Visual disabilities represent a very delicate condition in an individual's life and, in particular, in their everyday life. In this paper, it was decided to analyse the relationship between visual impairment and physical activity (PA), as this condition can limit and complicate exercise and participation in various sports. The topic of inclusion of blind people and how PA can promote the process of inclusion of blind people within the social context will also be explored. The analysis is based on seven randomised controlled trials (RCTs), published since 2000, obtained by searching PubMed. The search string consisted of words such as 'blindness', 'visual impairment', 'physical activity', 'sport', 'adapted physical activity' and 'physiotherapy'. Initially, 90 sources were identified. After the screening phase, only seven of them were included in the review. Blind athletes registered in elite sports, estimated by the International Blind Sport Association (IBSA), number 2500, located in 123 member countries. Of these, 31 have no completed registration in blind sports, of which 22 have a prevalence of blindness and visual impairment (VI) above the global average. Secondly, studies on social participation show that older people with visual impairment engage in fewer activities than those without, primarily with regard to PA. In fact, only 18% of blind elderly perform PA compared to 33.6% of sighted elderly. Thirdly, athletes with visual impairment participate in sporting activities for the duration of 1 to 20 years (5.20 ± 3.34 years) and have a preference for functional training (P = 0.047) over playing actual sports (P = 0.031). Changes in the quality of life (QoL) were also highlighted: an improvement was observed in the physical domain after the functional training programme (7.7%) and in the environmental domain after sports training (7.5%). Finally, the review also studied the sedentary behaviour (SB) of blind subjects. The total sedentary time and the duration of SB breaks of women with VI are greater than those without VI. In general, the number of sedentary periods lasting greater than or equal to 10' mainly concerns blind persons. Furthermore, adults aged 50 years or older with non-refractive visual impairment seemed to accumulate a lower PA in lifestyle, particularly in women (mean min/week difference -82.8, 95% CI: -147.8 to -17.8). Finally, the role of families with respect to children's sports participation was investigated. Parents appreciate PA, but lack the necessary skills to safely involve their children in such activities. Various studies show that visually impaired individuals have low PA levels, particularly with advancing age. Those who perform PA on a regular basis, according to WHO guidelines, maintain a better QoL and notice several physical benefits, also preventing further complications. Therefore, adapted physical activity should be promoted from an early age by ensuring a support system that enables families to be more physically active by including individuals with disabilities within the various sporting and social contexts.

