La storia palesa lo stato di forte emarginazione vissuto dalle donne in diversi ambiti: dalla società alla famiglia, a quello culturale. Restringendo la mia analisi al mondo letterario, dalle sue origini alle soglie del XIX secolo, le donne scrittrici sono qualche decina, a fronte di tanti uomini illustri. A questa realtà non si sottrae il Giappone, oggetto della mia attenzione, in cui le donne per riappropriarsi della parola e della scrittura lottarono strenuamente. Nell’epoca Heian (794-1185) ai diari poetici e monogatari in lingua giapponese, ritenuta all’epoca meno prestigiosa, seguirono tre secoli di silenzio. Sarà il romanzo dell’io, shishōsetsu, che darà vita ad una narrativa psicologica consona alla personalità femminile, boicottata e definita poi romanzo autobiografico jidenshosetsu a sottolinearne la forte diversità dagli scritti maschili. Le donne armate di penna e coraggio raccoglieranno i primi fermenti della rivendicazione femminile e numerose saranno le riviste con proposte sociali e politiche attinenti alla questione femminile. Con la seconda guerra mondiale si impone il silenzio del mondo letterario, saranno gli anni sessanta e settanta a generare l’humus per una nuova letteratura femminile: si scrive di sogni, fantasie sessuali, affondi al mistico, delineando nuovi scenari. Il risultato si evince nella letteratura degli anni ’80 definibile post-femminista che vede brillare molti nomi fra i quali la scrittrice Yoshimoto Banana. È questa una letteratura per alcuni svuotata dello spessore precedente, per altri risposta alle domande di una nuova generazione. Si scrive per i giovani e dei giovani, la parola d’ordine è velocità, leggerezza, immaginazione più fumettistica che letteraria; il libro diventa bene di consumo, status symbol. Yoshimoto saprà cogliere e rappresentare il tormento delle nuove generazioni: temi come l’amore, la morte, la solitudine accostate ad altre realtà cinematografiche o fumettistiche, avvicinano un pubblico che necessita di identificazione. Dirompente sarà il suo successo: la stampa lo definisce Banana genshō, inarrestabile considerando la sua bibliografia. Kitchen con cui firma il suo esordio nel 1988, palesa molti dei temi costanti nella sua narrativa: la famiglia, istituzione in crisi, che è spesso famiglia allargata, non convenzionale ed i cui membri hanno un vissuto complesso. Il nucleo non nasce necessariamente dal legame di sangue ma è l’amore il cui scambio può essere “oltre”. Presente ancora il tema del trauma, del recupero e della morte, attenuabili attraverso l’accettazione e superabili con la condivisione, trasmettendo un messaggio di positività. A soli otto mesi dal primo grande successo Yoshimoto pubblica il suo secondo romanzo うたかた/サンクチュアリ, inedito in Italia e di cui ho proposto la traduzione. Consta di due racconti, nel primo, Il Miraggio, siamo nuovamente in presenza di una famiglia non convenzionale, una figura paterna lacunosa ed un sentimento di amore profondo della protagonista Nyngyo nei confronti di Arashi sul quale aleggia il dubbio di rapporti parentali. L’assenza ed il dolore sono leniti con l’aiuto a razionalizzare il dolore e con un atteggiamento positivo verso le possibilità della vita. Nel secondo romanzo, Il Santuario, il tema dominante è la morte: Kaoru perde il marito ed il figlio piccolo così come Tomoaki la sua amata Tomoko, morta suicida. Assistiamo qui alla confessione: i due dolori fondendosi generano una liberazione, se pur dolorosa, dalla sofferenza gi
Il Miraggio/Il Santuario di Yoshimoto Banana: una proposta di traduzione
MARGARITELLI, IACOPO
2023/2024
Abstract
La storia palesa lo stato di forte emarginazione vissuto dalle donne in diversi ambiti: dalla società alla famiglia, a quello culturale. Restringendo la mia analisi al mondo letterario, dalle sue origini alle soglie del XIX secolo, le donne scrittrici sono qualche decina, a fronte di tanti uomini illustri. A questa realtà non si sottrae il Giappone, oggetto della mia attenzione, in cui le donne per riappropriarsi della parola e della scrittura lottarono strenuamente. Nell’epoca Heian (794-1185) ai diari poetici e monogatari in lingua giapponese, ritenuta all’epoca meno prestigiosa, seguirono tre secoli di silenzio. Sarà il romanzo dell’io, shishōsetsu, che darà vita ad una narrativa psicologica consona alla personalità femminile, boicottata e definita poi romanzo autobiografico jidenshosetsu a sottolinearne la forte diversità dagli scritti maschili. Le donne armate di penna e coraggio raccoglieranno i primi fermenti della rivendicazione femminile e numerose saranno le riviste con proposte sociali e politiche attinenti alla questione femminile. Con la seconda guerra mondiale si impone il silenzio del mondo letterario, saranno gli anni sessanta e settanta a generare l’humus per una nuova letteratura femminile: si scrive di sogni, fantasie sessuali, affondi al mistico, delineando nuovi scenari. Il risultato si evince nella letteratura degli anni ’80 definibile post-femminista che vede brillare molti nomi fra i quali la scrittrice Yoshimoto Banana. È questa una letteratura per alcuni svuotata dello spessore precedente, per altri risposta alle domande di una nuova generazione. Si scrive per i giovani e dei giovani, la parola d’ordine è velocità, leggerezza, immaginazione più fumettistica che letteraria; il libro diventa bene di consumo, status symbol. Yoshimoto saprà cogliere e rappresentare il tormento delle nuove generazioni: temi come l’amore, la morte, la solitudine accostate ad altre realtà cinematografiche o fumettistiche, avvicinano un pubblico che necessita di identificazione. Dirompente sarà il suo successo: la stampa lo definisce Banana genshō, inarrestabile considerando la sua bibliografia. Kitchen con cui firma il suo esordio nel 1988, palesa molti dei temi costanti nella sua narrativa: la famiglia, istituzione in crisi, che è spesso famiglia allargata, non convenzionale ed i cui membri hanno un vissuto complesso. Il nucleo non nasce necessariamente dal legame di sangue ma è l’amore il cui scambio può essere “oltre”. Presente ancora il tema del trauma, del recupero e della morte, attenuabili attraverso l’accettazione e superabili con la condivisione, trasmettendo un messaggio di positività. A soli otto mesi dal primo grande successo Yoshimoto pubblica il suo secondo romanzo うたかた/サンクチュアリ, inedito in Italia e di cui ho proposto la traduzione. Consta di due racconti, nel primo, Il Miraggio, siamo nuovamente in presenza di una famiglia non convenzionale, una figura paterna lacunosa ed un sentimento di amore profondo della protagonista Nyngyo nei confronti di Arashi sul quale aleggia il dubbio di rapporti parentali. L’assenza ed il dolore sono leniti con l’aiuto a razionalizzare il dolore e con un atteggiamento positivo verso le possibilità della vita. Nel secondo romanzo, Il Santuario, il tema dominante è la morte: Kaoru perde il marito ed il figlio piccolo così come Tomoaki la sua amata Tomoko, morta suicida. Assistiamo qui alla confessione: i due dolori fondendosi generano una liberazione, se pur dolorosa, dalla sofferenza giFile | Dimensione | Formato | |
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