Negli ultimi 10 anni la scuola italiana ha visto crescere in modo esponenziale il numero degli studenti stranieri e si è trovata ad affrontare situazioni e problematiche assolutamente nuove. Queste problematiche si sono presentate anche in ambito extrascolastico, infatti, quando nacquero, i centri di aggregazione giovanile sorsero con la finalità di contrastare i rischi di devianza e tossicodipendenza in cui incorrevano i giovani italiani dei quartieri considerati ¿difficili¿, spesso collocati nelle aree marginali delle grandi città. A partire dagli anni Novanta con l'aumentare dell'immigrazione e con il conseguente arrivo dei minori stranieri anche chi si occupava di educazione extrascolastica ha dovuto iniziare a prestare attenzione ai bisogni dei figli degli immigrati e a confrontarsi con la diversità ripensando in chiave interculturale le modalità e strategie educative. Ogni agenzia educativa, in particolare la scuola, ha bisogno di una collaborazione con famiglia, istituzioni, ambiente sociale. Con l'espressione extra scuola si intende l'educazione intenzionale gestita da associazioni sportive o culturali, gruppi di volontariato, parrocchie, comunità di ambito ecclesiale, cooperative, che, appunto, svolgono una serie di compiti educativi, di animazione, recupero scolastico, prevenzione ed altro. Pertanto, alla formazione generale dell'individuo concorrono oltre alla scuola, altri ambiti che offrono opportunità, appunto, nell'ottica della formazione permanente, vale a dire esperienze di crescita in relazione a molteplici dimensioni dell'esistenza umana, percorsi nei quali soggetti adulti e anziani possono continuare ad apprendere ed arricchirsi in termini di umanità. La coscienza dell'importanza dell'educazione extrascolastica è cresciuta negli ultimi anni, di pari passo con la scoperta che la maggior parte degli apprendimenti avviene fuori della scuola. Oggi si assiste al continuo proliferare di iniziative extrascolastiche di vario tipo: recupero, animazione e socializzazione di bambini e adolescenti (doposcuola, centri di animazione ed altre realtà con denominazioni diverse). In questa prospettiva di integrazione, la scuola e l'extrascuola sono sollecitati a stabilire rapporti per elaborare progetti comuni, in un'ottica di partecipazione attiva ad un lavoro di rete. Per realizzare ciò, è necessario che esplorino la complementarità dei ruoli, ma soprattutto si definiscano i contenuti di tale collaborazione. Emerge come necessario un approfondimento di ipotesi di continuità o di integrazione tra i diversi ambienti di vita che abbia al centro la globalità della persona. Occorre impegnarsi per realizzare un effettivo sistema formativo integrato, cioè un progetto istituzionale e culturale che miri a coordinare ed integrare le agenzie storiche «istituzionalmente» formative: famiglia, scuola, enti locali, associazionismo. Questa esigenza diventa urgente nei casi di disagio o insuccesso scolastico, fenomeni che vanno affrontati in una prospettiva multifattoriale e non solo sotto il profilo dell'educazione. Di qui la necessità che gli insegnanti e gli educatori (che talora hanno una conoscenza diversa del soggetto, perché visto sotto altri profili, nonché l'opportunità di essere più vicini al suo vissuto) dei ragazzi in difficoltà stabiliscano tra di loro un contatto per perseguire, sia pur in diversi ambiti e nel rispetto delle specifiche competenze, comuni obiettivi educativi e strategie coerenti.
Educazione extrascolastica: l'importanza educativa del rapporto tra scuola ed extrascuola
GAMBINO, FEDERICA MARIA
2010/2011
Abstract
Negli ultimi 10 anni la scuola italiana ha visto crescere in modo esponenziale il numero degli studenti stranieri e si è trovata ad affrontare situazioni e problematiche assolutamente nuove. Queste problematiche si sono presentate anche in ambito extrascolastico, infatti, quando nacquero, i centri di aggregazione giovanile sorsero con la finalità di contrastare i rischi di devianza e tossicodipendenza in cui incorrevano i giovani italiani dei quartieri considerati ¿difficili¿, spesso collocati nelle aree marginali delle grandi città. A partire dagli anni Novanta con l'aumentare dell'immigrazione e con il conseguente arrivo dei minori stranieri anche chi si occupava di educazione extrascolastica ha dovuto iniziare a prestare attenzione ai bisogni dei figli degli immigrati e a confrontarsi con la diversità ripensando in chiave interculturale le modalità e strategie educative. Ogni agenzia educativa, in particolare la scuola, ha bisogno di una collaborazione con famiglia, istituzioni, ambiente sociale. Con l'espressione extra scuola si intende l'educazione intenzionale gestita da associazioni sportive o culturali, gruppi di volontariato, parrocchie, comunità di ambito ecclesiale, cooperative, che, appunto, svolgono una serie di compiti educativi, di animazione, recupero scolastico, prevenzione ed altro. Pertanto, alla formazione generale dell'individuo concorrono oltre alla scuola, altri ambiti che offrono opportunità, appunto, nell'ottica della formazione permanente, vale a dire esperienze di crescita in relazione a molteplici dimensioni dell'esistenza umana, percorsi nei quali soggetti adulti e anziani possono continuare ad apprendere ed arricchirsi in termini di umanità. La coscienza dell'importanza dell'educazione extrascolastica è cresciuta negli ultimi anni, di pari passo con la scoperta che la maggior parte degli apprendimenti avviene fuori della scuola. Oggi si assiste al continuo proliferare di iniziative extrascolastiche di vario tipo: recupero, animazione e socializzazione di bambini e adolescenti (doposcuola, centri di animazione ed altre realtà con denominazioni diverse). In questa prospettiva di integrazione, la scuola e l'extrascuola sono sollecitati a stabilire rapporti per elaborare progetti comuni, in un'ottica di partecipazione attiva ad un lavoro di rete. Per realizzare ciò, è necessario che esplorino la complementarità dei ruoli, ma soprattutto si definiscano i contenuti di tale collaborazione. Emerge come necessario un approfondimento di ipotesi di continuità o di integrazione tra i diversi ambienti di vita che abbia al centro la globalità della persona. Occorre impegnarsi per realizzare un effettivo sistema formativo integrato, cioè un progetto istituzionale e culturale che miri a coordinare ed integrare le agenzie storiche «istituzionalmente» formative: famiglia, scuola, enti locali, associazionismo. Questa esigenza diventa urgente nei casi di disagio o insuccesso scolastico, fenomeni che vanno affrontati in una prospettiva multifattoriale e non solo sotto il profilo dell'educazione. Di qui la necessità che gli insegnanti e gli educatori (che talora hanno una conoscenza diversa del soggetto, perché visto sotto altri profili, nonché l'opportunità di essere più vicini al suo vissuto) dei ragazzi in difficoltà stabiliscano tra di loro un contatto per perseguire, sia pur in diversi ambiti e nel rispetto delle specifiche competenze, comuni obiettivi educativi e strategie coerenti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/111818