L’energia è il motore delle società. Da sempre ne accresce il benessere favorendo lo sviluppo economico, istituendo modelli di comportamento e contrassegnando il susseguirsi di epoche. A partire dal diciottesimo secolo, l’impatto delle attività umane sull’ambiente ha iniziato ad avere un peso considerevole, dando avvio all’Antropocene, un’era geologica caratterizzata dalla densa concentrazione di carbonio nell’atmosfera a causa di continue emissioni antropogeniche. La combustione di carbone, gas naturale e petrolio, su cui gran parte della domanda energetica mondiale fa ancora oggi affidamento, è responsabile di fenomeni climatici involutivi che si riverberano sulle società in forma retroattiva. Prendere coscienza dei limiti e delle vulnerabilità ambientali è il primo passo da compiere se si vogliono contenere i danni di un progresso industriale dimostratosi ingordo e smisurato. Si tratta di una delle più grandi sfide dei giorni nostri, che per essere affrontata richiede la massima cooperazione tra i paesi, ed il coinvolgimento attivo di cittadini, governi e imprese. Così si configura lo scenario di partenza in cui il presente lavoro seleziona i suoi principali spunti di ricerca, invitando alla riflessione su cosa si è fatto, e cosa ancora si può fare, per provare a centrare l’obiettivo della decarbonizzazione dei sistemi energetici. Dopo un racconto dedicato all’alternarsi delle fonti energetiche nel corso del tempo, il primo capitolo illustra alcune tendenze in atto che introducono il problema della gestione sostenibile delle risorse. Particolare enfasi è posta sul cambiamento climatico, sui suoi effetti e sul percorso di avvicinamento della sociologia ai temi ambientali. Seguono i momenti chiave che hanno scandito la storia dei dialoghi internazionali in materia di cooperazione per lo sviluppo sostenibile e, sotto il coordinamento dell’ONU, hanno stabilito i primi obiettivi di riduzione delle emissioni. Il secondo capitolo muove dalla consapevolezza che la transizione energetica non è solo un fatto di responsabilità politiche e applicazioni tecnologiche, ma è anche e perlopiù un risultato che per essere raggiunto non può prescindere dalla dimensione sociale. Per entrare appieno in tale logica è utile sfruttare il framework teorico della multi-level perspective, così da prevedere le possibili traiettorie future dei sistemi energetici. Le innovazioni incontrano la resistenza dei regimi socio-tecnici nel tentativo di cambiarli, primariamente per via delle alleanze tra attori politici ed economici che difendono lo status quo. Un altro grande freno è rappresentato dall'opposizione delle comunità locali ai progetti di energia rinnovabile, che andrebbe scongiurata attraverso il coinvolgimento del pubblico nei meccanismi decisionali, favorendo l'accettazione sociale: l’efficacia dei processi di transizione dipende da come il pubblico ne recepisce le novità introdotte, ed in questo l’attenzione al valore democratico della giustizia energetica può risultare determinante. Proprio nella società civile sta il potere di destabilizzare i regimi in atto e di portare cambiamenti concreti. Le iniziative di azione collettiva si mobilitano per rivendicare un ruolo attivo dei cittadini nella catena del valore dell'energia. Nascono così le comunità energetiche, enti senza finalità lucrative che, trasmettendo benefici ai propri membri e ai territori in cui operano, danno anche una seria risposta alla sfida ambientale.

Sistemi energetici in transizione: ruoli sociali e politici verso un nuovo scenario di sostenibilità

D'ATTIS, ANDREA
2023/2024

Abstract

L’energia è il motore delle società. Da sempre ne accresce il benessere favorendo lo sviluppo economico, istituendo modelli di comportamento e contrassegnando il susseguirsi di epoche. A partire dal diciottesimo secolo, l’impatto delle attività umane sull’ambiente ha iniziato ad avere un peso considerevole, dando avvio all’Antropocene, un’era geologica caratterizzata dalla densa concentrazione di carbonio nell’atmosfera a causa di continue emissioni antropogeniche. La combustione di carbone, gas naturale e petrolio, su cui gran parte della domanda energetica mondiale fa ancora oggi affidamento, è responsabile di fenomeni climatici involutivi che si riverberano sulle società in forma retroattiva. Prendere coscienza dei limiti e delle vulnerabilità ambientali è il primo passo da compiere se si vogliono contenere i danni di un progresso industriale dimostratosi ingordo e smisurato. Si tratta di una delle più grandi sfide dei giorni nostri, che per essere affrontata richiede la massima cooperazione tra i paesi, ed il coinvolgimento attivo di cittadini, governi e imprese. Così si configura lo scenario di partenza in cui il presente lavoro seleziona i suoi principali spunti di ricerca, invitando alla riflessione su cosa si è fatto, e cosa ancora si può fare, per provare a centrare l’obiettivo della decarbonizzazione dei sistemi energetici. Dopo un racconto dedicato all’alternarsi delle fonti energetiche nel corso del tempo, il primo capitolo illustra alcune tendenze in atto che introducono il problema della gestione sostenibile delle risorse. Particolare enfasi è posta sul cambiamento climatico, sui suoi effetti e sul percorso di avvicinamento della sociologia ai temi ambientali. Seguono i momenti chiave che hanno scandito la storia dei dialoghi internazionali in materia di cooperazione per lo sviluppo sostenibile e, sotto il coordinamento dell’ONU, hanno stabilito i primi obiettivi di riduzione delle emissioni. Il secondo capitolo muove dalla consapevolezza che la transizione energetica non è solo un fatto di responsabilità politiche e applicazioni tecnologiche, ma è anche e perlopiù un risultato che per essere raggiunto non può prescindere dalla dimensione sociale. Per entrare appieno in tale logica è utile sfruttare il framework teorico della multi-level perspective, così da prevedere le possibili traiettorie future dei sistemi energetici. Le innovazioni incontrano la resistenza dei regimi socio-tecnici nel tentativo di cambiarli, primariamente per via delle alleanze tra attori politici ed economici che difendono lo status quo. Un altro grande freno è rappresentato dall'opposizione delle comunità locali ai progetti di energia rinnovabile, che andrebbe scongiurata attraverso il coinvolgimento del pubblico nei meccanismi decisionali, favorendo l'accettazione sociale: l’efficacia dei processi di transizione dipende da come il pubblico ne recepisce le novità introdotte, ed in questo l’attenzione al valore democratico della giustizia energetica può risultare determinante. Proprio nella società civile sta il potere di destabilizzare i regimi in atto e di portare cambiamenti concreti. Le iniziative di azione collettiva si mobilitano per rivendicare un ruolo attivo dei cittadini nella catena del valore dell'energia. Nascono così le comunità energetiche, enti senza finalità lucrative che, trasmettendo benefici ai propri membri e ai territori in cui operano, danno anche una seria risposta alla sfida ambientale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/113396