Oggetto della presente ricerca è la ricostruzione e sistematizzazione critica dell’approccio pedagogico di Paulo Freire in un arco cronologico che si estende dalle prime campagne di alfabetizzazione nel Nordeste sino al peculiare momento unipolare statunitense con la proposta di un’«etica umana universale» reattiva alla globalizzazione neoliberista. L’intenzione di tracciare un profilo esaustivo del pedagogista brasiliano ha comportato l’impostazione di un lavoro diacronico in cui legare biografia ed evoluzione storica per affrontare simultaneamente la dialettica tra prassi e teoria. In connessione con lo sviluppo storico-sociale del Brasile nel Novecento, si sono innanzitutto delineate le prime esperienze di Freire con il Movimento di Educazione e Cultura Popolare e nei «Circoli di Cultura», fondamentali per l'articolazione del suo «Metodo». È emerso, sin da queste prime sperimentazioni, come per il pedagogista brasiliano l’impegno di alfabetizzare gli adulti non rappresenti il fine, bensì lo strumento con cui attivare processi di «coscientizzazione» che affianchino le lotte per l'emancipazione nazionale e la democratizzazione del Paese. L’analisi ermeneutica della «Pedagogia degli oppressi» quale opera più importante dell’autore si è sviluppata nel tentativo di contestualizzare storicamente il testo nel quadro dei movimenti rivoluzionari coevi ed evidenziare le categorie fondanti l'elaborazione teorica di Freire. Per indagare le matrici culturali del pedagogista brasiliano si sono esaminate influenze e affinità che incrociano diversi aspetti della filosofia marxiana e del movimento cattolico della Teologia della Liberazione, sottolineando l'impostazione dialettica della prassi freiriana. A partire dall’esilio politico che costringe Freire a un itinerario tra «Primo e Terzo mondo» sono stati delineati i punti di contatto tra il suo approccio e il progetto delle «150 ore» operaie in Italia. Si è altresì focalizzata l'attenzione sull’impegno con il popolo della Guinea-Bissau mirato a sostenere il processo di ricostruzione nazionale attorno all’alfabetizzazione dei ceti popolari e allo sviluppo di un nuovo sistema educativo decolonizzato. I riferimenti a Frantz Fanon nella prima produzione freiriana hanno suggerito un tentativo di dialogo tra i contributi dei due autori rispetto al fenomeno del colonialismo. Negli anni Ottanta il «reincontro» con il Brasile e l'impegno istituzionale come Assessore all’Educazione della città di San Paolo sono stati descritti evidenziando l’azione a difesa della scuola pubblica e il tentativo di costruire una comunità educante partecipata. In questo senso sono emerse oggettive convergenze tra gli approcci all'apertura delle istituzioni in Paulo Freire e Franco Basaglia. Nell’ultima parte della ricerca si sono analizzate le riflessioni dell’autore sulla globalizzazione neoliberista a partire dal rifiuto dell’ideologia della «fine della storia» e la proposta di un’«etica umana universale» in grado di contrastare l’«etica del mercato» dominante. Lo studio si è concluso con il tentativo di trovare una sintesi dell’approccio pedagogico-interculturale freiriano in una prospettiva etico-metodologica fondata su dialogo, cooperazione e superamento dell'eurocentrismo quale premessa per un'azione didattico-educativa non circoscritta alla dimensione scolastica, ma suscettibile di stimolare nuovi spazi di riflessione tra docenti in relazione alla costruzione di una «comunità umana dal destino condiviso».
Dall'alfabetizzazione nel Nordeste all'etica umana universale: l'evoluzione storica dell'approccio pedagogico di Paulo Freire
CINATO, ANDREA
2023/2024
Abstract
Oggetto della presente ricerca è la ricostruzione e sistematizzazione critica dell’approccio pedagogico di Paulo Freire in un arco cronologico che si estende dalle prime campagne di alfabetizzazione nel Nordeste sino al peculiare momento unipolare statunitense con la proposta di un’«etica umana universale» reattiva alla globalizzazione neoliberista. L’intenzione di tracciare un profilo esaustivo del pedagogista brasiliano ha comportato l’impostazione di un lavoro diacronico in cui legare biografia ed evoluzione storica per affrontare simultaneamente la dialettica tra prassi e teoria. In connessione con lo sviluppo storico-sociale del Brasile nel Novecento, si sono innanzitutto delineate le prime esperienze di Freire con il Movimento di Educazione e Cultura Popolare e nei «Circoli di Cultura», fondamentali per l'articolazione del suo «Metodo». È emerso, sin da queste prime sperimentazioni, come per il pedagogista brasiliano l’impegno di alfabetizzare gli adulti non rappresenti il fine, bensì lo strumento con cui attivare processi di «coscientizzazione» che affianchino le lotte per l'emancipazione nazionale e la democratizzazione del Paese. L’analisi ermeneutica della «Pedagogia degli oppressi» quale opera più importante dell’autore si è sviluppata nel tentativo di contestualizzare storicamente il testo nel quadro dei movimenti rivoluzionari coevi ed evidenziare le categorie fondanti l'elaborazione teorica di Freire. Per indagare le matrici culturali del pedagogista brasiliano si sono esaminate influenze e affinità che incrociano diversi aspetti della filosofia marxiana e del movimento cattolico della Teologia della Liberazione, sottolineando l'impostazione dialettica della prassi freiriana. A partire dall’esilio politico che costringe Freire a un itinerario tra «Primo e Terzo mondo» sono stati delineati i punti di contatto tra il suo approccio e il progetto delle «150 ore» operaie in Italia. Si è altresì focalizzata l'attenzione sull’impegno con il popolo della Guinea-Bissau mirato a sostenere il processo di ricostruzione nazionale attorno all’alfabetizzazione dei ceti popolari e allo sviluppo di un nuovo sistema educativo decolonizzato. I riferimenti a Frantz Fanon nella prima produzione freiriana hanno suggerito un tentativo di dialogo tra i contributi dei due autori rispetto al fenomeno del colonialismo. Negli anni Ottanta il «reincontro» con il Brasile e l'impegno istituzionale come Assessore all’Educazione della città di San Paolo sono stati descritti evidenziando l’azione a difesa della scuola pubblica e il tentativo di costruire una comunità educante partecipata. In questo senso sono emerse oggettive convergenze tra gli approcci all'apertura delle istituzioni in Paulo Freire e Franco Basaglia. Nell’ultima parte della ricerca si sono analizzate le riflessioni dell’autore sulla globalizzazione neoliberista a partire dal rifiuto dell’ideologia della «fine della storia» e la proposta di un’«etica umana universale» in grado di contrastare l’«etica del mercato» dominante. Lo studio si è concluso con il tentativo di trovare una sintesi dell’approccio pedagogico-interculturale freiriano in una prospettiva etico-metodologica fondata su dialogo, cooperazione e superamento dell'eurocentrismo quale premessa per un'azione didattico-educativa non circoscritta alla dimensione scolastica, ma suscettibile di stimolare nuovi spazi di riflessione tra docenti in relazione alla costruzione di una «comunità umana dal destino condiviso».File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
333124_cinato_andrea_333124_tesidilaurea.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.77 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.77 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/112763