Fonte di ispirazione di questo lavoro è rappresentata da una metafora, quella ricalcata dal professore di management – ma anche pianista jazz – Barrett nel suo trattato “Disordine armonico”: l'ambiente musicale è comparato ad altri ambiti sociali, del tutto simile a dinamiche di gruppo e di leadership. In particolar modo, il tratto distintivo della mentalità jazz è la forma dell'improvvisazione, che prepara ad accettare il disordine e la confusione come elementi di innovazione e dinamismo; soprattutto nella società odierna, caratterizzata da un alto tasso di complessità e cambiamenti, l'educazione musicale può avere un importante ruolo per abituare coloro che saranno gli adulti di domani a gestire la ricchezza di diversità di cui è composta la loro realtà. La musica, con le sue storie e le sue provenienze, è portavoce di periodi storici e culture che si intersecano; la pratica della musica, esercitando l'individuo alla coordinazione di mente e corpo e dandogli la possibilità di entrare in sintonia coi compagni all'interno di un gruppo di altri musicisti, si fa strumento e percorso di gestione emozionale di sé e del contatto con l'Altro da sé, nel rispetto reciproco dei vari ruoli e dando spazio ad ogni voce e pensiero. Nell'ottica di formare coscienze complete e di sviluppare il cittadino dell'era della complessità, la musica può essere applicata anche a programmi di sensibilizzazione e progresso, con scopo di allontanamento da una posizione di emarginazione, oltreché in percorsi di psicoterapia come accettazione della propria diversità e difficoltà ma allo stesso tempo di riconoscimento della propria profondità unica. I tanti campi ed obiettivi di attuazione dell'Educazione musicale – ancora superficiale e poco presente nel sistema scolastico italiano – si pone quindi come aiuto nella creazione di una visione comune di intenti tra gli individui che compongono un gruppo sociale o di lavoro: fare insieme, armonizzarsi, alternare la propria visibilità, coordinare la propria azione con quella di altri, sono tutte azioni che formano degli individui capaci di orientarsi nei momenti di crisi senza perdere la lucidità mentale, di adattarsi ai cambiamenti rimanendo in equilibrio, di accettare stili diversi di comportamento senza la pretesa che gli altri si omologhino ai propri e di riconoscere spazi e momenti per mettere in campo la propria energia individuale nell'interesse del bene collettivo. In particolare, il mondo del lavoro è scosso da frequenti cambiamenti di rotta e porta la necessità di adeguarsi a nuove direzioni, di fare esperienza in itinere, di reinventarsi, di entrare in sinergia ed essere in grado di rispondere ai tanti interrogativi che si creano; naturalmente gli effetti di sviluppo di competenze in tal senso e di capacità critiche non sono intrinsechi alla musica stessa, ma l'educazione ad essa tramite un approccio pensato a questo fine, può diventare un valido aiuto tra le discipline scolastiche.
Educare alla complessità attraverso la musica. L'apprendimento come processo sociale.
GALLEA, SIMONA
2019/2020
Abstract
Fonte di ispirazione di questo lavoro è rappresentata da una metafora, quella ricalcata dal professore di management – ma anche pianista jazz – Barrett nel suo trattato “Disordine armonico”: l'ambiente musicale è comparato ad altri ambiti sociali, del tutto simile a dinamiche di gruppo e di leadership. In particolar modo, il tratto distintivo della mentalità jazz è la forma dell'improvvisazione, che prepara ad accettare il disordine e la confusione come elementi di innovazione e dinamismo; soprattutto nella società odierna, caratterizzata da un alto tasso di complessità e cambiamenti, l'educazione musicale può avere un importante ruolo per abituare coloro che saranno gli adulti di domani a gestire la ricchezza di diversità di cui è composta la loro realtà. La musica, con le sue storie e le sue provenienze, è portavoce di periodi storici e culture che si intersecano; la pratica della musica, esercitando l'individuo alla coordinazione di mente e corpo e dandogli la possibilità di entrare in sintonia coi compagni all'interno di un gruppo di altri musicisti, si fa strumento e percorso di gestione emozionale di sé e del contatto con l'Altro da sé, nel rispetto reciproco dei vari ruoli e dando spazio ad ogni voce e pensiero. Nell'ottica di formare coscienze complete e di sviluppare il cittadino dell'era della complessità, la musica può essere applicata anche a programmi di sensibilizzazione e progresso, con scopo di allontanamento da una posizione di emarginazione, oltreché in percorsi di psicoterapia come accettazione della propria diversità e difficoltà ma allo stesso tempo di riconoscimento della propria profondità unica. I tanti campi ed obiettivi di attuazione dell'Educazione musicale – ancora superficiale e poco presente nel sistema scolastico italiano – si pone quindi come aiuto nella creazione di una visione comune di intenti tra gli individui che compongono un gruppo sociale o di lavoro: fare insieme, armonizzarsi, alternare la propria visibilità, coordinare la propria azione con quella di altri, sono tutte azioni che formano degli individui capaci di orientarsi nei momenti di crisi senza perdere la lucidità mentale, di adattarsi ai cambiamenti rimanendo in equilibrio, di accettare stili diversi di comportamento senza la pretesa che gli altri si omologhino ai propri e di riconoscere spazi e momenti per mettere in campo la propria energia individuale nell'interesse del bene collettivo. In particolare, il mondo del lavoro è scosso da frequenti cambiamenti di rotta e porta la necessità di adeguarsi a nuove direzioni, di fare esperienza in itinere, di reinventarsi, di entrare in sinergia ed essere in grado di rispondere ai tanti interrogativi che si creano; naturalmente gli effetti di sviluppo di competenze in tal senso e di capacità critiche non sono intrinsechi alla musica stessa, ma l'educazione ad essa tramite un approccio pensato a questo fine, può diventare un valido aiuto tra le discipline scolastiche.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/114298