Background: Gender-based violence is one of the main causes of mortality, disability and morbidity among women. It is necessary for the health care professional to know when to include violence as one of the possible differential diagnoses, in order to be able to offer women an appropriate "window of opportunity". This term refers to a window of opportunity in which the woman can initially be caught from the health care system. A phenomenon within gender-based violence, in which it is possible to have a wide "window of opportunity", is represented by maltreatment during pregnancy. Objectives: The aim of the thesis is to bring out the description of the violence suffered through the stories of pregnant patients, to highlight from a clinical point of view, the presence of psychological symptoms and physical injuries that can be objectively found and to analyse these injuries retrospectively, correlating them to the phenomenon of maltreatment in pregnancy. Secondly, the thesis aims to identify, through the analysis of specific stories of abused women during pregnancy, the advantages of a narrative approach in relation to clinical diagnostic and therapeutic intervention. Methods: From January 2005 to December 2020, 137 pregnant women were reported at the Sexual Violence Aid Center at Sant’Anna in Turin. The data collection was carried out by collecting patient’s testimonies in the form of interviews through the compilation of a clinical questionnaire. The analysis of the narrative method was also carried out through the use of Narrative Based Medicine in nine stories. Results and Conclusions: Pregnancy represents a fundamental change in the intimate relationship, in which a third element is inserted in the couple’s dynamic, which creates a dissociation in those who mistreat. The idea that the new-born may be able to subtract the ability to control the partner is rooted in the abuser, therefore the injuries, not only psychological but also physical, have the purpose of re-establishing control over the partner. In the last two trimesters, the sites affected are no longer the head-neck region and the upper limbs, but those directly related to pregnancy, such as the abdomen, the mammary region and the genital one (18% in the first trimester and 41% in the second). Moreover, mistreatment in pregnancy is related to health consequences for the mother and the unborn child. For example women who experienced sexual violence (N = 20) have a high incidence of 60% of voluntary termination of pregnancy, in contrast, women who reported physical violence (N = 60) have a high number of miscarriages, equal to 17% of the total N. Following the analysis of the women's stories, it emerges that the best approach is the narrative one, which pursues the definition of a hierarchy of problems and thus defer treatment over time based on priorities. This approach facilitates the personalization of the visit: different diagnostic and therapeutic attitudes can be adopted for each patient and their history.
Background: La violenza di genere rappresenta una delle principali cause di mortalità, disabilità e morbilità tra i soggetti di sesso femminile. È necessario che l’operatore sanitario sappia quando inserire la violenza come una delle possibili diagnosi differenziali, in modo da poter offrire alla donna una congrua “finestra delle opportunità”. Con tale termine si intende una finestra temporale in cui la donna può essere inizialmente carpita dal sistema sanitario. Un fenomeno all’interno della violenza di genere, in cui è possibile avere un’ampia “finestra delle opportunità”, è costituito dal maltrattamento in gravidanza. Obiettivi: L’obiettivo della tesi è di far emergere attraverso i racconti delle pazienti in gravidanza la descrizione della violenza subita, evidenziare da un punto di vista clinico la presenza di sintomi psichici e di lesioni fisiche riscontrabili obiettivamente e di analizzare in maniera retrospettiva tali lesioni correlandole al fenomeno del maltrattamento in gravidanza. In secondo luogo la tesi mira ad individuare, attraverso l’analisi di specifici racconti delle donne maltrattate durante la gravidanza, i vantaggi di un approccio narrativo relativamente all’intervento clinico diagnostico e terapeutico. Metodi: Da gennaio 2005 a dicembre 2020 sono afferite 137 donne in gravidanza presso il Centro Soccorso Violenza Sessuale al Sant’Anna a Torino. La rilevazione dei dati è avvenuta tramite la raccolta delle testimonianze delle pazienti sotto forma di colloqui attraverso la compilazione di una scheda clinica. È stata inoltre effettuata l’analisi del metodo narrativo tramite l’utilizzo della Narrative Based Medicine in nove racconti. Risultati e Conclusioni: La gravidanza rappresenta un cambiamento fondamentale nel rapporto intimo, in cui si va ad inserire un terzo elemento nella dinamica di coppia, che crea una dissociazione in chi maltratta. Si viene a radicare nel maltrattante l’idea che il futuro neonato possa essere in grado di sottrarre la capacità di controllo nei confronti della compagna, ne deriva quindi che le lesioni, non solo psicologiche ma anche fisiche, abbiano lo scopo di ristabilire il controllo nei confronti della propria partner. Le sedi colpite, negli ultimi due trimestri, non risultano essere più la regione capo-collo e gli arti superiori, bensì quelle direttamente correlate alla gravidanza, come l’addome, la regione mammaria e quella genitale (18% nel primo trimestre e 41% nel secondo). Inoltre il maltrattamento in gravidanza è correlato a conseguenze sulla salute della madre e del nascituro, ad esempio le donne che hanno subito violenza sessuale (N=20) hanno un’alta incidenza del 60% di interruzione volontaria di gravidanza, in contrapposizione, le donne che hanno dichiarato una violenza fisica (N=60) manifestano un numero elevato di aborti spontanei, pari al 17% dell’N totale. In seguito all’analisi dei racconti delle donne, emerge come l’approccio di scelta sia quello narrativo, il quale consente di definire una gerarchia di problematiche e dilazionare così le cure nel tempo sulla base delle priorità. Questa modalità permette quindi di personalizzare la visita: di fronte ad ogni paziente ed alla sua storia si possono mettere in pratica atteggiamenti diagnostici e terapeutici differenti.
