BACKGROUND The introduction of atezolizumab + bevacizumab in the first-line therapy has changed the treatment algorithm of advanced hepatocellular carcinoma, replacing the standard treatment based on sorafenib. This novelty changed the role of tyrosine chinase inhibitors (TKi), which are now used in the second-line treatment, and opened a debate on which drugs could produce the best results when administered after first-line immunotherapy. OBJECTIVES The overall goal of this study is to determine how many patients with advanced hepatocellular carcinoma had access to a second-line systemic treatment after immunotherapy. In order to reach this objective, we analyzed patients treated within clinical trials conducted at the Oncology division of the Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano in Turin and receiving systemic treatment. METHODS This analysis reports the experience obtained with the patients enrolled in the RATIONALE-301, AMETHISTA and COSMIC clinical studies, who have been treated with tislelizumab, atezolizumab + bevacizumab and cabozantinib respectively. The patients underwent a periodical instrumental restaging by CT scan; in case of disease progression, if possible, the patients were proposed either to continue the first-line therapy beyond progression or to start a second-line treatment. RESULTS This analysis confirms the results obtained by the studies conducted on the first-line immunotherapy, considering both progression-free survival and overall survival. A certain number of the enrolled patients received immunotherapy beyond progression; this choice was made more frequently for those patients who showed a better disease control during the first-line treatment. In consideration of the limited disease control and of the promising post-progression survival (9.2 months), a rapid change into a second-line therapy, if possible, would be preferable for the most part of the patients incurring in disease progression. Second-line therapy was entirely based on tyrosine chinase inhibitors, according to the current standard treatment, showing a 3.4-month mPFS and a 9.9-month mOS. These results are inferior to those obtained in the first-line treatment; this is due to the fact that the patients’ hepatic function and clinical condition worsen with the subsequent treatment lines, causing a more complex disease control. CONCLUSIONS The introduction of immunotherapy in the first-line treatment has highlighted the necessity of creating a new therapeutic algorithm for the hepatocellular carcinoma, as well as showing new evidences in the second-line treatment after immunotherapy. Furthermore, the improved availability of treatments has enhanced the survival outcome in both first and second-line therapies if compared to the one registered in the past years.

BACKGROUND L’introduzione nella prima linea terapeutica di atezolizumab + bevacizumab ha rivoluzionato l’algoritmo di trattamento dei pazienti affetti da epatocarcinoma avanzato, spiazzando lo standard di cura a base di sorafenib. Questa novità ha determinato un cambiamento di ruolo dei farmaci inibitori tirosin-chinasici (TKi), che sono oggi utilizzati nel trattamento di seconda linea, e ha aperto il dibattito su quali possano essere i farmaci preferibili da applicare dopo una prima linea immunoterapica. OBIETTIVI L’obiettivo della tesi è valutare quanti pazienti affetti da epatocarcinoma avanzato abbiano avuto accesso ad un trattamento sistemico di seconda linea dopo immunoterapia. Al fine di perseguire questo obiettivo, sono stati analizzati i pazienti sottoposti a trattamento sistemico presso l’Oncologia dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino. MATERIALI E METODI Nella presente analisi viene riportata l’esperienza avuta con pazienti inseriti negli studi clinici RATIONALE-301, AMETHISTA e COSMIC, che prevedevano rispettivamente la somministrazione di tislelizumab, atezolizumab + bevacizumab e cabozantinib. I pazienti sono stati sottoposti ad una periodica ristadiazione strumentale mediante esame TC e qualora si sia rilevata una progressione di malattia, laddove possibile, è stato loro proposto di proseguire il trattamento di prima linea beyond progression o di intraprendere una seconda linea terapeutica. RISULTATI Nel contesto della prima linea terapeutica, il presente lavoro di tesi ha confermato quanto già riscontrato dagli studi che hanno indagato la prima linea a base di immunoterapici, sia in termini di sopravvivenza libera da progressione che di sopravvivenza globale. Dei pazienti presi in analisi, una parte ha poi ricevuto il trattamento immunoterapico beyond progression; la scelta è stata presa più frequentemente per quei pazienti che avevano dimostrato un maggiore controllo di malattia in corso di prima linea terapeutica. Alla luce del limitato controllo della malattia con terapia beyond progression e della promettente sopravvivenza post-progressione registrata, di 9.2 mesi, si ritiene che per la maggior parte dei pazienti risulterebbe auspicabile, in seguito a progressione di malattia e laddove possibile, un rapido passaggio alla seconda linea terapeutica. Il trattamento di seconda linea si è basato interamente sulla somministrazione di inibitori tirosin-chinasici, secondo quello che oggi è lo standard terapeutico, registrando una PFS mediana di 3.4 mesi e una OS mediana di 9.9 mesi. Tali dati risultano inferiori a quelli registrati nel trattamento di prima linea ma riferibili dal fatto che il paziente, con il passare del tempo, presenterà una condizione clinica e una funzionalità epatica sempre più compromesse, inficiando conseguentemente la risposta al trattamento. CONCLUSIONI L’introduzione dell’immunoterapia nella pratica clinica del trattamento di prima linea ha imposto la necessità di ridisegnare l’algoritmo terapeutico dell’epatocarcinoma e di produrre evidenze su attività ed efficacia di trattamenti che, fino ad ora, erano utilizzati in pazienti non trattati con immunoterapia. Si afferma inoltre che la maggiore disponibilità di farmaci consente oggi di ottenere sopravvivenze migliori rispetto allo scenario terapeutico di qualche lustro fa, sia in prima che in seconda linea.

