Il fruttosio è uno zucchero naturalmente presente nella frutta e nel miele. Negli anni ’70 è stato introdotto lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio utilizzato dalle industrie alimentari come dolcificante per alimenti e bevande, in quanto possiede un basso indice glicemico e un potere dolcificante maggiore rispetto agli altri zuccheri, per cui può essere utilizzato in minor quantità. Il principale problema legato al consumo di fruttosio è il suo metabolismo: a differenza del glucosio, fonte energetica primaria delle cellule, il fruttosio viene convertito in glicogeno epatico attraverso la gluconeogenesi e, se presente in eccesso, può essere convertito in acidi grassi attraverso la lipogenesi, con conseguente sviluppo di steatosi epatica. Inoltre, questo zucchero viene sintetizzato a livello endogeno attraverso la via del sorbitolo. Alcuni studi condotti sull’epidemiologia dell’obesità indicano che un eccesso di fruttosio possa indurre molteplici disfunzioni caratteristiche della sindrome metabolica. La sindrome metabolica è una patologia cronica multifattoriale che riunisce in un’unica definizione un gruppo di disordini metabolici quali obesità, iperglicemia, ipertensione arteriosa, dislipidemia e ipercolesterolemia: sono sufficienti tre di queste alterazioni per definire il quadro della sindrome metabolica. L’ipotesi di sopravvivenza del fruttosio propone che l’obesità e i disordini metabolici possano essersi sviluppati da un’eccessiva stimolazione di una risposta biologica definita “interruttore di sopravvivenza”, la quale si è evoluta negli organismi animali con lo scopo di protezione nei confronti di un’eventuale deprivazione di risorse energetiche. Il fruttosio porta infatti ad una diminuzione transitoria di fosfato libero intracellulare dovuta alla rapida fosforilazione epatica del fruttosio. Questo si traduce in un accumulo di AMP, convertito in acido urico e correlato con uno stato di stress ossidativo mitocondriale. La risposta di sopravvivenza è caratterizzata da aumento dello stimolo della fame, accumulo di grasso, aumento di peso, resistenza all’insulina, infiammazione sistemica e aumento della pressione sanguigna. Riducendo l’energia attiva nella cellula, il fruttosio porta a conseguenze negative per l’organismo: i livelli di ATP non scendono al punto da minacciare la sopravvivenza, ma abbastanza da attivare l’allarme che le riserve di energia utilizzabili rischiano di esaurirsi innestando "l'interruttore di sopravvivenza”. Il consumo eccessivo di bevande zuccherate con fruttosio può alterare la salute metabolica e contribuire all’insorgenza della sindrome metabolica. Nel recente studio di Bettina&al sono stati confrontati gli effetti di cinque bevande diversamente zuccherate sulla sensibilità all’insulina, attraverso un test di tolleranza orale al glucosio (OGTT). I partecipanti hanno consumato queste bevande per due settimane e sono stati sottoposti al test orale prima e dopo il trattamento. Al termine dello studio, non sono state riscontrate differenze tra i cinque gruppi sperimentali nei parametri metabolici di base. Il fruttosio ha influenzato negativamente la sensibilità epatica all’insulina, mentre il glucosio ha influenzato negativamente la sensibilità muscolare all'insulina e la tolleranza dell’organismo al glucosio. Nonostante la breve durata dell’intervento, i risultati dimostrano quanto velocemente il consumo eccessivo di bevande zuccherate possa contribuire a una disregolazione metabolica.
Il fruttosio come "interruttore di sopravvivenza" nella sindrome metabolica
GIORGIS, ALESSIA
2023/2024
Abstract
Il fruttosio è uno zucchero naturalmente presente nella frutta e nel miele. Negli anni ’70 è stato introdotto lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio utilizzato dalle industrie alimentari come dolcificante per alimenti e bevande, in quanto possiede un basso indice glicemico e un potere dolcificante maggiore rispetto agli altri zuccheri, per cui può essere utilizzato in minor quantità. Il principale problema legato al consumo di fruttosio è il suo metabolismo: a differenza del glucosio, fonte energetica primaria delle cellule, il fruttosio viene convertito in glicogeno epatico attraverso la gluconeogenesi e, se presente in eccesso, può essere convertito in acidi grassi attraverso la lipogenesi, con conseguente sviluppo di steatosi epatica. Inoltre, questo zucchero viene sintetizzato a livello endogeno attraverso la via del sorbitolo. Alcuni studi condotti sull’epidemiologia dell’obesità indicano che un eccesso di fruttosio possa indurre molteplici disfunzioni caratteristiche della sindrome metabolica. La sindrome metabolica è una patologia cronica multifattoriale che riunisce in un’unica definizione un gruppo di disordini metabolici quali obesità, iperglicemia, ipertensione arteriosa, dislipidemia e ipercolesterolemia: sono sufficienti tre di queste alterazioni per definire il quadro della sindrome metabolica. L’ipotesi di sopravvivenza del fruttosio propone che l’obesità e i disordini metabolici possano essersi sviluppati da un’eccessiva stimolazione di una risposta biologica definita “interruttore di sopravvivenza”, la quale si è evoluta negli organismi animali con lo scopo di protezione nei confronti di un’eventuale deprivazione di risorse energetiche. Il fruttosio porta infatti ad una diminuzione transitoria di fosfato libero intracellulare dovuta alla rapida fosforilazione epatica del fruttosio. Questo si traduce in un accumulo di AMP, convertito in acido urico e correlato con uno stato di stress ossidativo mitocondriale. La risposta di sopravvivenza è caratterizzata da aumento dello stimolo della fame, accumulo di grasso, aumento di peso, resistenza all’insulina, infiammazione sistemica e aumento della pressione sanguigna. Riducendo l’energia attiva nella cellula, il fruttosio porta a conseguenze negative per l’organismo: i livelli di ATP non scendono al punto da minacciare la sopravvivenza, ma abbastanza da attivare l’allarme che le riserve di energia utilizzabili rischiano di esaurirsi innestando "l'interruttore di sopravvivenza”. Il consumo eccessivo di bevande zuccherate con fruttosio può alterare la salute metabolica e contribuire all’insorgenza della sindrome metabolica. Nel recente studio di Bettina&al sono stati confrontati gli effetti di cinque bevande diversamente zuccherate sulla sensibilità all’insulina, attraverso un test di tolleranza orale al glucosio (OGTT). I partecipanti hanno consumato queste bevande per due settimane e sono stati sottoposti al test orale prima e dopo il trattamento. Al termine dello studio, non sono state riscontrate differenze tra i cinque gruppi sperimentali nei parametri metabolici di base. Il fruttosio ha influenzato negativamente la sensibilità epatica all’insulina, mentre il glucosio ha influenzato negativamente la sensibilità muscolare all'insulina e la tolleranza dell’organismo al glucosio. Nonostante la breve durata dell’intervento, i risultati dimostrano quanto velocemente il consumo eccessivo di bevande zuccherate possa contribuire a una disregolazione metabolica.File | Dimensione | Formato | |
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