Questa tesi si concentra sull’analisi della Proposta di Direttiva europea volta a migliorare le condizioni di lavoro delle persone che operano mediante piattaforme digitali, adottata dal Parlamento europeo l’8 marzo 2024 e discussa sin dal 2021. Gli obiettivi principali della Direttiva europea sono: garantire la corretta qualificazione contrattuale dei lavoratori delle piattaforme digitali tramite l’utilizzo della presunzione legale di subordinazione, assicurare una maggiore trasparenza nella gestione algoritmica delle decisioni, obbligando la piattaforma a ricorrere al controllo umano nei casi di licenziamento o sospensione, e prevedere strumenti di ricorso per i lavoratori qualora l’azienda non dovesse rispettare le disposizioni europee prescritte. La Direttiva nasce dall’esigenza impellente di chiarire lo status occupazionale dei lavoratori delle piattaforme digitali, cioè decidere se applicare loro le regole del lavoro autonomo o subordinato. Il percorso europeo volto al raggiungimento di normative in grado di soddisfare le esigenze di tutti gli stati membri è stato piuttosto complesso e oggetto di dibattito. Inizialmente, il lavoratore di piattaforma poteva essere considerato subordinato, e di conseguenza, godere dei relativi diritti, solo se fossero stati sodisfatti almeno due dei cinque indicatori stabiliti nella Proposta di direttiva. Successivamente, sono stati aggiunti altri due criteri presuntivi, ma anche questa soluzione è stata criticata poiché considerata eccessivamente complessa e prolissa. Attualmente, invece, la Direttiva prevede l’utilizzo della presunzione legale di subordinazione qualora si riscontrino elementi che indichino un potere di controllo o direzione, nel rispetto del diritto nazionale, dei contratti collettivi e delle prassi in vigore negli Stati membri. In Italia, un contribuito significativo per la definizione di un quadro giuridico appropriato è stato fornito dalle sentenze dei Tribunali di Palermo, Torino e Milano che hanno svolto un ruolo chiave nella qualificazione contrattuale di alcuni ciclofattorini. In particolare, le rivendicazioni e i successi ottenuti dai riders sono serviti ad accrescere la consapevolezza sociale e a stimolare il dibattito sul miglioramento della loro condizione lavorativa. Ad esempio, le mobilitazioni dei Riders Union Bologna hanno portato alla redazione della Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano, la quale stabilisce il diritto ad un compenso equo non inferiore ai minimi tabellari, e a indennità maggiorate per le prestazioni svolte in condizioni metereologiche sfavorevoli. Oltre al contesto italiano, la presente tesi riflette sull’esperienza della Spagna, il primo Stato europeo a riconoscere la subordinazione dei lavoratori delle piattaforme digitali e ad assicurare loro una protezione adeguata. La tesi esplora inoltre, le competenze che permettono all’Unione europea di intervenire in materia di lavoro e le precedenti Direttive UE che hanno contribuito all’acquisizione di importanti tutele per i lavoratori, soprattutto per ciò che concerne la corretta informazione, la privacy, la salute e la sicurezza. Infine, grazie ad alcune indagini condotte a livello europeo, viene delineato il profilo, le caratteristiche e l’origine di questa nuova categoria di lavoratori digitali, nonché la classificazione delle piattaforme digitali.

La nuova Direttiva europea a tutela dei lavoratori delle piattaforme digitali

GIANCOLA, MARIA CHIARA
2023/2024

Abstract

Questa tesi si concentra sull’analisi della Proposta di Direttiva europea volta a migliorare le condizioni di lavoro delle persone che operano mediante piattaforme digitali, adottata dal Parlamento europeo l’8 marzo 2024 e discussa sin dal 2021. Gli obiettivi principali della Direttiva europea sono: garantire la corretta qualificazione contrattuale dei lavoratori delle piattaforme digitali tramite l’utilizzo della presunzione legale di subordinazione, assicurare una maggiore trasparenza nella gestione algoritmica delle decisioni, obbligando la piattaforma a ricorrere al controllo umano nei casi di licenziamento o sospensione, e prevedere strumenti di ricorso per i lavoratori qualora l’azienda non dovesse rispettare le disposizioni europee prescritte. La Direttiva nasce dall’esigenza impellente di chiarire lo status occupazionale dei lavoratori delle piattaforme digitali, cioè decidere se applicare loro le regole del lavoro autonomo o subordinato. Il percorso europeo volto al raggiungimento di normative in grado di soddisfare le esigenze di tutti gli stati membri è stato piuttosto complesso e oggetto di dibattito. Inizialmente, il lavoratore di piattaforma poteva essere considerato subordinato, e di conseguenza, godere dei relativi diritti, solo se fossero stati sodisfatti almeno due dei cinque indicatori stabiliti nella Proposta di direttiva. Successivamente, sono stati aggiunti altri due criteri presuntivi, ma anche questa soluzione è stata criticata poiché considerata eccessivamente complessa e prolissa. Attualmente, invece, la Direttiva prevede l’utilizzo della presunzione legale di subordinazione qualora si riscontrino elementi che indichino un potere di controllo o direzione, nel rispetto del diritto nazionale, dei contratti collettivi e delle prassi in vigore negli Stati membri. In Italia, un contribuito significativo per la definizione di un quadro giuridico appropriato è stato fornito dalle sentenze dei Tribunali di Palermo, Torino e Milano che hanno svolto un ruolo chiave nella qualificazione contrattuale di alcuni ciclofattorini. In particolare, le rivendicazioni e i successi ottenuti dai riders sono serviti ad accrescere la consapevolezza sociale e a stimolare il dibattito sul miglioramento della loro condizione lavorativa. Ad esempio, le mobilitazioni dei Riders Union Bologna hanno portato alla redazione della Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano, la quale stabilisce il diritto ad un compenso equo non inferiore ai minimi tabellari, e a indennità maggiorate per le prestazioni svolte in condizioni metereologiche sfavorevoli. Oltre al contesto italiano, la presente tesi riflette sull’esperienza della Spagna, il primo Stato europeo a riconoscere la subordinazione dei lavoratori delle piattaforme digitali e ad assicurare loro una protezione adeguata. La tesi esplora inoltre, le competenze che permettono all’Unione europea di intervenire in materia di lavoro e le precedenti Direttive UE che hanno contribuito all’acquisizione di importanti tutele per i lavoratori, soprattutto per ciò che concerne la corretta informazione, la privacy, la salute e la sicurezza. Infine, grazie ad alcune indagini condotte a livello europeo, viene delineato il profilo, le caratteristiche e l’origine di questa nuova categoria di lavoratori digitali, nonché la classificazione delle piattaforme digitali.
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