In questo lavoro mi sono proposta di analizzare come Zadie Smith, nei suoi romanzi, abbia affrontato la questione della ricerca dell'identità. L'autrice di origini anglo-giamaicane ha iniziato con White Teeth, il suo primo romanzo, a indagare il tema postcoloniale dello sradicamento dell'immigrato, sospeso tra due culture e in conflitto con entrambe, estraneo al suo paese d'origine come alla sua nuova patria. Il passato è qui una presenza ingombrante e imprescindibile, che invade il presente impedendo ai personaggi di costruirsi un'identità nuova ed uniforme. I personaggi cercano invano di trovare una collocazione definitiva rifugiandosi negli estremismi. Il dialogo tra le varie epoche e tra i diversi continenti è reso attraverso espedienti narrativi e stilistici che rimandano al Salman Rushdie di Midnight's Children, al quale Smith sembra inoltre attingere per la concezione d'identità come composto fluido e caotico di forze contraddittorie. In The Autograph Man Zadie Smith si discosta dalle tematiche postcoloniali, spostando la problematica dell'identificazione su un piano più prettamente psicologico. La moderna cultura dei media diventa fonte di immagini consolatorie assunte come nuovi oggetti di culto. La standardizzazione delle emozioni e dello stile di vita (tematica forse ripresa da Underworld di Don DeLillo) sembra una facile scappatoia dal problema dell'identità. Tuttavia, i feticci mediatici non riescono del tutto a soffocare il rimosso dei personaggi, continuamente affiorante loro malgrado. A livello stilistico si assiste a una sorta di ritorno all'ordine, un seguire in modo originale lo schema del romanzo di formazione, con riferimenti a The Catcher in the Rye di Salinger. L'evoluzione stilistica dell'autrice continua con On Beauty, omaggio a Howards End di E. M. Forster. Dell'autore americano Smith riscopre il legame tra etica e narrazione, lo stilema tradizionale del raccontare attraverso le famiglie, i luoghi e gli oggetti, e l'avversione per ogni estremismo ideologico. Del resto Zadie Smith si era già schierata dalla parte del romanzo tradizionale nella critica a Reality Hunger di David Shields. On Beauty è inoltre una critica ai fondamentalismi ideologici, ridicolizzati come facili scappatoie per la costruzione di identità instabili, e come fonte di pregiudizi che impediscono di vedere la bellezza del mondo. In conclusione, Zadie Smith, nei suoi romanzi come nei suoi saggi (in parte raccolti nel volume Changing My Mind), reinventa l'incoerenza come valore da difendere nel suo opporsi agli estremismi. In questo modo il romanzo assurge al gradino più alto della letteratura proprio per il suo essere una forma contaminata, irregolare, per il suo fare domande senza imporre risposte conclusive. L'incoerenza che i suoi personaggi portano con sé e che cercano in tutti i modi di sopprimere è invece una ricchezza, insita in ogni individuo, che va valorizzata come perfetto antidoto al fondamentalismo ideologico che sembra essere l'origine di ogni male contemporaneo. La consapevolezza della multivalenza del reale, dell'inesistenza della purezza, diventa l'arma migliore contro gli estremismi che sono alla base dell'odio tra gli uomini.

La ricerca dell'identità nei romanzi di Zadie Smith

TURBIGLIO, GIULIA
2010/2011

Abstract

In questo lavoro mi sono proposta di analizzare come Zadie Smith, nei suoi romanzi, abbia affrontato la questione della ricerca dell'identità. L'autrice di origini anglo-giamaicane ha iniziato con White Teeth, il suo primo romanzo, a indagare il tema postcoloniale dello sradicamento dell'immigrato, sospeso tra due culture e in conflitto con entrambe, estraneo al suo paese d'origine come alla sua nuova patria. Il passato è qui una presenza ingombrante e imprescindibile, che invade il presente impedendo ai personaggi di costruirsi un'identità nuova ed uniforme. I personaggi cercano invano di trovare una collocazione definitiva rifugiandosi negli estremismi. Il dialogo tra le varie epoche e tra i diversi continenti è reso attraverso espedienti narrativi e stilistici che rimandano al Salman Rushdie di Midnight's Children, al quale Smith sembra inoltre attingere per la concezione d'identità come composto fluido e caotico di forze contraddittorie. In The Autograph Man Zadie Smith si discosta dalle tematiche postcoloniali, spostando la problematica dell'identificazione su un piano più prettamente psicologico. La moderna cultura dei media diventa fonte di immagini consolatorie assunte come nuovi oggetti di culto. La standardizzazione delle emozioni e dello stile di vita (tematica forse ripresa da Underworld di Don DeLillo) sembra una facile scappatoia dal problema dell'identità. Tuttavia, i feticci mediatici non riescono del tutto a soffocare il rimosso dei personaggi, continuamente affiorante loro malgrado. A livello stilistico si assiste a una sorta di ritorno all'ordine, un seguire in modo originale lo schema del romanzo di formazione, con riferimenti a The Catcher in the Rye di Salinger. L'evoluzione stilistica dell'autrice continua con On Beauty, omaggio a Howards End di E. M. Forster. Dell'autore americano Smith riscopre il legame tra etica e narrazione, lo stilema tradizionale del raccontare attraverso le famiglie, i luoghi e gli oggetti, e l'avversione per ogni estremismo ideologico. Del resto Zadie Smith si era già schierata dalla parte del romanzo tradizionale nella critica a Reality Hunger di David Shields. On Beauty è inoltre una critica ai fondamentalismi ideologici, ridicolizzati come facili scappatoie per la costruzione di identità instabili, e come fonte di pregiudizi che impediscono di vedere la bellezza del mondo. In conclusione, Zadie Smith, nei suoi romanzi come nei suoi saggi (in parte raccolti nel volume Changing My Mind), reinventa l'incoerenza come valore da difendere nel suo opporsi agli estremismi. In questo modo il romanzo assurge al gradino più alto della letteratura proprio per il suo essere una forma contaminata, irregolare, per il suo fare domande senza imporre risposte conclusive. L'incoerenza che i suoi personaggi portano con sé e che cercano in tutti i modi di sopprimere è invece una ricchezza, insita in ogni individuo, che va valorizzata come perfetto antidoto al fondamentalismo ideologico che sembra essere l'origine di ogni male contemporaneo. La consapevolezza della multivalenza del reale, dell'inesistenza della purezza, diventa l'arma migliore contro gli estremismi che sono alla base dell'odio tra gli uomini.
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