Maltrattamento in gravidanza: analisi del metodo narrativo
CERETTA, ALICE
2020/2021
Abstract
Background: La violenza di genere rappresenta una delle principali cause di mortalità, disabilità e morbilità tra i soggetti di sesso femminile. È necessario che l’operatore sanitario sappia quando inserire la violenza come una delle possibili diagnosi differenziali, in modo da poter offrire alla donna una congrua “finestra delle opportunità”. Con tale termine si intende una finestra temporale in cui la donna può essere inizialmente carpita dal sistema sanitario. Un fenomeno all’interno della violenza di genere, in cui è possibile avere un’ampia “finestra delle opportunità”, è costituito dal maltrattamento in gravidanza. Obiettivi: L’obiettivo della tesi è di far emergere attraverso i racconti delle pazienti in gravidanza la descrizione della violenza subita, evidenziare da un punto di vista clinico la presenza di sintomi psichici e di lesioni fisiche riscontrabili obiettivamente e di analizzare in maniera retrospettiva tali lesioni correlandole al fenomeno del maltrattamento in gravidanza. In secondo luogo la tesi mira ad individuare, attraverso l’analisi di specifici racconti delle donne maltrattate durante la gravidanza, i vantaggi di un approccio narrativo relativamente all’intervento clinico diagnostico e terapeutico. Metodi: Da gennaio 2005 a dicembre 2020 sono afferite 137 donne in gravidanza presso il Centro Soccorso Violenza Sessuale al Sant’Anna a Torino. La rilevazione dei dati è avvenuta tramite la raccolta delle testimonianze delle pazienti sotto forma di colloqui attraverso la compilazione di una scheda clinica. È stata inoltre effettuata l’analisi del metodo narrativo tramite l’utilizzo della Narrative Based Medicine in nove racconti. Risultati e Conclusioni: La gravidanza rappresenta un cambiamento fondamentale nel rapporto intimo, in cui si va ad inserire un terzo elemento nella dinamica di coppia, che crea una dissociazione in chi maltratta. Si viene a radicare nel maltrattante l’idea che il futuro neonato possa essere in grado di sottrarre la capacità di controllo nei confronti della compagna, ne deriva quindi che le lesioni, non solo psicologiche ma anche fisiche, abbiano lo scopo di ristabilire il controllo nei confronti della propria partner. Le sedi colpite, negli ultimi due trimestri, non risultano essere più la regione capo-collo e gli arti superiori, bensì quelle direttamente correlate alla gravidanza, come l’addome, la regione mammaria e quella genitale (18% nel primo trimestre e 41% nel secondo). Inoltre il maltrattamento in gravidanza è correlato a conseguenze sulla salute della madre e del nascituro, ad esempio le donne che hanno subito violenza sessuale (N=20) hanno un’alta incidenza del 60% di interruzione volontaria di gravidanza, in contrapposizione, le donne che hanno dichiarato una violenza fisica (N=60) manifestano un numero elevato di aborti spontanei, pari al 17% dell’N totale. In seguito all’analisi dei racconti delle donne, emerge come l’approccio di scelta sia quello narrativo, il quale consente di definire una gerarchia di problematiche e dilazionare così le cure nel tempo sulla base delle priorità. Questa modalità permette quindi di personalizzare la visita: di fronte ad ogni paziente ed alla sua storia si possono mettere in pratica atteggiamenti diagnostici e terapeutici differenti.File | Dimensione | Formato | |
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