Le prime due opere futuriste che entrarono a far parte delle collezioni della Galleria d¿Arte Moderna di Torino furono due dipinti di Luigi Colombo Fillia (Revello 1904 ¿ Torino 1936). Plasticità di oggetti, del 1928, fu acquistato nel 1930 in seguito all¿esposizione Personale di Fillia alla Galleria Codebò. Case di Lerici, del 1933, entrò al museo nel giugno 1936, quattro mesi dopo la scomparsa prematura dell¿artista. Per molti anni questi due quadri, di dimensioni ridotte, furono l¿unica testimonianza futurista nel Museo Civico della città. Bisognerà aspettare gli anni Cinquanta e Sessanta per vedere le collezioni ampliarsi con altre opere della seconda generazione futurista torinese, Oriani, Alimandi, Diulgheroff, Mino Rosso e Costa. Inoltre solo nel 1966 verrà acquistata un¿opera di Prampolini e dal 1969 i lavori di Depero1. Questa indifferenza nei confronti del movimento marinettiano stupisce in quanto a Torino il gruppo locale dei cosiddetti secondi futuristi fu particolarmente attivo e vivace. Fondatore del gruppo futurista torinese, Fillia fu la personalità del movimento che tra gli anni Venti e Trenta più si distinse per la qualità e i livelli raggiunti con le sue ricerche pittoriche. L¿entrata nei Musei Civici di un¿opera futurista rappresentò una tappa importante e questa ricerca ha tentato di ordinare il vario materiale a disposizione per rendere in maniera il più possibile fedele il clima, le speranze e le delusioni dell¿epoca. Ripercorrendo la storia espositiva e ricostruendo, per quanto possibile, l¿iter di acquisto di Plasticità di oggetti e di Case di Lerici, questo lavoro si propone di contribuire alla chiarificazione della situazione del futurismo torinese. Infatti nonostante gli innumerevoli sforzi del gruppo locale, ed in particolare di Fillia, il percorso verso l¿affermazione tanto desiderata fu lungo e difficoltoso. Maggiore attenzione è stata dedicata alle mostre in cui avvennero gli acquisti e perciò gli anni presi in considerazione sono principalmente il 1929-1930 e dal 1933 al 1936. Per entrambi i dipinti si è pensato di strutturare il lavoro inquadrando in un primo momento l¿operato di Fillia nel periodo preso in esame e successivamente occuparsi della mostra in cui l¿opera fu acquistata, delineando brevemente anche le precedenti esposizioni della stessa. Si è quindi ricostruito l¿acquisto tramite i documenti e le varie fonti reperite al fine di meglio comprenderne la rilevanza. Per ciascun dipinto è stata realizzata una scheda riassuntiva dell¿opera, della sua storia espositiva e una bibliografia di riferimento.

I futuristi al museo: due dipinti di Fillia alla Gam di Torino

COURT, CAMILLA
2009/2010

Abstract

Le prime due opere futuriste che entrarono a far parte delle collezioni della Galleria d¿Arte Moderna di Torino furono due dipinti di Luigi Colombo Fillia (Revello 1904 ¿ Torino 1936). Plasticità di oggetti, del 1928, fu acquistato nel 1930 in seguito all¿esposizione Personale di Fillia alla Galleria Codebò. Case di Lerici, del 1933, entrò al museo nel giugno 1936, quattro mesi dopo la scomparsa prematura dell¿artista. Per molti anni questi due quadri, di dimensioni ridotte, furono l¿unica testimonianza futurista nel Museo Civico della città. Bisognerà aspettare gli anni Cinquanta e Sessanta per vedere le collezioni ampliarsi con altre opere della seconda generazione futurista torinese, Oriani, Alimandi, Diulgheroff, Mino Rosso e Costa. Inoltre solo nel 1966 verrà acquistata un¿opera di Prampolini e dal 1969 i lavori di Depero1. Questa indifferenza nei confronti del movimento marinettiano stupisce in quanto a Torino il gruppo locale dei cosiddetti secondi futuristi fu particolarmente attivo e vivace. Fondatore del gruppo futurista torinese, Fillia fu la personalità del movimento che tra gli anni Venti e Trenta più si distinse per la qualità e i livelli raggiunti con le sue ricerche pittoriche. L¿entrata nei Musei Civici di un¿opera futurista rappresentò una tappa importante e questa ricerca ha tentato di ordinare il vario materiale a disposizione per rendere in maniera il più possibile fedele il clima, le speranze e le delusioni dell¿epoca. Ripercorrendo la storia espositiva e ricostruendo, per quanto possibile, l¿iter di acquisto di Plasticità di oggetti e di Case di Lerici, questo lavoro si propone di contribuire alla chiarificazione della situazione del futurismo torinese. Infatti nonostante gli innumerevoli sforzi del gruppo locale, ed in particolare di Fillia, il percorso verso l¿affermazione tanto desiderata fu lungo e difficoltoso. Maggiore attenzione è stata dedicata alle mostre in cui avvennero gli acquisti e perciò gli anni presi in considerazione sono principalmente il 1929-1930 e dal 1933 al 1936. Per entrambi i dipinti si è pensato di strutturare il lavoro inquadrando in un primo momento l¿operato di Fillia nel periodo preso in esame e successivamente occuparsi della mostra in cui l¿opera fu acquistata, delineando brevemente anche le precedenti esposizioni della stessa. Si è quindi ricostruito l¿acquisto tramite i documenti e le varie fonti reperite al fine di meglio comprenderne la rilevanza. Per ciascun dipinto è stata realizzata una scheda riassuntiva dell¿opera, della sua storia espositiva e una bibliografia di riferimento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/110899