Il presente lavoro si è incentrato sullo studio della tavola dipinta raffigurante un Profeta stante, appartenente alle collezioni del Museo Civico d'Arte Antica e Palazzo Madama di Torino, per comprenderne più a fondo le caratteristiche tecniche e stilistiche. L'opera fu acquisita dal Museo alla fine degli anni Trenta del Novecento ed esposta nelle sale di Palazzo Madama fino al 1988; essa è stata attribuita finora all'ambito del pittore Jean Bapteur ed in letteratura non sono presenti studi approfonditi al riguardo. Il lavoro si è sviluppato su due fronti: da una parte le ricerche bibliografiche e d'archivio, che hanno permesso di rinvenire la documentazione di due restauri novecenteschi, dall'altra lo studio dell'opera, strettamente coadiuvato dai risultati emersi dalle indagini svolte dai Laboratori di Imaging e dai Laboratori scientifici del Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale, presso cui l'opera è ospitata. Dalla lettura del cartiglio retto dal personaggio, peraltro lacunoso, si è potuto affermare che il personaggio raffigurato è il Profeta Salomone; la scena, nonostante elementi più arcaici come le mani del Profeta, è complessivamente di gusto quattrocentsco, arricchita da elementi che richiamano influenze di ambito mediterraneo. Ad una prima analisi, ciò che ha destato curiosità è il diverso grado di raffinatezza esecutiva che si nota tra la figurazione ed il supporto, costruito con tavole sottili, ricco di nodi, dotato sul retro di traverse oblique, giudicate originali, e di un bordo verticale con un taglio non perpendicolare. Ciò ha stimolato varie ipotesi circa la funzione dell'opera, basate sia su confronti stilistici sia su dati tecnici constatati sull'opera. Per lo studio della tecnica esecutiva sono state fondamentali le indagini multispettrali (in particolare la radiografia digitale e l'IR falso colore), l'XFR, la colorimetria e l'osservazione mediante videomicroscopia portatile. Se i pigmenti individuati, come biacca, azzurrite, cinabro, e l'impiego di cavicchi metallici per l'assemblaggio delle tavole sono in linea con l'ipotesi di una produzione quattrocentesca del manufatto, a mettere in discussione tale periodo di realizzazione sono dei segni di lavorazione meccanizzata del legno, presenti sul retro e sul fronte, in aree lacunose degli strati preparatori e pittorici. Questi si presentano come linee parallele ed equidistanti, che lasciano supporre l'impiego di una sega a nastro o all'impronta di un rullo di trascinamento, simile a quello delle moderne pialle a spessore: in considerazione della diffusione esclusivamente ottocentesca di tali macchinari, appare quindi più che lecito avanzare l'ipotesi di una realizzazione molto posteriore al XV secolo Le analisi multispettrali e scientifiche hanno permesso un approfondito studio dello stato di conservazione ed un'analisi dettagliata delle tipologie di cretto presenti nello strato pittorico; inoltre la presenza della documentazione fotografica relativa all'ultimo intervento (1977) ha permesso di fare alcune considerazioni sulle scelte di metodo e sui materiali impiegati in quella circostanza. In appendice sono presentate le indagini non invasive (multispettrali e scientifiche) eseguite sull'opera ed i grafici riguardanti la tecnica esecutiva, i restauri precedenti e lo stato di conservazione del Salomone.

Una singolare tavola dipinta raffigurante un Profeta stante: esegesi storico-artistica e tecnica e indagini scientifiche finalizzate alla definizione dell'ambito di realizzazione

GHIO, ELENA
2009/2010

Abstract

Il presente lavoro si è incentrato sullo studio della tavola dipinta raffigurante un Profeta stante, appartenente alle collezioni del Museo Civico d'Arte Antica e Palazzo Madama di Torino, per comprenderne più a fondo le caratteristiche tecniche e stilistiche. L'opera fu acquisita dal Museo alla fine degli anni Trenta del Novecento ed esposta nelle sale di Palazzo Madama fino al 1988; essa è stata attribuita finora all'ambito del pittore Jean Bapteur ed in letteratura non sono presenti studi approfonditi al riguardo. Il lavoro si è sviluppato su due fronti: da una parte le ricerche bibliografiche e d'archivio, che hanno permesso di rinvenire la documentazione di due restauri novecenteschi, dall'altra lo studio dell'opera, strettamente coadiuvato dai risultati emersi dalle indagini svolte dai Laboratori di Imaging e dai Laboratori scientifici del Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale, presso cui l'opera è ospitata. Dalla lettura del cartiglio retto dal personaggio, peraltro lacunoso, si è potuto affermare che il personaggio raffigurato è il Profeta Salomone; la scena, nonostante elementi più arcaici come le mani del Profeta, è complessivamente di gusto quattrocentsco, arricchita da elementi che richiamano influenze di ambito mediterraneo. Ad una prima analisi, ciò che ha destato curiosità è il diverso grado di raffinatezza esecutiva che si nota tra la figurazione ed il supporto, costruito con tavole sottili, ricco di nodi, dotato sul retro di traverse oblique, giudicate originali, e di un bordo verticale con un taglio non perpendicolare. Ciò ha stimolato varie ipotesi circa la funzione dell'opera, basate sia su confronti stilistici sia su dati tecnici constatati sull'opera. Per lo studio della tecnica esecutiva sono state fondamentali le indagini multispettrali (in particolare la radiografia digitale e l'IR falso colore), l'XFR, la colorimetria e l'osservazione mediante videomicroscopia portatile. Se i pigmenti individuati, come biacca, azzurrite, cinabro, e l'impiego di cavicchi metallici per l'assemblaggio delle tavole sono in linea con l'ipotesi di una produzione quattrocentesca del manufatto, a mettere in discussione tale periodo di realizzazione sono dei segni di lavorazione meccanizzata del legno, presenti sul retro e sul fronte, in aree lacunose degli strati preparatori e pittorici. Questi si presentano come linee parallele ed equidistanti, che lasciano supporre l'impiego di una sega a nastro o all'impronta di un rullo di trascinamento, simile a quello delle moderne pialle a spessore: in considerazione della diffusione esclusivamente ottocentesca di tali macchinari, appare quindi più che lecito avanzare l'ipotesi di una realizzazione molto posteriore al XV secolo Le analisi multispettrali e scientifiche hanno permesso un approfondito studio dello stato di conservazione ed un'analisi dettagliata delle tipologie di cretto presenti nello strato pittorico; inoltre la presenza della documentazione fotografica relativa all'ultimo intervento (1977) ha permesso di fare alcune considerazioni sulle scelte di metodo e sui materiali impiegati in quella circostanza. In appendice sono presentate le indagini non invasive (multispettrali e scientifiche) eseguite sull'opera ed i grafici riguardanti la tecnica esecutiva, i restauri precedenti e lo stato di conservazione del Salomone.
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