Le disabilità visive rappresentano una condizione molto delicata della vita di un individuo e, in particolare, della sua quotidianità. In questo elaborato si è deciso di analizzare il rapporto tra le disabilità visive e l’attività fisica (PA), in quanto tale condizione può limitare e complicare l’esercizio e la partecipazione alle varie pratiche sportive. Verrà inoltre approfondito il tema dell’inclusione dei soggetti ciechi e di come la PA possa favorire il processo d’inserimento degli stessi all’interno del contesto sociale. L’analisi si basa su sette studi randomizzati controllati (RCT), pubblicati a partire dal 2000, ottenuti mediante ricerca su PubMed. La stringa di ricerca era costituita da parole come: “cecità”, ”disabilità visiva”, “attività fisica”, “sport”, “attività fisica adattata” e “fisioterapia”. Inizialmente, sono state identificate 90 fonti. Dopo la fase di screening, ne sette di esse sono state incluse nella revisione. Gli atleti ciechi iscritti agli sport d'elite, stimati dall’International Blind Sport Association (IBSA), sono 2500, localizzati in 123 Paesi membri. Tra questi, 31 non hanno alcuna registrazione completata negli sport per ciechi, di cui 22 hanno una prevalenza di cecità e deficit visivo (VI) superiore alla media globale. In secondo luogo, gli studi inerenti la partecipazione sociale dimostrano come gli anziani con disabilità visiva svolgono meno attività rispetto a quelli senza, in primo luogo per quanto riguarda laPA. Infatti, solo il 18% di anziani ciechi svolge PA contro il 33,6 % di anziani vedenti. In terzo luogo, gli atleti con disabilità visiva frequentano attività sportive per la durata da 1 a 20 anni (5,20 ± 3,34 anni) e prediligono svolgere un allenamento di tipo funzionale (P = 0,047) rispetto allo svolgimento di veri e propri sport (P = 0,031). Sono stati evidenziati anche cambiamenti relativi alla qualità della vita (QoL): infatti, è stato osservato un miglioramento nell'ambito fisico dopo il programma di allenamento funzionale (7,7%) e nell'ambito ambientale dopo l'allenamento sportivo (7,5%). Infine, la revisione ha studiato anche il comportamento sedentario (SB) dei soggetti ciechi. Il tempo sedentario totale e la durata delle pause SB delle donne con VI sono maggiori rispetto alle donne senza VI. In generale, il numero di periodi sedentari della durata maggiore o uguale a 10’ riguarda principalmente le persone cieche. Inoltre, gli adulti di età pari o superiore a 50 anni con disabilità visiva non refrattiva sembravano accumulare una PA più bassa nello stile di vita, in particolare nelle donne (differenza media min/settimana -82,8, IC 95%: da -147,8 a -17,8). In ultimo, si è indagato sul ruolo delle famiglie rispetto alla partecipazione sportiva dei bambini. I genitori apprezzano la PA, ma mancano delle competenze necessarie per coinvolgere con sicurezza i propri figli in simili attività. Dai vari studi si evince che i soggetti con disabilità visiva hanno bassi livelli di PA, in particolare con l’avanzare dell’età. Coloro che svolgono PA regolarmente, secondo le linee guide OMS, mantengono una migliore QoL e notano diversi benefici a livello fisico, prevenendo anche ulteriori complicanze. Di conseguenza, è opportuno promuovere l’attività fisica adattata fin dalla giovane età garantendo un sistema di supporto che consenta alle famiglie di essere fisicamente più attive, includendo i soggetti con disabilità all’interno dei vari contesti sportivi e sociali.

La partecipazione e l’inclusione delle persone con disabilità visiva nell’attività fisica e i suoi benefici

