L'autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo che ha una eziologia non ancora definita. Si è dimostrato piuttosto che questo disturbo ha una genesi multifattoriale. Gli interventi, di conseguenza, devono essere multidisciplinari. Per avere successo nel percorso terapeutico e per riuscire a intervenire in tutte le aree colpite dal disturbo, inoltre, sono necessari interventi che, tenendo conto dell'individualità del soggetto e del contesto in cui è inserito, siano diversificati tra loro. In questa tesi ho messo in risalto il ruolo della famiglia, e allo stesso tempo ho considerato un intervento specifico, che rispecchia la mia quotidianità, ovvero la terapia multisistemica in acqua (Tma). La terapia multi sistemica in acqua è un intervento terapeutico innovativo. Già in passato, infatti, erano praticati diversi interventi in piscina. Questi interventi, tuttavia, avevano uno scopo ludico. Ciò che mancava, più nello specifico, erano interventi strutturati in piscina che tenessero presenti, congiuntamente, gli aspetti comportamentali, gli aspetti emotivi e quelli cognitivi, e che quindi potessero rispondere alle difficoltà riscontrate nella comunicazione, nelle interazioni sociali e nei comportamenti stereotipati. La Tma fa riferimento al paradigma teorico dell'attaccamento: la sopravvivenza dell'essere umano dipende dalla possibilità di mantenere la prossimità, il contatto fisico con il caragiver-operatore, al quale è possibile richiedere protezione e sostegno in situazioni vissute come pericolose. La Tma, inoltre, svolge un ruolo particolarmente rilevante nel contrastare uno degli impedimenti maggiori per l'evoluzione relazionale dei ragazzi autistici: le stereotipie e le rigidità comportamentali da loro messe in atto. In questo senso, la Tma potrebbe contribuire in maniera significativa a modificare l'atteggiamento mentale dei genitori, nella cui mente non riescono più a trovare posto prospettive di indipendenza per il proprio figlio. La famiglia, come abbiamo detto, deve essere la base da cui partire, ma non deve cadere in atteggiamenti di iperprotezione o di isolamento che inducano nei bambini atteggiamenti regressivi tali da confermare i timori familiari relativi alla dipendenza assoluta del figlio; una dipendenza totalmente priva di possibilità di futuro e di sviluppo. Proprio per questo penso che la percezione dei miglioramenti nelle diverse aree colpite dal disturbo, come ad esempio il linguaggio verbale, l'autonomia personale e la comunicazione non verbale, rappresenti per i genitori un incentivo per continuare a stimolare lo sviluppo dei propri figli. Quindi, la famiglia, per aiutare il proprio bambino autistico, dovrebbe destrutturare e ristrutturare i propri modelli relazionali genitori-figli, cercando una interdipendenza costante tra la dimensione affettiva e quella cognitiva. L'esigenza fondamentale nell'ambito dell'intervento riabilitativo sul bambino autistico, dunque, è dare sostegno alla famiglia.
Vivere l'autismo nella quotidianità: Interazione tra famiglia e programmi d'intervento.
LAMPITELLI, FILIPPO
2010/2011
Abstract
L'autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo che ha una eziologia non ancora definita. Si è dimostrato piuttosto che questo disturbo ha una genesi multifattoriale. Gli interventi, di conseguenza, devono essere multidisciplinari. Per avere successo nel percorso terapeutico e per riuscire a intervenire in tutte le aree colpite dal disturbo, inoltre, sono necessari interventi che, tenendo conto dell'individualità del soggetto e del contesto in cui è inserito, siano diversificati tra loro. In questa tesi ho messo in risalto il ruolo della famiglia, e allo stesso tempo ho considerato un intervento specifico, che rispecchia la mia quotidianità, ovvero la terapia multisistemica in acqua (Tma). La terapia multi sistemica in acqua è un intervento terapeutico innovativo. Già in passato, infatti, erano praticati diversi interventi in piscina. Questi interventi, tuttavia, avevano uno scopo ludico. Ciò che mancava, più nello specifico, erano interventi strutturati in piscina che tenessero presenti, congiuntamente, gli aspetti comportamentali, gli aspetti emotivi e quelli cognitivi, e che quindi potessero rispondere alle difficoltà riscontrate nella comunicazione, nelle interazioni sociali e nei comportamenti stereotipati. La Tma fa riferimento al paradigma teorico dell'attaccamento: la sopravvivenza dell'essere umano dipende dalla possibilità di mantenere la prossimità, il contatto fisico con il caragiver-operatore, al quale è possibile richiedere protezione e sostegno in situazioni vissute come pericolose. La Tma, inoltre, svolge un ruolo particolarmente rilevante nel contrastare uno degli impedimenti maggiori per l'evoluzione relazionale dei ragazzi autistici: le stereotipie e le rigidità comportamentali da loro messe in atto. In questo senso, la Tma potrebbe contribuire in maniera significativa a modificare l'atteggiamento mentale dei genitori, nella cui mente non riescono più a trovare posto prospettive di indipendenza per il proprio figlio. La famiglia, come abbiamo detto, deve essere la base da cui partire, ma non deve cadere in atteggiamenti di iperprotezione o di isolamento che inducano nei bambini atteggiamenti regressivi tali da confermare i timori familiari relativi alla dipendenza assoluta del figlio; una dipendenza totalmente priva di possibilità di futuro e di sviluppo. Proprio per questo penso che la percezione dei miglioramenti nelle diverse aree colpite dal disturbo, come ad esempio il linguaggio verbale, l'autonomia personale e la comunicazione non verbale, rappresenti per i genitori un incentivo per continuare a stimolare lo sviluppo dei propri figli. Quindi, la famiglia, per aiutare il proprio bambino autistico, dovrebbe destrutturare e ristrutturare i propri modelli relazionali genitori-figli, cercando una interdipendenza costante tra la dimensione affettiva e quella cognitiva. L'esigenza fondamentale nell'ambito dell'intervento riabilitativo sul bambino autistico, dunque, è dare sostegno alla famiglia.File | Dimensione | Formato | |
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