INTRODUZIONE: La CPAP di Boussignac (BCPAP) è un dispositivo creato appositamente per la gestione dell'insufficienza respiratoria (IRA) in ambiente extraospedaliero. Ciò nonostante gli operatori coinvolti a più livelli nel settore dell'emergenza hanno il percepito che gli infermieri utilizzino poco la BCPAP. OBIETTIVO: Valutare l'utilizzo della BCPAP da parte degli infermieri del MSAB del 118 al fine di analizzare efficacia, frequenza, modalità di utilizzo ed eventuali cause di problematiche esistenti. MATERIALE E METODI: E' stato effettuato uno studio in diverse fasi: analisi del contesto attraverso l'analisi retrospettiva delle cartelle cliniche compilate dagli infermieri dei MSAB di Cuneo e provincia da gennaio 2009 a maggio 2011. La seconda fase quali-quantitativa, ha consentito di raccogliere dati attraverso la somministrazione di un questionario costruito ad hoc composto di 15 ITEMS per gli infermieri 118. RISULTATI: E' stato selezionato un campione finale di 209 soggetti, di questi solo 5 (2%) sono stati trattati con la BCPAP. Settantasette pazienti (37%) sono stati trattati con ossigenoterapia(O2) e farmacoterapia, 92 (44%) solo con O2 e in 40 casi (19%) non è stato segnalato alcun tipo di trattamento. Non è stato possibile fare inferenza statistica a causa della numerosa (almeno 70%) perdita dei dati dalle schede. Il questionario compilato è stato restituito da 18 infermieri (75%). Si è potuto osservare come il 90% conosce la maggior indicazione (EPA) all'utilizzo del presidio ma ha dubbi sull'uso in altri tipi di patologie (da 39% a 67%), comunque l'89% è a conoscenza del piano terapeutico più efficace per l'IRA. Gli infermieri si sentono molto insicuri sulle loro capacità di maneggiare il presidio, il 67% sostiene infatti di non aver mai partecipato a corsi di formazione. Inoltre il 56% dichiara di non sapere dell'esistenza dei protocolli 118 riguardanti la gestione dell'EPA. DISCUSSIONE: Si è cercato di effettuare un confronto tra i 2 gruppi, uno trattato con O2 (92 soggetti) e l'altro con ossigeno in associazione ai farmaci (77 soggetti); è emerso che non vi sono sostanziali differenze tra i due gruppi (SpO2 media aumentata del 12% in entrambi i gruppi) eccetto per la PAO, scesa maggiormente nel gruppo trattato con ossigenoterapia in associazione ai farmaci (- 20 mmHg). Non è stato possibile un confronto con il gruppo trattato con BCPAP né fare inferenza statistica a causa del numero esiguo di casi (5). La carenza di corsi di formazione e la mancanza di protocolli regionali divulgati e condivisi in maniera definitiva rappresentano la principale causa dello scarso utilizzo del presidio. CONCLUSIONI: Per favorire un maggior utilizzo della BCPAP sono dunque necessari dei corsi teorico-pratici sul presidio, per risolvere le carenze formative sia relative alla paura di applicare un presidio poco noto sia ai gap sulle conoscenze cliniche necessarie per attuare il miglior trattamento. A tal fine si ribadisce l' importanza di implementare e divulgare al più presto i protocolli esistenti al fine di garantire la best practice per il paziente.

LA CPAP DI BOUSSIGNAC NELL'EMERGENZA EXTRAOSPEDALIERA: UNO STUDIO DESCRITTIVO INFERMIERISTICO A FAVORE DELLA BEST PRACTICE

CARLETTO, VERONICA
2010/2011

Abstract

INTRODUZIONE: La CPAP di Boussignac (BCPAP) è un dispositivo creato appositamente per la gestione dell'insufficienza respiratoria (IRA) in ambiente extraospedaliero. Ciò nonostante gli operatori coinvolti a più livelli nel settore dell'emergenza hanno il percepito che gli infermieri utilizzino poco la BCPAP. OBIETTIVO: Valutare l'utilizzo della BCPAP da parte degli infermieri del MSAB del 118 al fine di analizzare efficacia, frequenza, modalità di utilizzo ed eventuali cause di problematiche esistenti. MATERIALE E METODI: E' stato effettuato uno studio in diverse fasi: analisi del contesto attraverso l'analisi retrospettiva delle cartelle cliniche compilate dagli infermieri dei MSAB di Cuneo e provincia da gennaio 2009 a maggio 2011. La seconda fase quali-quantitativa, ha consentito di raccogliere dati attraverso la somministrazione di un questionario costruito ad hoc composto di 15 ITEMS per gli infermieri 118. RISULTATI: E' stato selezionato un campione finale di 209 soggetti, di questi solo 5 (2%) sono stati trattati con la BCPAP. Settantasette pazienti (37%) sono stati trattati con ossigenoterapia(O2) e farmacoterapia, 92 (44%) solo con O2 e in 40 casi (19%) non è stato segnalato alcun tipo di trattamento. Non è stato possibile fare inferenza statistica a causa della numerosa (almeno 70%) perdita dei dati dalle schede. Il questionario compilato è stato restituito da 18 infermieri (75%). Si è potuto osservare come il 90% conosce la maggior indicazione (EPA) all'utilizzo del presidio ma ha dubbi sull'uso in altri tipi di patologie (da 39% a 67%), comunque l'89% è a conoscenza del piano terapeutico più efficace per l'IRA. Gli infermieri si sentono molto insicuri sulle loro capacità di maneggiare il presidio, il 67% sostiene infatti di non aver mai partecipato a corsi di formazione. Inoltre il 56% dichiara di non sapere dell'esistenza dei protocolli 118 riguardanti la gestione dell'EPA. DISCUSSIONE: Si è cercato di effettuare un confronto tra i 2 gruppi, uno trattato con O2 (92 soggetti) e l'altro con ossigeno in associazione ai farmaci (77 soggetti); è emerso che non vi sono sostanziali differenze tra i due gruppi (SpO2 media aumentata del 12% in entrambi i gruppi) eccetto per la PAO, scesa maggiormente nel gruppo trattato con ossigenoterapia in associazione ai farmaci (- 20 mmHg). Non è stato possibile un confronto con il gruppo trattato con BCPAP né fare inferenza statistica a causa del numero esiguo di casi (5). La carenza di corsi di formazione e la mancanza di protocolli regionali divulgati e condivisi in maniera definitiva rappresentano la principale causa dello scarso utilizzo del presidio. CONCLUSIONI: Per favorire un maggior utilizzo della BCPAP sono dunque necessari dei corsi teorico-pratici sul presidio, per risolvere le carenze formative sia relative alla paura di applicare un presidio poco noto sia ai gap sulle conoscenze cliniche necessarie per attuare il miglior trattamento. A tal fine si ribadisce l' importanza di implementare e divulgare al più presto i protocolli esistenti al fine di garantire la best practice per il paziente.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/112910