GIGLIO, ALESSANDRO
2023/2024

Abstract

Le disabilità visive rappresentano una condizione molto delicata della vita di un individuo e, in particolare, della sua quotidianità. In questo elaborato si è deciso di analizzare il rapporto tra le disabilità visive e l’attività fisica (PA), in quanto tale condizione può limitare e complicare l’esercizio e la partecipazione alle varie pratiche sportive. Verrà inoltre approfondito il tema dell’inclusione dei soggetti ciechi e di come la PA possa favorire il processo d’inserimento degli stessi all’interno del contesto sociale. L’analisi si basa su sette studi randomizzati controllati (RCT), pubblicati a partire dal 2000, ottenuti mediante ricerca su PubMed. La stringa di ricerca era costituita da parole come: “cecità”, ”disabilità visiva”, “attività fisica”, “sport”, “attività fisica adattata” e “fisioterapia”. Inizialmente, sono state identificate 90 fonti. Dopo la fase di screening, ne sette di esse sono state incluse nella revisione. Gli atleti ciechi iscritti agli sport d'elite, stimati dall’International Blind Sport Association (IBSA), sono 2500, localizzati in 123 Paesi membri. Tra questi, 31 non hanno alcuna registrazione completata negli sport per ciechi, di cui 22 hanno una prevalenza di cecità e deficit visivo (VI) superiore alla media globale. In secondo luogo, gli studi inerenti la partecipazione sociale dimostrano come gli anziani con disabilità visiva svolgono meno attività rispetto a quelli senza, in primo luogo per quanto riguarda laPA. Infatti, solo il 18% di anziani ciechi svolge PA contro il 33,6 % di anziani vedenti. In terzo luogo, gli atleti con disabilità visiva frequentano attività sportive per la durata da 1 a 20 anni (5,20 ± 3,34 anni) e prediligono svolgere un allenamento di tipo funzionale (P = 0,047) rispetto allo svolgimento di veri e propri sport (P = 0,031). Sono stati evidenziati anche cambiamenti relativi alla qualità della vita (QoL): infatti, è stato osservato un miglioramento nell'ambito fisico dopo il programma di allenamento funzionale (7,7%) e nell'ambito ambientale dopo l'allenamento sportivo (7,5%). Infine, la revisione ha studiato anche il comportamento sedentario (SB) dei soggetti ciechi. Il tempo sedentario totale e la durata delle pause SB delle donne con VI sono maggiori rispetto alle donne senza VI. In generale, il numero di periodi sedentari della durata maggiore o uguale a 10’ riguarda principalmente le persone cieche. Inoltre, gli adulti di età pari o superiore a 50 anni con disabilità visiva non refrattiva sembravano accumulare una PA più bassa nello stile di vita, in particolare nelle donne (differenza media min/settimana -82,8, IC 95%: da -147,8 a -17,8). In ultimo, si è indagato sul ruolo delle famiglie rispetto alla partecipazione sportiva dei bambini. I genitori apprezzano la PA, ma mancano delle competenze necessarie per coinvolgere con sicurezza i propri figli in simili attività. Dai vari studi si evince che i soggetti con disabilità visiva hanno bassi livelli di PA, in particolare con l’avanzare dell’età. Coloro che svolgono PA regolarmente, secondo le linee guide OMS, mantengono una migliore QoL e notano diversi benefici a livello fisico, prevenendo anche ulteriori complicanze. Di conseguenza, è opportuno promuovere l’attività fisica adattata fin dalla giovane età garantendo un sistema di supporto che consenta alle famiglie di essere fisicamente più attive, includendo i soggetti con disabilità all’interno dei vari contesti sportivi e sociali.
ITA
Visual disabilities represent a very delicate condition in an individual's life and, in particular, in their everyday life. In this paper, it was decided to analyse the relationship between visual impairment and physical activity (PA), as this condition can limit and complicate exercise and participation in various sports. The topic of inclusion of blind people and how PA can promote the process of inclusion of blind people within the social context will also be explored. The analysis is based on seven randomised controlled trials (RCTs), published since 2000, obtained by searching PubMed. The search string consisted of words such as 'blindness', 'visual impairment', 'physical activity', 'sport', 'adapted physical activity' and 'physiotherapy'. Initially, 90 sources were identified. After the screening phase, only seven of them were included in the review. Blind athletes registered in elite sports, estimated by the International Blind Sport Association (IBSA), number 2500, located in 123 member countries. Of these, 31 have no completed registration in blind sports, of which 22 have a prevalence of blindness and visual impairment (VI) above the global average. Secondly, studies on social participation show that older people with visual impairment engage in fewer activities than those without, primarily with regard to PA. In fact, only 18% of blind elderly perform PA compared to 33.6% of sighted elderly. Thirdly, athletes with visual impairment participate in sporting activities for the duration of 1 to 20 years (5.20 ± 3.34 years) and have a preference for functional training (P = 0.047) over playing actual sports (P = 0.031). Changes in the quality of life (QoL) were also highlighted: an improvement was observed in the physical domain after the functional training programme (7.7%) and in the environmental domain after sports training (7.5%). Finally, the review also studied the sedentary behaviour (SB) of blind subjects. The total sedentary time and the duration of SB breaks of women with VI are greater than those without VI. In general, the number of sedentary periods lasting greater than or equal to 10' mainly concerns blind persons. Furthermore, adults aged 50 years or older with non-refractive visual impairment seemed to accumulate a lower PA in lifestyle, particularly in women (mean min/week difference -82.8, 95% CI: -147.8 to -17.8). Finally, the role of families with respect to children's sports participation was investigated. Parents appreciate PA, but lack the necessary skills to safely involve their children in such activities. Various studies show that visually impaired individuals have low PA levels, particularly with advancing age. Those who perform PA on a regular basis, according to WHO guidelines, maintain a better QoL and notice several physical benefits, also preventing further complications. Therefore, adapted physical activity should be promoted from an early age by ensuring a support system that enables families to be more physically active by including individuals with disabilities within the various sporting and social contexts.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/111081