¿E non ti ho mai considerata roba mia, io ho le mie favole e tu una storia tua.¿ Così scriveva Roberto Vecchioni, noto cantante e professore di licei di Milano, insegnante, inoltre nella Facoltà di Scienze della Comunicazione a Torino. E l'avrebbe potuto scrivere anche Charles Dodgson, ma non Lewis Carroll. Vero è che Lewis Carroll è il nome de plume di Dodgson, ma è altresì vero che si ha a che fare con due personalità che si sono abbastanza divise sia quando lo scrittore era in vita, che post mortem. Abbiamo a che fare, infatti, da un lato con la persona e dall'altro con il mito. Corpo di leone e testa d'aquila, i canoni vittoriani hanno preso una storia di vita e l'hanno rimaneggiata affinchè fosse condivisibile dai loro valori. Un'accusa di pedofilia piuttosto che ammettere una sessualità matura. Freudiani e apologeti su questa storia si danno battaglia. Carroll era un uomo eclettico: scrittore, fotografo, matematico. Lui probabilmente amava un certo tipo di vita, in cui la castità non era d'obbligo. Questo contrastava con la volontà della società, della sua famiglia, soprattutto di suo padre. Questo ha finito per contrastare con lui. Quindi, sei anni bui di documentata depressione e di grande produzione artistica. Di conflitto mentale e spirituale. Ma questo le biografie, fedeli alla regina Vittoria, non lo potevano dire, e ancora adesso non si può distruggere un mito. Quindi ci impongono di fare silenzio e di accettare di celebrare un capolavoro di un artista presumibilmente pedofilo, ma con il cuore puro, amante delle donne, ma vergine, timido e introverso al limite del patologico, ma con alle spalle una grande carriera e molte amicizie. Non ci sentiamo leggermente ipocriti a non voler indagare il mito, andare oltre il mito stesso? Non vogliamo far chiarezza? O crediamo, come la regina di cuori, che le rose siano davvero rosse, senza pensare che in realtà le carte animate le hanno dipinte? Una per una. Una per una. E così, una per una, sono state costruite le nostre certezze, su una menzogna che una ¿regina¿ non si è presa la briga di svelare. E se Alice non fosse tutto sogno? O fosse sogno, ma non tutto contenuto manifesto? Evitiamo di coccolarci anche noi la piccola; facciamola scendere dalle ginocchia, accantoniamo questa visione tenera e celestiale e cerchiamo di calarci nella realtà, nella vita assolutamente non facile di Charles Dodgson. Una vita che non è stata rosa e fiori, bambini e amore innocente, talento e assenza di problemi. Diciamo addio a castità e purezza. Quindi entriamo nel mondo reale e non più nel mito.
Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio. Charles Dodgson "sottoterra" e attraverso l'emicrania con aura.
PERACCHIO, STEFANIA
2010/2011
Abstract
¿E non ti ho mai considerata roba mia, io ho le mie favole e tu una storia tua.¿ Così scriveva Roberto Vecchioni, noto cantante e professore di licei di Milano, insegnante, inoltre nella Facoltà di Scienze della Comunicazione a Torino. E l'avrebbe potuto scrivere anche Charles Dodgson, ma non Lewis Carroll. Vero è che Lewis Carroll è il nome de plume di Dodgson, ma è altresì vero che si ha a che fare con due personalità che si sono abbastanza divise sia quando lo scrittore era in vita, che post mortem. Abbiamo a che fare, infatti, da un lato con la persona e dall'altro con il mito. Corpo di leone e testa d'aquila, i canoni vittoriani hanno preso una storia di vita e l'hanno rimaneggiata affinchè fosse condivisibile dai loro valori. Un'accusa di pedofilia piuttosto che ammettere una sessualità matura. Freudiani e apologeti su questa storia si danno battaglia. Carroll era un uomo eclettico: scrittore, fotografo, matematico. Lui probabilmente amava un certo tipo di vita, in cui la castità non era d'obbligo. Questo contrastava con la volontà della società, della sua famiglia, soprattutto di suo padre. Questo ha finito per contrastare con lui. Quindi, sei anni bui di documentata depressione e di grande produzione artistica. Di conflitto mentale e spirituale. Ma questo le biografie, fedeli alla regina Vittoria, non lo potevano dire, e ancora adesso non si può distruggere un mito. Quindi ci impongono di fare silenzio e di accettare di celebrare un capolavoro di un artista presumibilmente pedofilo, ma con il cuore puro, amante delle donne, ma vergine, timido e introverso al limite del patologico, ma con alle spalle una grande carriera e molte amicizie. Non ci sentiamo leggermente ipocriti a non voler indagare il mito, andare oltre il mito stesso? Non vogliamo far chiarezza? O crediamo, come la regina di cuori, che le rose siano davvero rosse, senza pensare che in realtà le carte animate le hanno dipinte? Una per una. Una per una. E così, una per una, sono state costruite le nostre certezze, su una menzogna che una ¿regina¿ non si è presa la briga di svelare. E se Alice non fosse tutto sogno? O fosse sogno, ma non tutto contenuto manifesto? Evitiamo di coccolarci anche noi la piccola; facciamola scendere dalle ginocchia, accantoniamo questa visione tenera e celestiale e cerchiamo di calarci nella realtà, nella vita assolutamente non facile di Charles Dodgson. Una vita che non è stata rosa e fiori, bambini e amore innocente, talento e assenza di problemi. Diciamo addio a castità e purezza. Quindi entriamo nel mondo reale e non più nel mito.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/113570