbene più lentamente, a progredire. Assume un ruolo determinante una diagnosi precoce ed accurata che permette di intervenire tempestivamente sulle cause, rendendo la qualità di vita del malato e dei familiari migliore. La malattia di Alzheimer, nella fase post-diagnostica, rimane un drammatico problema di gestione quotidiana per la famiglia del paziente che è costretta ad assumere su se stessa in maniera pressoché totale il carico estremamente oneroso sul piano fisico e psicologico del malato. La cura e il supporto effettivo della rete sociale possono migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei caregivers. Gli approcci attuali di intervento richiedono di affiancare ai trattamenti tipicamente farmacologici modalità di tipo psicologico quali l'approccio conversazionale e capacitante, la riabilitazione cognitiva, comportamentale, psicosociale, psicoeducazionale e psicoterapeutica. Le terapie psicologiche possono migliorare la funzione cognitiva, ritardando l'istituzionalizzazione e riducendo lo stress psicofisico di chi assiste i malati. Non esistendo, allo stato attuale, terapie realmente efficaci nel trattamento causale della demenza, la ricerca è orientata ad agire a livello preventivo per limitarne l'impatto, agendo sui fattori di rischio e intervenendo sugli stili di vita.

La demenza di Alzheimer: l'intervento psicologico e le prospettive

CACCIABUE, LAURA
2010/2011

Abstract

La demenza di Alzheimer è una delle malattie degenerative più diffuse nella senescenza e riveste una rilevanza sociale, soprattutto a causa dei suoi costi assistenziali; colpisce la memoria e le funzioni mentali, ma può causare altri problemi come confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale. All'inizio i sintomi possono essere lievi da passare inosservati, col progredire della malattia diventano sempre più evidenti e cominciano a interferire con le attività quotidiane e con le relazioni sociali, diventando a poco a poco così gravi da determinare, col tempo, la completa dipendenza dagli altri. Ad oggi, il trattamento della malattia è di tipo sintomatico: i farmaci a disposizione agiscono sui sintomi, ma non sulle cause della malattia, che continua, sebbene più lentamente, a progredire. Assume un ruolo determinante una diagnosi precoce ed accurata che permette di intervenire tempestivamente sulle cause, rendendo la qualità di vita del malato e dei familiari migliore. La malattia di Alzheimer, nella fase post-diagnostica, rimane un drammatico problema di gestione quotidiana per la famiglia del paziente che è costretta ad assumere su se stessa in maniera pressoché totale il carico estremamente oneroso sul piano fisico e psicologico del malato. La cura e il supporto effettivo della rete sociale possono migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei caregivers. Gli approcci attuali di intervento richiedono di affiancare ai trattamenti tipicamente farmacologici modalità di tipo psicologico quali l'approccio conversazionale e capacitante, la riabilitazione cognitiva, comportamentale, psicosociale, psicoeducazionale e psicoterapeutica. Le terapie psicologiche possono migliorare la funzione cognitiva, ritardando l'istituzionalizzazione e riducendo lo stress psicofisico di chi assiste i malati. Non esistendo, allo stato attuale, terapie realmente efficaci nel trattamento causale della demenza, la ricerca è orientata ad agire a livello preventivo per limitarne l'impatto, agendo sui fattori di rischio e intervenendo sugli stili di vita.
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