The proposed topic explores the translation strategies adopted in the English subtitled version of the TV series l'Amica geniale, taken from Elena Ferrante's quadrilogy. Through a comparative analysis following Gottlieb's (1992) translation model, a number of lines (tabbed in the table) will be analyzed according to ten possible techniques: expansion, reduction, condensation, paraphrase, imitation, dislocation, transposition, renunciation, transcription and deletion. Part of the analysis focuses on offensive language and vulgarisms, highlighting possible losses of meaning during adaptation and proposing more appropriate translation alternatives. The goal is to show how a translator, in choosing whether to orient the translation more toward the source language (source-oriented translation) or toward the target language (target-oriented translation), will inevitably come up against specific-cultural elements that are sometimes untranslatable. The challenge for him will then be to try to convey the same message to the foreign viewer by 'manipulating' the original speech dialogues and reducing them to written form (subtitles). Since these are dialogues mostly recited in Neapolitan dialect, the concept of “napoletanità” and dialect as an identity factor will be explored. To understand the role of the identity component in the translator's decision-making process, a parallelism will be proposed with the film work of Massimo Troisi, which is strongly imbued with “napoletanità.” The study showed a general tendency toward language standardization as dialectal elements are poor in subtitles and a prevalent use of strategies such as reduction and condensation. Although the adoption of these techniques does not imply great loss of meaning (it concerns the elimination or reworking of superfluous elements), the risk is to diminish the emotional charge and intensity of the original dialogues. At this point, it follows that the only immutable resource the foreign viewer can rely on is listening to the original dialogues. Only through the ear, and thus listening, are the concepts of “napoletanità” and identity preserved. However, the question of how to make optimal choices that match the needs of both languages is bound to remain unresolved; this is because the culturally specific element is not the translator's only challenge, but he or she must also take into account the political and social norms of the source and target contexts and the rapid change to which the branch related to audiovisual translation is subject.
L’ argomento proposto esplora le strategie traduttive adottate nella versione sottotitolata inglese della serie tv l’Amica geniale, tratta dalla quadrilogia di Elena Ferrante. Attraverso un’analisi comparativa che segue il modello traduttivo di Gottlieb (1992) saranno analizzate alcune battute (incolonnate in tabella) secondo dieci possibili tecniche: espansione, riduzione, condensazione, parafrasi, imitazione, dislocazione, trasposizione, rinuncia, trascrizione e cancellazione. Parte dell’analisi si concentra sul linguaggio offensivo e i volgarismi, evidenziando possibili perdite di significato durante l’adattamento e proponendo alternative di traduzione più appropriate. L’obiettivo è mostrare come un traduttore, nello scegliere se orientare la traduzione più verso la lingua di partenza (traduzione source-oriented) o verso quella d’arrivo (traduzione target-oriented), inevitabilmente si scontrerà con elementi specifico-culturali talvolta intraducibili. La sfida per lui sarà quindi cercare di trasmettere lo stesso messaggio allo spettatore straniero ‘manipolando’ i dialoghi originali del parlato e riducendoli in forma scritta (sottotitoli). Trattandosi di dialoghi perlopiù recitati in dialetto napoletano, sarà approfondito il concetto di “napoletanità” e di dialetto come fattore identitario. Per comprendere il ruolo della componente identitaria nel processo decisionale del traduttore, sarà proposto un parallelismo con l’opera cinematografica di Massimo Troisi, fortemente intrisa di “napoletanità”. Lo studio ha evidenziato una tendenza generale alla standardizzazione della lingua in quanto nei sottotitoli scarseggiano gli elementi dialettali e un uso prevalente di strategie quali riduzione e condensazione. Sebbene l’adozione di queste tecniche non implichi grosse perdite di significato (riguarda l’eliminazione o la rielaborazione di elementi superflui), il rischio è quello di diminuire la carica emotiva e l’intensità dei dialoghi originali. A questo punto, ne deriva che l’unica risorsa immutabile cui può fare affidamento lo spettatore straniero è l’ascolto dei dialoghi originali. Solo attraverso l’orecchio, e quindi l’ascolto, si preservano i concetti di “napoletanità” e identità. Tuttavia, il quesito su come fare a compiere delle scelte ottimali che combaciano le esigenze di ambedue le lingue, è destinato a rimanere ancora aperto; questo perché l’elemento specifico culturale non è la sola sfida del traduttore, ma egli deve tener conto anche delle norme politiche e sociali del contesto di partenza e d’arrivo e del rapido cambiamento cui è soggetta la branca relativa alla traduzione audiovisiva.
Tradurre la "napoletanità": da Troisi all'Amica geniale
CHIARENZA, CHIARA
2023/2024
Abstract
L’ argomento proposto esplora le strategie traduttive adottate nella versione sottotitolata inglese della serie tv l’Amica geniale, tratta dalla quadrilogia di Elena Ferrante. Attraverso un’analisi comparativa che segue il modello traduttivo di Gottlieb (1992) saranno analizzate alcune battute (incolonnate in tabella) secondo dieci possibili tecniche: espansione, riduzione, condensazione, parafrasi, imitazione, dislocazione, trasposizione, rinuncia, trascrizione e cancellazione. Parte dell’analisi si concentra sul linguaggio offensivo e i volgarismi, evidenziando possibili perdite di significato durante l’adattamento e proponendo alternative di traduzione più appropriate. L’obiettivo è mostrare come un traduttore, nello scegliere se orientare la traduzione più verso la lingua di partenza (traduzione source-oriented) o verso quella d’arrivo (traduzione target-oriented), inevitabilmente si scontrerà con elementi specifico-culturali talvolta intraducibili. La sfida per lui sarà quindi cercare di trasmettere lo stesso messaggio allo spettatore straniero ‘manipolando’ i dialoghi originali del parlato e riducendoli in forma scritta (sottotitoli). Trattandosi di dialoghi perlopiù recitati in dialetto napoletano, sarà approfondito il concetto di “napoletanità” e di dialetto come fattore identitario. Per comprendere il ruolo della componente identitaria nel processo decisionale del traduttore, sarà proposto un parallelismo con l’opera cinematografica di Massimo Troisi, fortemente intrisa di “napoletanità”. Lo studio ha evidenziato una tendenza generale alla standardizzazione della lingua in quanto nei sottotitoli scarseggiano gli elementi dialettali e un uso prevalente di strategie quali riduzione e condensazione. Sebbene l’adozione di queste tecniche non implichi grosse perdite di significato (riguarda l’eliminazione o la rielaborazione di elementi superflui), il rischio è quello di diminuire la carica emotiva e l’intensità dei dialoghi originali. A questo punto, ne deriva che l’unica risorsa immutabile cui può fare affidamento lo spettatore straniero è l’ascolto dei dialoghi originali. Solo attraverso l’orecchio, e quindi l’ascolto, si preservano i concetti di “napoletanità” e identità. Tuttavia, il quesito su come fare a compiere delle scelte ottimali che combaciano le esigenze di ambedue le lingue, è destinato a rimanere ancora aperto; questo perché l’elemento specifico culturale non è la sola sfida del traduttore, ma egli deve tener conto anche delle norme politiche e sociali del contesto di partenza e d’arrivo e del rapido cambiamento cui è soggetta la branca relativa alla traduzione audiovisiva.File | Dimensione | Formato | |
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