Il seguente lavoro di tesi tratta gli elementi di continuità e discontinuità nell’umanesimo giuridico, rivolgendo precipua attenzione ai secoli dal XIV al XVI. Nel corso dello studio si terrà conto dell’evoluzione e dell’involuzione attraversate dal diritto comune, delineandone i dovuti contorni; tale analisi è necessaria affinché, seguendo un climax crescente, si possa apprezzare la portata di continuità di quello che può essere definito il filone dottrinale. Le innovazioni che la cultura umanistica apporta al sistema giuridico non sono, difatti, da contrapporre strenuamente alla giurisprudenza medievale, bensì vanno comprese nella loro organicità. Gli umanisti rilanciano il discorso riguardante la duttilità delle lettere, sviluppando un nuovo metodo di ricerca che possa restituire ai testi classici il loro antico splendore; in tal senso si sviluppa la critica nei confronti dei giuristi medievali e, perfino, nei confronti della stessa compilazione giustinianea. Tuttavia, tale biasimo non deve essere letto come sterile polemica; la tradizionale netta contrapposizione tra giuristi medievali e umanisti sembra cedere, infatti, il passo ad una lettura nuova, volta ad evidenziare gli aspetti di concordanza tra i primi ed i secondi. Da Petrarca a Valla, il pensiero di questi grandi autori non si è mai limitato ad un veemente attacco al diritto comune, che pur arrovellatosi su sé stesso aveva oramai perso la sua portata innovativa, bensì si è spinto a proporre una metodologia che potesse rinnovare il sistema giuridico. La presente tesi all’esame di questo primo filone metodologico accosta l’analisi del filone istituzionale-politico. Particolare attenzione è rivolta alla figura di Mercurino di Gattinara ed al suo cosiddetto predatory humanism; egli si servì, difatti, della sua formazione umanistica per promuovere gli interessi di Carlo V e perseguire il suo obiettivo di monarchia universale. Umanisti quali Erasmo e Machiavelli si occuparono di definire quali fossero le virtù che il principe o, meglio, colui il quale si occupa della cosa pubblica deve possedere. La dissertazione si conclude con una analisi sul diritto, per come concepito in seguito al tramonto del periodo umanistico ed agli albori della nascita dello Stato moderno.
Elementi di continuità e discontinuità nell’umanesimo giuridico (sec. XIV-XVI)
MAZZEO, STELLA
2023/2024
Abstract
Il seguente lavoro di tesi tratta gli elementi di continuità e discontinuità nell’umanesimo giuridico, rivolgendo precipua attenzione ai secoli dal XIV al XVI. Nel corso dello studio si terrà conto dell’evoluzione e dell’involuzione attraversate dal diritto comune, delineandone i dovuti contorni; tale analisi è necessaria affinché, seguendo un climax crescente, si possa apprezzare la portata di continuità di quello che può essere definito il filone dottrinale. Le innovazioni che la cultura umanistica apporta al sistema giuridico non sono, difatti, da contrapporre strenuamente alla giurisprudenza medievale, bensì vanno comprese nella loro organicità. Gli umanisti rilanciano il discorso riguardante la duttilità delle lettere, sviluppando un nuovo metodo di ricerca che possa restituire ai testi classici il loro antico splendore; in tal senso si sviluppa la critica nei confronti dei giuristi medievali e, perfino, nei confronti della stessa compilazione giustinianea. Tuttavia, tale biasimo non deve essere letto come sterile polemica; la tradizionale netta contrapposizione tra giuristi medievali e umanisti sembra cedere, infatti, il passo ad una lettura nuova, volta ad evidenziare gli aspetti di concordanza tra i primi ed i secondi. Da Petrarca a Valla, il pensiero di questi grandi autori non si è mai limitato ad un veemente attacco al diritto comune, che pur arrovellatosi su sé stesso aveva oramai perso la sua portata innovativa, bensì si è spinto a proporre una metodologia che potesse rinnovare il sistema giuridico. La presente tesi all’esame di questo primo filone metodologico accosta l’analisi del filone istituzionale-politico. Particolare attenzione è rivolta alla figura di Mercurino di Gattinara ed al suo cosiddetto predatory humanism; egli si servì, difatti, della sua formazione umanistica per promuovere gli interessi di Carlo V e perseguire il suo obiettivo di monarchia universale. Umanisti quali Erasmo e Machiavelli si occuparono di definire quali fossero le virtù che il principe o, meglio, colui il quale si occupa della cosa pubblica deve possedere. La dissertazione si conclude con una analisi sul diritto, per come concepito in seguito al tramonto del periodo umanistico ed agli albori della nascita dello Stato moderno.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/111657