Nel primo capitolo si dà un inquadramento territoriale e vengono analizzati i toponimi storici da cui sono derivati i nomi attuali dei comuni e delle frazioni presenti nell'area territoriale in esame. Analizzando Caprie si vaglia l'ipotesi che colloca tra Caprie e Novaretto l'oppida di Ocelum. Con la parte riguardante Celle si accenna al rapporto con S. Michele della Chiusa studiato in modo approfondito nel terzo capitolo. Vengono fatti accenni ai temi trattati nei capitoli due e quattro. Nel capitolo secondo viene detto come sia certa l'attribuzione di questo castello all'abbazia di S. Giusto che aveva ampi possedimenti nei territori di Caprie, Condove e Mocchie. Si analizza la tradizione storiografica che ha portato ad attribuire la costruzione o almeno il possesso del castello di Caprie ad Amedeo VI detto ¿il Conte Verde¿; si esamina sia la tradizione creata nel XVII-XVIII secolo sia la rilettura che gli eruditi dell'Ottocento e del Novecento danno della figura di Amedeo VI che ha avuto nel tempo fortune alterne. Si Sottolineano le spinte date dalla dinastia sabauda per lo sviluppo di questa tradizione con scopi: sia di promozione dinastica sia di interessi politici. Nel terzo capitolo si analizza il rapporto speciale esistente tra l'abbazia di S. Michele e il luogo di Celle analizzando l'inserimento di Giovanni Confessore, eremita del Caprasio, all'interno del racconto della fondazione dell'abbazia. Si è poi ragionato sul cambiamento di questo rapporto nei secoli e sull'uso che venne fatto del culto, strettamente locale, legato a san Giovanni le cui spoglie vennero spostate da Celle a Sant'Ambrogio per cercare di avvicinare maggiormente una corrente di pellegrinaggio preziosa in un momento di crisi economica quale era il XIII secolo. Il Quarto capitolo tratta delle chiuse: strutture difensive distribuite lungo tutto l'arco alpino, che sono spesso identificate con la sola chiusa valsusina l'unica che abbia avuto una qualche fortuna storiografica. Questa è determinata soprattutto dall'Adelchi manzoniano che contribuisce in modo determinante alla diffusione del racconto riguardante la battaglia avvenuta presso di esse. Si è indagato su quale sia la reale composizione materiale delle chiuse: erano strutture di un confine non ermeticamente chiuso ma labile e continuamente attraversato sia da popolazioni emigranti sia da eserciti. Si smentiscono, così, le ipotesi di ambito locale che vedevano queste strutture come una solida muraglia, posta tra Caprie e Chiusa, che divideva in due la valle.
Compresenze signorili e problemi storiografici di un tratto di valle di Susa medievale. Caprie, Condove, Mocchie e Celle.
BATTAGLIA, PAOLO
2010/2011
Abstract
Nel primo capitolo si dà un inquadramento territoriale e vengono analizzati i toponimi storici da cui sono derivati i nomi attuali dei comuni e delle frazioni presenti nell'area territoriale in esame. Analizzando Caprie si vaglia l'ipotesi che colloca tra Caprie e Novaretto l'oppida di Ocelum. Con la parte riguardante Celle si accenna al rapporto con S. Michele della Chiusa studiato in modo approfondito nel terzo capitolo. Vengono fatti accenni ai temi trattati nei capitoli due e quattro. Nel capitolo secondo viene detto come sia certa l'attribuzione di questo castello all'abbazia di S. Giusto che aveva ampi possedimenti nei territori di Caprie, Condove e Mocchie. Si analizza la tradizione storiografica che ha portato ad attribuire la costruzione o almeno il possesso del castello di Caprie ad Amedeo VI detto ¿il Conte Verde¿; si esamina sia la tradizione creata nel XVII-XVIII secolo sia la rilettura che gli eruditi dell'Ottocento e del Novecento danno della figura di Amedeo VI che ha avuto nel tempo fortune alterne. Si Sottolineano le spinte date dalla dinastia sabauda per lo sviluppo di questa tradizione con scopi: sia di promozione dinastica sia di interessi politici. Nel terzo capitolo si analizza il rapporto speciale esistente tra l'abbazia di S. Michele e il luogo di Celle analizzando l'inserimento di Giovanni Confessore, eremita del Caprasio, all'interno del racconto della fondazione dell'abbazia. Si è poi ragionato sul cambiamento di questo rapporto nei secoli e sull'uso che venne fatto del culto, strettamente locale, legato a san Giovanni le cui spoglie vennero spostate da Celle a Sant'Ambrogio per cercare di avvicinare maggiormente una corrente di pellegrinaggio preziosa in un momento di crisi economica quale era il XIII secolo. Il Quarto capitolo tratta delle chiuse: strutture difensive distribuite lungo tutto l'arco alpino, che sono spesso identificate con la sola chiusa valsusina l'unica che abbia avuto una qualche fortuna storiografica. Questa è determinata soprattutto dall'Adelchi manzoniano che contribuisce in modo determinante alla diffusione del racconto riguardante la battaglia avvenuta presso di esse. Si è indagato su quale sia la reale composizione materiale delle chiuse: erano strutture di un confine non ermeticamente chiuso ma labile e continuamente attraversato sia da popolazioni emigranti sia da eserciti. Si smentiscono, così, le ipotesi di ambito locale che vedevano queste strutture come una solida muraglia, posta tra Caprie e Chiusa, che divideva in due la valle.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/113470