Strategie di seconda linea dopo immunoterapia nel trattamento dell'epatocarcinoma avanzato

FEGATELLI, FEDERICA
2021/2022

Abstract

BACKGROUND L’introduzione nella prima linea terapeutica di atezolizumab + bevacizumab ha rivoluzionato l’algoritmo di trattamento dei pazienti affetti da epatocarcinoma avanzato, spiazzando lo standard di cura a base di sorafenib. Questa novità ha determinato un cambiamento di ruolo dei farmaci inibitori tirosin-chinasici (TKi), che sono oggi utilizzati nel trattamento di seconda linea, e ha aperto il dibattito su quali possano essere i farmaci preferibili da applicare dopo una prima linea immunoterapica. OBIETTIVI L’obiettivo della tesi è valutare quanti pazienti affetti da epatocarcinoma avanzato abbiano avuto accesso ad un trattamento sistemico di seconda linea dopo immunoterapia. Al fine di perseguire questo obiettivo, sono stati analizzati i pazienti sottoposti a trattamento sistemico presso l’Oncologia dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino. MATERIALI E METODI Nella presente analisi viene riportata l’esperienza avuta con pazienti inseriti negli studi clinici RATIONALE-301, AMETHISTA e COSMIC, che prevedevano rispettivamente la somministrazione di tislelizumab, atezolizumab + bevacizumab e cabozantinib. I pazienti sono stati sottoposti ad una periodica ristadiazione strumentale mediante esame TC e qualora si sia rilevata una progressione di malattia, laddove possibile, è stato loro proposto di proseguire il trattamento di prima linea beyond progression o di intraprendere una seconda linea terapeutica. RISULTATI Nel contesto della prima linea terapeutica, il presente lavoro di tesi ha confermato quanto già riscontrato dagli studi che hanno indagato la prima linea a base di immunoterapici, sia in termini di sopravvivenza libera da progressione che di sopravvivenza globale. Dei pazienti presi in analisi, una parte ha poi ricevuto il trattamento immunoterapico beyond progression; la scelta è stata presa più frequentemente per quei pazienti che avevano dimostrato un maggiore controllo di malattia in corso di prima linea terapeutica. Alla luce del limitato controllo della malattia con terapia beyond progression e della promettente sopravvivenza post-progressione registrata, di 9.2 mesi, si ritiene che per la maggior parte dei pazienti risulterebbe auspicabile, in seguito a progressione di malattia e laddove possibile, un rapido passaggio alla seconda linea terapeutica. Il trattamento di seconda linea si è basato interamente sulla somministrazione di inibitori tirosin-chinasici, secondo quello che oggi è lo standard terapeutico, registrando una PFS mediana di 3.4 mesi e una OS mediana di 9.9 mesi. Tali dati risultano inferiori a quelli registrati nel trattamento di prima linea ma riferibili dal fatto che il paziente, con il passare del tempo, presenterà una condizione clinica e una funzionalità epatica sempre più compromesse, inficiando conseguentemente la risposta al trattamento. CONCLUSIONI L’introduzione dell’immunoterapia nella pratica clinica del trattamento di prima linea ha imposto la necessità di ridisegnare l’algoritmo terapeutico dell’epatocarcinoma e di produrre evidenze su attività ed efficacia di trattamenti che, fino ad ora, erano utilizzati in pazienti non trattati con immunoterapia. Si afferma inoltre che la maggiore disponibilità di farmaci consente oggi di ottenere sopravvivenze migliori rispetto allo scenario terapeutico di qualche lustro fa, sia in prima che in seconda linea.
Second-line strategies after immunotherapy in the treatment of advanced hepatocellular carcinoma
BACKGROUND The introduction of atezolizumab + bevacizumab in the first-line therapy has changed the treatment algorithm of advanced hepatocellular carcinoma, replacing the standard treatment based on sorafenib. This novelty changed the role of tyrosine chinase inhibitors (TKi), which are now used in the second-line treatment, and opened a debate on which drugs could produce the best results when administered after first-line immunotherapy. OBJECTIVES The overall goal of this study is to determine how many patients with advanced hepatocellular carcinoma had access to a second-line systemic treatment after immunotherapy. In order to reach this objective, we analyzed patients treated within clinical trials conducted at the Oncology division of the Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano in Turin and receiving systemic treatment. METHODS This analysis reports the experience obtained with the patients enrolled in the RATIONALE-301, AMETHISTA and COSMIC clinical studies, who have been treated with tislelizumab, atezolizumab + bevacizumab and cabozantinib respectively. The patients underwent a periodical instrumental restaging by CT scan; in case of disease progression, if possible, the patients were proposed either to continue the first-line therapy beyond progression or to start a second-line treatment. RESULTS This analysis confirms the results obtained by the studies conducted on the first-line immunotherapy, considering both progression-free survival and overall survival. A certain number of the enrolled patients received immunotherapy beyond progression; this choice was made more frequently for those patients who showed a better disease control during the first-line treatment. In consideration of the limited disease control and of the promising post-progression survival (9.2 months), a rapid change into a second-line therapy, if possible, would be preferable for the most part of the patients incurring in disease progression. Second-line therapy was entirely based on tyrosine chinase inhibitors, according to the current standard treatment, showing a 3.4-month mPFS and a 9.9-month mOS. These results are inferior to those obtained in the first-line treatment; this is due to the fact that the patients’ hepatic function and clinical condition worsen with the subsequent treatment lines, causing a more complex disease control. CONCLUSIONS The introduction of immunotherapy in the first-line treatment has highlighted the necessity of creating a new therapeutic algorithm for the hepatocellular carcinoma, as well as showing new evidences in the second-line treatment after immunotherapy. Furthermore, the improved availability of treatments has enhanced the survival outcome in both first and second-line therapies if compared to the one registered in the past years.
ROCCATELLO, DARIO
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