Il presente lavoro è dedicato al fenomeno dell'interpretazione giuridica, partendo dalle sue caratteristiche peculiari, sulla base dei diversi soggetti preposti alle tre distinte attività interpretative, quali, l'interpretazione legale, l'interpretazione dottrinale e l'interpretazione giudiziale, che seguono scopi e modalità fra loro differenti. Nello svolgimento del lavoro, oltre ad approfondire lo stretto legame fra interpretazione ed applicazione della legge e fra interpretazione e argomentazione giuridica, si è proceduto a compiere un lungo excursus delle diverse teorie dell'interpretazione giuridica, a partire dal giuspositivismo ottocentesco con la scuola dell'Esegesi e la Giurisprudenza dei concetti, fino ai due grandi indirizzi del giuspositivismo contemporaneo, quali, il Normativismo kelseniano, con la teoria pura del diritto di Kelsen ed il Realismo, nelle sue due versioni, il realismo scandinavo che considera diritto valido, solo il diritto che risulta dalle decisioni giudiziali secondo ragione ed il realismo americano, nato da un movimento sociologico e basato sulle decisioni delle Corti di giustizia americane. Si prosegue con le due scuole interpretative del Novecento: la scuola analitica e la scuola ermeneutica, le quali studiano la natura dell'attività interpretativa, giungendo a conclusioni diverse pur conservando punti di contatto. Gran parte del secondo capitolo, approfondisce, le caratteristiche della scuola analitica, con particolare accento al broad positivism di Bobbio, basato sull'analisi linguistica e sulla teoria dei livelli di discorso, per poi passare alle caratteristiche della scuola ermeneutica, fondata sulle istanze filosofiche di Gadamer, recepite da giuristi tedeschi e italiani, come Esser, Kaufmann, Hassemer, Viola e Zaccaria. Viene, dunque, esaminato il concetto di precomprensione tradotto in diritto da Esser, insieme ai controlli di razionalità della decisione giudiziale. Il terzo capitolo, che rappresenta il centro della trattazione, è dedicato all'interpretazione della legge penale, partendo dalla disciplina legale dell'art. 12 delle preleggi e dall'analisi dei tradizionali canoni interpretativi relativi a tutte le leggi dell'ordinamento giuridico, per poi giungere alla singolarità del diritto penale, in cui più rigoroso è il vincolo testuale. Segue un approfondimento del principio di determinatezza e tassatività della fattispecie penale, sulla base degli studi in tema di ragionevolezza e significatività condotti da Giorgio Licci. Il quarto capitolo è dedicato alla figura dell'analogia, relativamente al problema delle lacune dell'ordinamento giuridico ed in particolare al divieto di applicazione analogica vigente in ambito penale, con particolare attenzione alla disciplina legale dell'art. 14 delle preleggi, degli artt. 1 e 199 c.p. e dell'art. 25 cpv. Cost. Infine viene analizzato il problema relativo all'estensione del divieto di analogia e la distinzione fra applicazione analogica ed interpretazione estensiva, con particolare attenzione alla concezione ermeneutica. Al termine del lavoro si formulano delle conclusioni in merito alle differenze metodologiche sulla concezione del linguaggio fra scuola analitica e scuola ermeneutica. Tuttavia, la conclusione del lavoro intende porre l'attenzione sulla collocazione delle due teorie interpretative nel contesto penalistico, data la particolare funzione del diritto penale, consistente nel compiere scelte di primaria importanza per la libertà del cittadino
L'interpretazione della legge penale fra accostamenti analitici e accostamenti ermeneutici
FERRARA, DANIELA
2010/2011
Abstract
Il presente lavoro è dedicato al fenomeno dell'interpretazione giuridica, partendo dalle sue caratteristiche peculiari, sulla base dei diversi soggetti preposti alle tre distinte attività interpretative, quali, l'interpretazione legale, l'interpretazione dottrinale e l'interpretazione giudiziale, che seguono scopi e modalità fra loro differenti. Nello svolgimento del lavoro, oltre ad approfondire lo stretto legame fra interpretazione ed applicazione della legge e fra interpretazione e argomentazione giuridica, si è proceduto a compiere un lungo excursus delle diverse teorie dell'interpretazione giuridica, a partire dal giuspositivismo ottocentesco con la scuola dell'Esegesi e la Giurisprudenza dei concetti, fino ai due grandi indirizzi del giuspositivismo contemporaneo, quali, il Normativismo kelseniano, con la teoria pura del diritto di Kelsen ed il Realismo, nelle sue due versioni, il realismo scandinavo che considera diritto valido, solo il diritto che risulta dalle decisioni giudiziali secondo ragione ed il realismo americano, nato da un movimento sociologico e basato sulle decisioni delle Corti di giustizia americane. Si prosegue con le due scuole interpretative del Novecento: la scuola analitica e la scuola ermeneutica, le quali studiano la natura dell'attività interpretativa, giungendo a conclusioni diverse pur conservando punti di contatto. Gran parte del secondo capitolo, approfondisce, le caratteristiche della scuola analitica, con particolare accento al broad positivism di Bobbio, basato sull'analisi linguistica e sulla teoria dei livelli di discorso, per poi passare alle caratteristiche della scuola ermeneutica, fondata sulle istanze filosofiche di Gadamer, recepite da giuristi tedeschi e italiani, come Esser, Kaufmann, Hassemer, Viola e Zaccaria. Viene, dunque, esaminato il concetto di precomprensione tradotto in diritto da Esser, insieme ai controlli di razionalità della decisione giudiziale. Il terzo capitolo, che rappresenta il centro della trattazione, è dedicato all'interpretazione della legge penale, partendo dalla disciplina legale dell'art. 12 delle preleggi e dall'analisi dei tradizionali canoni interpretativi relativi a tutte le leggi dell'ordinamento giuridico, per poi giungere alla singolarità del diritto penale, in cui più rigoroso è il vincolo testuale. Segue un approfondimento del principio di determinatezza e tassatività della fattispecie penale, sulla base degli studi in tema di ragionevolezza e significatività condotti da Giorgio Licci. Il quarto capitolo è dedicato alla figura dell'analogia, relativamente al problema delle lacune dell'ordinamento giuridico ed in particolare al divieto di applicazione analogica vigente in ambito penale, con particolare attenzione alla disciplina legale dell'art. 14 delle preleggi, degli artt. 1 e 199 c.p. e dell'art. 25 cpv. Cost. Infine viene analizzato il problema relativo all'estensione del divieto di analogia e la distinzione fra applicazione analogica ed interpretazione estensiva, con particolare attenzione alla concezione ermeneutica. Al termine del lavoro si formulano delle conclusioni in merito alle differenze metodologiche sulla concezione del linguaggio fra scuola analitica e scuola ermeneutica. Tuttavia, la conclusione del lavoro intende porre l'attenzione sulla collocazione delle due teorie interpretative nel contesto penalistico, data la particolare funzione del diritto penale, consistente nel compiere scelte di primaria importanza per la libertà del cittadinoFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/111266