L'elaborato a cui ho lavorato si occupa, come anticipato dal titolo, di alcune importanti sentenze della Corte Costituzionale ed alcuni articoli della Costituzione che hanno aiutato le donne nella lunga battaglia per la parità di genere, che continua ancora oggi. La prima parte dell'elaborato è stata dedicata alla vita pubblica delle donne: la conquista dell'elettorato (attivo e passivo), l'accesso alla magistratura e a tutti gli uffici pubblici e le pronunce n 422/1995 e n. 49/2003 circa le "quote rosa". Come spiegato approfonditamente nel capitolo è sul fronte dell'elettorato passivo che permangono le difficoltà perché nell'ambito della politica continuano ad esserci più uomini, e questo nonostante la Corte Costituzionale abbia sancito la legittimità costituzionale di misure come le quote rosa con le sentenze n. 422/1995 e n. 49/2003 e la riforma dell'articolo 51. Il capitolo 3 approfondisce il tema della magistratura con la sentenza n. 33/1960, che garantito alle donne l'accesso a carriere dalle quali erano escluse puramente sulla base di pregiudizi e da una formulazione ambigua dell'articolo 51 della Costituzione, che facendo riferimento ai "requisiti stabiliti dalla legge" si rivelò discriminatorio perché consentì di prevedere il genere maschile tra i requisiti per l’accesso a determinati uffici pubblici e cariche elettive. La seconda parte dell'elaborato si concentra invece sulla dimensione più privata della vita delle donne, la famiglia, sia in quanto tale sia collegata al lavoro. Il capitolo I dimostra come la famiglia oggi sia di fatto totalmente diversa da quella presentata nell'articolo 29 della Costituzione come "società naturale fondata sul matrimonio": la legge sulle unioni civili, la n. 76/2016, dimostra come nella nostra società la convivenza di fatto stia gradatamente diventando la norma. Per quanto riguarda invece l'aspetto della conciliazione della famiglia del lavoro la Corte Costituzionale già nel 1987 con la sentenza n. 1 aveva esteso ai padri alcuni diritti riservati alla madre lavoratrice per tutelare l'interesse del minore e con la sentenza n. 221/2023 afferma che infatti che gli ostacoli posti all’accesso al lavoro per ragioni di maternità costituiscono non solo una discriminazione in ambito lavorativo ma anche un disincentivo alla “scelta della maternità”. Nell'ultimo capitolo abbiamo invece analizzato le due sentenze n. 286/2016 e n. 131/2022 riguardo alla questione del cognome dei figli: con la sentenza n. 28/2016 la Corte Costituzionale compie un significativo passo in avanti per la parità dichiarando l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli nella parte in cui non consentono ai genitori, di comune accordo, di trasmettere al figlio, al momento della nascita, anche il cognome materno. Ma la svolta definitiva, come abbiamo visto, è arrivata con la sentenza n. 131/2022, nella quale la Corte sancisce che l'automatica attribuzione del solo cognome paterno è espressione di una diseguaglianza fra i genitori, che si riversa sull’identità del figlio, così determinando la contestuale violazione degli artt. 2 e 3 Cost. e che, come regola generale, il cognome del figlio deve essere composto dai cognomi di entrambi i genitori. Da ultimo abbiamo tuttavia spiegato come, ad oggi, l'intervento legislativo auspicato dalla Corte per risolvere alcuni problemi di ordine pratico che derivano dall'attribuire entrambi i cognomi non sia arrivato e come questo impedisca il definitivo consolidamento della regola.

Il contributo della Corte Costituzionale al raggiungimento della parità di genere tra uffici pubblici, cariche elettive, lavoro e famiglia

ALIBRANDI, SARA
2023/2024

Abstract

L'elaborato a cui ho lavorato si occupa, come anticipato dal titolo, di alcune importanti sentenze della Corte Costituzionale ed alcuni articoli della Costituzione che hanno aiutato le donne nella lunga battaglia per la parità di genere, che continua ancora oggi. La prima parte dell'elaborato è stata dedicata alla vita pubblica delle donne: la conquista dell'elettorato (attivo e passivo), l'accesso alla magistratura e a tutti gli uffici pubblici e le pronunce n 422/1995 e n. 49/2003 circa le "quote rosa". Come spiegato approfonditamente nel capitolo è sul fronte dell'elettorato passivo che permangono le difficoltà perché nell'ambito della politica continuano ad esserci più uomini, e questo nonostante la Corte Costituzionale abbia sancito la legittimità costituzionale di misure come le quote rosa con le sentenze n. 422/1995 e n. 49/2003 e la riforma dell'articolo 51. Il capitolo 3 approfondisce il tema della magistratura con la sentenza n. 33/1960, che garantito alle donne l'accesso a carriere dalle quali erano escluse puramente sulla base di pregiudizi e da una formulazione ambigua dell'articolo 51 della Costituzione, che facendo riferimento ai "requisiti stabiliti dalla legge" si rivelò discriminatorio perché consentì di prevedere il genere maschile tra i requisiti per l’accesso a determinati uffici pubblici e cariche elettive. La seconda parte dell'elaborato si concentra invece sulla dimensione più privata della vita delle donne, la famiglia, sia in quanto tale sia collegata al lavoro. Il capitolo I dimostra come la famiglia oggi sia di fatto totalmente diversa da quella presentata nell'articolo 29 della Costituzione come "società naturale fondata sul matrimonio": la legge sulle unioni civili, la n. 76/2016, dimostra come nella nostra società la convivenza di fatto stia gradatamente diventando la norma. Per quanto riguarda invece l'aspetto della conciliazione della famiglia del lavoro la Corte Costituzionale già nel 1987 con la sentenza n. 1 aveva esteso ai padri alcuni diritti riservati alla madre lavoratrice per tutelare l'interesse del minore e con la sentenza n. 221/2023 afferma che infatti che gli ostacoli posti all’accesso al lavoro per ragioni di maternità costituiscono non solo una discriminazione in ambito lavorativo ma anche un disincentivo alla “scelta della maternità”. Nell'ultimo capitolo abbiamo invece analizzato le due sentenze n. 286/2016 e n. 131/2022 riguardo alla questione del cognome dei figli: con la sentenza n. 28/2016 la Corte Costituzionale compie un significativo passo in avanti per la parità dichiarando l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli nella parte in cui non consentono ai genitori, di comune accordo, di trasmettere al figlio, al momento della nascita, anche il cognome materno. Ma la svolta definitiva, come abbiamo visto, è arrivata con la sentenza n. 131/2022, nella quale la Corte sancisce che l'automatica attribuzione del solo cognome paterno è espressione di una diseguaglianza fra i genitori, che si riversa sull’identità del figlio, così determinando la contestuale violazione degli artt. 2 e 3 Cost. e che, come regola generale, il cognome del figlio deve essere composto dai cognomi di entrambi i genitori. Da ultimo abbiamo tuttavia spiegato come, ad oggi, l'intervento legislativo auspicato dalla Corte per risolvere alcuni problemi di ordine pratico che derivano dall'attribuire entrambi i cognomi non sia arrivato e come questo impedisca il definitivo consolidamento della regola.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
882455_tesidefinitiva.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 2.98 MB
Formato Adobe PDF
2.98 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/111905