Carlo Emilio Gadda fu senza dubbio uno degli autori più originali del suo tempo, ed ebbe con il reale e con la sua rappresentazione un rapporto quanto mai complesso; e particolarmente difficile e ambiguo fu il suo rapporto con le donne, come testimoniato ad esempio da una grande quantità di aneddoti nell'opera biografica di Cattaneo, "Il gran lombardo", ma anche, più immediatamente, dalle sue opere. Questa tesi si apre con un capitolo dedicato alla poetica gaddiana, in cui si tenta di operare una sintesi tra le prospettive che vari autori hanno aperto su di essa nel corso del tempo, a partite da differenti aree tematiche: molteplicità, profondità, ¿pasticcio¿, con i contributi di Roscioni, Calvino, Bertoni. Tale excursus mi è sembrato un prologo inevitabile alla fondamentale questione su cui ruota la tesi: in che modo Gadda concepì e portò a compimento la rappresentazione del femminile nelle sue opere? La domanda viene posta apertamente in un passo del "Racconto italiano di ignoto del novecento", in una delle ¿note costruttive¿ che compongono, accanto ai frammenti narrativi veri e propri, quest'opera incompiuta risalente agli inizi della carriera letteraria di Gadda; sul piano teorico la domanda rimane inevasa, pertanto gli spunti di riflessione vanno cercati nei testi. Bertoni, nel passare in rassegna i personaggi femminili più importanti della narrativa gaddiana, opera una tipizzazione piuttosto rigida, basata sui due poli opposti delle ¿vergini¿ e delle ¿madri¿ che danno il titolo al suo capitolo, tra i quali si ripartiscono tutte le protagoniste femminili prese in esame ¿ eccetto forse Ines nel Pasticciaccio. Nel secondo capitolo di questa tesi si è compiuta un'operazione sul modello di quella di Bertoni, dando però maggiore peso alla voce di quegli autori che hanno affrontato l'opera di Gadda secondo una modalità interpretativa di tipo psicanalitico (Amigoni, Gioanola, De Benedictis), e approfondendo l'analisi in merito a quei personaggi che paiono sfuggire alle due opposte categorie, tenendo conto delle situazioni in cui l'opposizione tra ¿vergini¿ e ¿madri¿ si fa paradossale, o in cui sembrano affiorare nuovi ¿tipi¿, o nuove relazioni tra i tipi precedentemente individuati. Così è concepita la galleria di ¿ritratti¿, in cui si ripercorre cronologicamente l'opera di Gadda, dalle prime pubblicazioni al "Pasticciaccio", dai brevi racconti di "Accoppiamenti giudiziosi" a "La cognizione del dolore" e "L'Adalgisa". Infine, nell'ultimo capitolo si esamina il modo in cui Gadda vide e rappresentò i rapporti tra le donne e ¿gli altri¿: da un lato, l'¿impriapito¿ Mussolini nell'iroso pamphlet "Eros e Priapo"; dall'altro, il poeta verso il quale l'ingegnere provò la maggiore avversione, Ugo Foscolo, sbeffeggiato nel breve ¿dialogo a tre voci¿ "Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo". Queste sono forse le due opere che maggiormente valgono a creare l'immagine di un Gadda misogino, con le continue e violentissime invettive contro le donne fasciste e il ridicolo gettato sull'ottusa Donna Clorinda, che assiste al dialogo su Foscolo. Si tratta in realtà di due scritti nei quali prevale l'aspetto più amaro del modo che Gadda ebbe di accostarsi al reale: tale sentimento è radicato nella nevrosi, nel complesso di inibizioni e fobie che Gadda ereditò dalla sua difficile adolescenza, e che per tutta la vita non lo abbandonò.

C. E. Gadda e le donne: studio su una misoginia presunta

MAGNANO, LUCA DANIELE
2010/2011

Abstract

Carlo Emilio Gadda fu senza dubbio uno degli autori più originali del suo tempo, ed ebbe con il reale e con la sua rappresentazione un rapporto quanto mai complesso; e particolarmente difficile e ambiguo fu il suo rapporto con le donne, come testimoniato ad esempio da una grande quantità di aneddoti nell'opera biografica di Cattaneo, "Il gran lombardo", ma anche, più immediatamente, dalle sue opere. Questa tesi si apre con un capitolo dedicato alla poetica gaddiana, in cui si tenta di operare una sintesi tra le prospettive che vari autori hanno aperto su di essa nel corso del tempo, a partite da differenti aree tematiche: molteplicità, profondità, ¿pasticcio¿, con i contributi di Roscioni, Calvino, Bertoni. Tale excursus mi è sembrato un prologo inevitabile alla fondamentale questione su cui ruota la tesi: in che modo Gadda concepì e portò a compimento la rappresentazione del femminile nelle sue opere? La domanda viene posta apertamente in un passo del "Racconto italiano di ignoto del novecento", in una delle ¿note costruttive¿ che compongono, accanto ai frammenti narrativi veri e propri, quest'opera incompiuta risalente agli inizi della carriera letteraria di Gadda; sul piano teorico la domanda rimane inevasa, pertanto gli spunti di riflessione vanno cercati nei testi. Bertoni, nel passare in rassegna i personaggi femminili più importanti della narrativa gaddiana, opera una tipizzazione piuttosto rigida, basata sui due poli opposti delle ¿vergini¿ e delle ¿madri¿ che danno il titolo al suo capitolo, tra i quali si ripartiscono tutte le protagoniste femminili prese in esame ¿ eccetto forse Ines nel Pasticciaccio. Nel secondo capitolo di questa tesi si è compiuta un'operazione sul modello di quella di Bertoni, dando però maggiore peso alla voce di quegli autori che hanno affrontato l'opera di Gadda secondo una modalità interpretativa di tipo psicanalitico (Amigoni, Gioanola, De Benedictis), e approfondendo l'analisi in merito a quei personaggi che paiono sfuggire alle due opposte categorie, tenendo conto delle situazioni in cui l'opposizione tra ¿vergini¿ e ¿madri¿ si fa paradossale, o in cui sembrano affiorare nuovi ¿tipi¿, o nuove relazioni tra i tipi precedentemente individuati. Così è concepita la galleria di ¿ritratti¿, in cui si ripercorre cronologicamente l'opera di Gadda, dalle prime pubblicazioni al "Pasticciaccio", dai brevi racconti di "Accoppiamenti giudiziosi" a "La cognizione del dolore" e "L'Adalgisa". Infine, nell'ultimo capitolo si esamina il modo in cui Gadda vide e rappresentò i rapporti tra le donne e ¿gli altri¿: da un lato, l'¿impriapito¿ Mussolini nell'iroso pamphlet "Eros e Priapo"; dall'altro, il poeta verso il quale l'ingegnere provò la maggiore avversione, Ugo Foscolo, sbeffeggiato nel breve ¿dialogo a tre voci¿ "Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo". Queste sono forse le due opere che maggiormente valgono a creare l'immagine di un Gadda misogino, con le continue e violentissime invettive contro le donne fasciste e il ridicolo gettato sull'ottusa Donna Clorinda, che assiste al dialogo su Foscolo. Si tratta in realtà di due scritti nei quali prevale l'aspetto più amaro del modo che Gadda ebbe di accostarsi al reale: tale sentimento è radicato nella nevrosi, nel complesso di inibizioni e fobie che Gadda ereditò dalla sua difficile adolescenza, e che per tutta la vita non lo abbandonò.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/113747