Lo studio caratterizza gli accumuli di materiale legnoso nell’area di bacino del torrente Letimbro fra il Castel Sant’Agata e la sorgente, nella zona di Cadibona (SV). Sono stati rilevati all’interno dell’area undici accumuli di materiale legnoso. È stata fatta una valutazione del volume di questi accumuli assimilando la loro forma ad un solido e applicando una determinata porosità. La porosità utilizzata è quella del metro stero in cui solo il 33% del volume è considerato legno. Il volume di legno totale degli accumuli è stato di 675,5 m³ con in media 61,4 m³ ad accumulo, massimi di 153,5 m³ e minimi di 16,3 m³. Gli accumuli si concentrano in tre rii in cui è stata rilevata la presenza di frane. Le frane sono state segnate e tramite fotointerpretazione è stata calcolata la loro area. Sono state contate venti frane di cui quattordici considerate attive nella creazione degli accumuli. Durante il rilievo degli accumuli sono state fatte undici aree di saggio a monte degli stessi. Sono quindi stati calcolati con le tavole di cubatura i volumi ad ettaro della biomassa viva e grazie alla tecnica del line intersect sampling quelli della biomassa morta. È stato ottenuto un dato medio di 239,7 m³/ha per la biomassa viva e 73,1 m³/ha per la necromassa. Questo dato relativo al popolamento forestale unito alle aree fotointerpretate delle frane permette di stimare quanto materiale legnoso è arrivato in alveo grazie ad esse. Dividendo quindi le frane e gli accumuli secondo la loro posizione lungo gli alvei dei rii è stato possibile stimare che: per il Rio Merlo abbiamo un volume di accumuli di 153,5 m³ di cui il 47,8% (73,4 m³) è stimato che arrivi dalle frane; per il Rio della Carbonera abbiamo un volume di accumuli di 238,3 m³ di cui dalle frane deriva il 68,8% (164 m³); infine per il Rio Trincata il volume di accumuli è 267,3 m³ e la percentuale di volume che deriva dalle frane è 54,6% (145,9 m³). Da questi dati possiamo vedere che più del 50% del volume degli accumuli deriva dagli eventi franosi. A supportare questa teoria ci vengono incontro i dati misurati in precedenza relativi ai diametri di biomassa viva, della necromassa in bosco e degli elementi principali degli accumuli. Le distribuzioni diametriche che si ottengono evidenziano come la distribuzione relativa agli accumuli differisca da quelle di biomassa viva e morta. Unendo però le distribuzioni relative al popolamento forestale si ottiene una distribuzione che si avvicina a quella degli accumuli, questo ci fa capire come sia la necromassa, che le piante vive portate dalle frane, vadano a comporre gli accumuli. Si può quindi comprendere come agire sull’area sia importante per prevenire e mitigare alluvioni future. Esistono varie alternative di gestione, a breve termine si può agire direttamente sugli accumuli diminuendo le dimensioni dei loro componenti in modo che vengano fluitati senza incagliarsi nei ponti; sempre nel breve periodo si può costruire una briglia per il detrito legnoso prima della frazione di Santuario in modo da limitare l’arrivo dei tronchi al ponte. Nel lungo periodo l’opzione migliore è una gestione sostenibile dei boschi di castagno, alleggerendo le ceppaie invecchiate si può infatti limitare il ribaltamento delle piante diminuendo gli eventi di dissesto che sono causa e fonte degli accumuli di legno negli alvei e la gestione ordinaria permette di limitare la presenza di polloni morti all’interno dei popolamenti forestali.
Accumuli di detrito legnoso all’interno del bacino fluviale del torrente Letimbro (SV): caratterizzazione e valutazione del rischio
GHIGGINI, FEDERICO
2023/2024
Abstract
Lo studio caratterizza gli accumuli di materiale legnoso nell’area di bacino del torrente Letimbro fra il Castel Sant’Agata e la sorgente, nella zona di Cadibona (SV). Sono stati rilevati all’interno dell’area undici accumuli di materiale legnoso. È stata fatta una valutazione del volume di questi accumuli assimilando la loro forma ad un solido e applicando una determinata porosità. La porosità utilizzata è quella del metro stero in cui solo il 33% del volume è considerato legno. Il volume di legno totale degli accumuli è stato di 675,5 m³ con in media 61,4 m³ ad accumulo, massimi di 153,5 m³ e minimi di 16,3 m³. Gli accumuli si concentrano in tre rii in cui è stata rilevata la presenza di frane. Le frane sono state segnate e tramite fotointerpretazione è stata calcolata la loro area. Sono state contate venti frane di cui quattordici considerate attive nella creazione degli accumuli. Durante il rilievo degli accumuli sono state fatte undici aree di saggio a monte degli stessi. Sono quindi stati calcolati con le tavole di cubatura i volumi ad ettaro della biomassa viva e grazie alla tecnica del line intersect sampling quelli della biomassa morta. È stato ottenuto un dato medio di 239,7 m³/ha per la biomassa viva e 73,1 m³/ha per la necromassa. Questo dato relativo al popolamento forestale unito alle aree fotointerpretate delle frane permette di stimare quanto materiale legnoso è arrivato in alveo grazie ad esse. Dividendo quindi le frane e gli accumuli secondo la loro posizione lungo gli alvei dei rii è stato possibile stimare che: per il Rio Merlo abbiamo un volume di accumuli di 153,5 m³ di cui il 47,8% (73,4 m³) è stimato che arrivi dalle frane; per il Rio della Carbonera abbiamo un volume di accumuli di 238,3 m³ di cui dalle frane deriva il 68,8% (164 m³); infine per il Rio Trincata il volume di accumuli è 267,3 m³ e la percentuale di volume che deriva dalle frane è 54,6% (145,9 m³). Da questi dati possiamo vedere che più del 50% del volume degli accumuli deriva dagli eventi franosi. A supportare questa teoria ci vengono incontro i dati misurati in precedenza relativi ai diametri di biomassa viva, della necromassa in bosco e degli elementi principali degli accumuli. Le distribuzioni diametriche che si ottengono evidenziano come la distribuzione relativa agli accumuli differisca da quelle di biomassa viva e morta. Unendo però le distribuzioni relative al popolamento forestale si ottiene una distribuzione che si avvicina a quella degli accumuli, questo ci fa capire come sia la necromassa, che le piante vive portate dalle frane, vadano a comporre gli accumuli. Si può quindi comprendere come agire sull’area sia importante per prevenire e mitigare alluvioni future. Esistono varie alternative di gestione, a breve termine si può agire direttamente sugli accumuli diminuendo le dimensioni dei loro componenti in modo che vengano fluitati senza incagliarsi nei ponti; sempre nel breve periodo si può costruire una briglia per il detrito legnoso prima della frazione di Santuario in modo da limitare l’arrivo dei tronchi al ponte. Nel lungo periodo l’opzione migliore è una gestione sostenibile dei boschi di castagno, alleggerendo le ceppaie invecchiate si può infatti limitare il ribaltamento delle piante diminuendo gli eventi di dissesto che sono causa e fonte degli accumuli di legno negli alvei e la gestione ordinaria permette di limitare la presenza di polloni morti all’interno dei popolamenti forestali.File | Dimensione | Formato | |
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