Il presente lavoro racconta la vita e il percorso di Luciana Nissim Momigliano, una donna sopravvissuta ai campi di concentramento grazie alla propria formazione medica e divenuta, in seguito all'esperienza presso l'Olivetti, una figura di spicco della psicoanalisi italiana, influenzandola notevolmente nel suo evolversi in senso relazionale. Dopo i primi due capitoli introduttivi, l'elaborato è suddiviso in modo tale da rendere conto dell'evolversi del pensiero della Nissim. Se nei primi scritti dell'autrice ritroviamo una forte impostazione kleiniana, con il frequente ricorrere ai concetti di invidia, onnipotenza e narcisismo, successivamente la Nissim fa un'inversione di marcia a 360 gradi, segnando la svolta che la vedrà sempre più attenta a quanto avviene nella mente dell'analista durante l'incontro con il paziente. Quanto viene detto o fatto dal paziente non è più interpretato sotto forma di attacco o resistenza all'analisi, al contrario diventa un modo per indicare la strada all'analista e farlo arrivare là dove il paziente si trova. La Nissim fa proprio il suggerimento di Bion, che invita l'analista a mettersi in gioco e cambiare vertice d'osservazione quando non si riesca a vedere bene dal luogo in cui ci si trova. Fondamentale è non lasciarsi tentare dall'interpretare quanto avviene nel paziente e ricordarsi, invece, di porre l'attenzione su ciò che accade tra paziente e analista. Così anche le associazioni e i sogni del paziente vengono viste come reazioni agli interventi dell'analista e, quindi, strettamente connessi alla relazione analitica nel suo svolgersi nell'hic et nunc. L'analista cerca, dunque, di vedere attraverso gli occhi del paziente e di capire in questo modo cosa significhi per lui essere quello che è; qualora non riesca nell'intento, il paziente stesso cercherà in tutti i modi di raggiungere il suo analista. L'autrice abbandona, quindi, definitivamente il tentativo di svelare e sconfiggere le resistenze del paziente, proponendo di sostituire l'ascolto sospettoso con un ascolto realmente rispettoso non solo del paziente, ma anche delle difese da lui costruite nel corso di tutta una vita. Nel capitolo ¿Evoluzione del pensiero nissimiano¿ sono trattati i fenomeni telepatici e i desideri dell'analista, temi affrontati dall'autrice in una fase più matura del suo percorso. In particolare questi vengono visti come inconsapevoli tentativi del paziente di farsi spazio nella mente dell'analista, ingombra di teorie e desideri relativi l'analisi. Inoltre, viene trattato il tema della supervisione, vista come indispensabile fonte di arricchimento che permette di analizzare in modo più vivido quanto si verifica nel contesto analitico e cogliere eventuali resistenze proprie dell'analista. Nelle conclusioni si riconosce il merito della Nissim di aver reso umile l'ascolto dell'altro, che si esplicita nella consapevolezza che l'interlocutore resterà comunque inconoscibile perché, come dirà in un'intervista, ¿alcune stanze restano chiuse¿ ed è pieno diritto del paziente decidere di lasciarle chiuse. Luciana Nissim Momigliano ha lasciato ai posteri una grande eredità, invitando soprattutto i più giovani e quanti non hanno avuto modo di conoscerla ad avere il coraggio di attrezzarsi di fedeltà, gratitudine e libertà di pensiero in un lavoro che, come quello psicoanalitico, prevede momenti difficili e di profonda incertezza; nella convinzione che, se non ne abbiamo troppa paura, le crisi possono essere anche costruttive e portatrici di vita.
Luciana Nissim Momigliano
SCAFATI, VANESSA
2015/2016
Abstract
Il presente lavoro racconta la vita e il percorso di Luciana Nissim Momigliano, una donna sopravvissuta ai campi di concentramento grazie alla propria formazione medica e divenuta, in seguito all'esperienza presso l'Olivetti, una figura di spicco della psicoanalisi italiana, influenzandola notevolmente nel suo evolversi in senso relazionale. Dopo i primi due capitoli introduttivi, l'elaborato è suddiviso in modo tale da rendere conto dell'evolversi del pensiero della Nissim. Se nei primi scritti dell'autrice ritroviamo una forte impostazione kleiniana, con il frequente ricorrere ai concetti di invidia, onnipotenza e narcisismo, successivamente la Nissim fa un'inversione di marcia a 360 gradi, segnando la svolta che la vedrà sempre più attenta a quanto avviene nella mente dell'analista durante l'incontro con il paziente. Quanto viene detto o fatto dal paziente non è più interpretato sotto forma di attacco o resistenza all'analisi, al contrario diventa un modo per indicare la strada all'analista e farlo arrivare là dove il paziente si trova. La Nissim fa proprio il suggerimento di Bion, che invita l'analista a mettersi in gioco e cambiare vertice d'osservazione quando non si riesca a vedere bene dal luogo in cui ci si trova. Fondamentale è non lasciarsi tentare dall'interpretare quanto avviene nel paziente e ricordarsi, invece, di porre l'attenzione su ciò che accade tra paziente e analista. Così anche le associazioni e i sogni del paziente vengono viste come reazioni agli interventi dell'analista e, quindi, strettamente connessi alla relazione analitica nel suo svolgersi nell'hic et nunc. L'analista cerca, dunque, di vedere attraverso gli occhi del paziente e di capire in questo modo cosa significhi per lui essere quello che è; qualora non riesca nell'intento, il paziente stesso cercherà in tutti i modi di raggiungere il suo analista. L'autrice abbandona, quindi, definitivamente il tentativo di svelare e sconfiggere le resistenze del paziente, proponendo di sostituire l'ascolto sospettoso con un ascolto realmente rispettoso non solo del paziente, ma anche delle difese da lui costruite nel corso di tutta una vita. Nel capitolo ¿Evoluzione del pensiero nissimiano¿ sono trattati i fenomeni telepatici e i desideri dell'analista, temi affrontati dall'autrice in una fase più matura del suo percorso. In particolare questi vengono visti come inconsapevoli tentativi del paziente di farsi spazio nella mente dell'analista, ingombra di teorie e desideri relativi l'analisi. Inoltre, viene trattato il tema della supervisione, vista come indispensabile fonte di arricchimento che permette di analizzare in modo più vivido quanto si verifica nel contesto analitico e cogliere eventuali resistenze proprie dell'analista. Nelle conclusioni si riconosce il merito della Nissim di aver reso umile l'ascolto dell'altro, che si esplicita nella consapevolezza che l'interlocutore resterà comunque inconoscibile perché, come dirà in un'intervista, ¿alcune stanze restano chiuse¿ ed è pieno diritto del paziente decidere di lasciarle chiuse. Luciana Nissim Momigliano ha lasciato ai posteri una grande eredità, invitando soprattutto i più giovani e quanti non hanno avuto modo di conoscerla ad avere il coraggio di attrezzarsi di fedeltà, gratitudine e libertà di pensiero in un lavoro che, come quello psicoanalitico, prevede momenti difficili e di profonda incertezza; nella convinzione che, se non ne abbiamo troppa paura, le crisi possono essere anche costruttive e portatrici di vita.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/114134