Dopo circa due decenni, gli Stati dell'OCSE - consapevoli delle nuove sfide lanciate dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione - sono riusciti ad ovviare ad una questione che ha interessato per molto tempo i diversi ordinamenti (specialmente le high tax jurisdictions), ossia la necessità di individuare un set di regole che fosse in grado di sottoporre alla loro potestà impositiva anche quei redditi derivanti dalla c.d. Digital Economy. Tale necessità sorge in ragione del vertiginoso aumento delle pratiche di pianificazione fiscale aggressiva, soprattutto da parte delle multinazionali operanti nel settore digitale, e della conseguente crescita del fenomeno della Concorrenza fiscale, entrambi altamente svantaggiosi per il gettito fiscale degli Stati. Alla luce di questo scenario, l'OCSE ha provveduto ad individuare un set di regole - racchiuso nella c.d. Soluzione a Due Pilastri - che vede come obiettivo principale l'introduzione della c.d. Global Minimum Tax: tesa a garantire che un reddito ovunque prodotto sia soggetto ad un'aliquota minima pari al 15%, al fine di disincentivare le pratiche di profit shifting messe in atto dai soggetti economici che operano a livello multinazionale. In aggiunta all'imposta minima globale, sono state introdotte delle regole complementari e sussidiarie tese a garantire la corretta implementazione dell'aliquota minima e a contrastare tentativi di elusione della stessa. Se tale misura risulta essere a favore degli Stati a fiscalità alta, lo stesso non si può dire per gli Stati in via di sviluppo che, a causa dell'implementazione di tale misura, subiscono una riduzione degli investimenti in entrata. Tale riduzione è principalmente ricollegabile al venir meno del principale elemento che rendeva tali Stati altamente appetibili per gli investitori, vale a dire la possibilità di risparmio fiscale. L'implementazione del Secondo Pilastro è avvenuta con successo grazie alla cooperazione della generalità degli Stati. Sulla scia di quanto elaborato dalle Model Rules dell'OCSE, anche l'Unione europea con la Direttiva 2022/2523 ha previsto - grazie al raggiungimento dell'unanimità in seno al Consiglio europeo - il ravvicinamento degli ordinamenti fiscali degli Stati membri e l'introduzione dell'aliquota minima sui redditi d'impresa. La Direttiva è stata recepita anche nell'ordinamento nazionale con il D.lgs. 209/2023.
Lotta contro la Concorrenza fiscale dannosa: la Global Minimum Tax
MEJRI, MARWA
2023/2024
Abstract
Dopo circa due decenni, gli Stati dell'OCSE - consapevoli delle nuove sfide lanciate dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione - sono riusciti ad ovviare ad una questione che ha interessato per molto tempo i diversi ordinamenti (specialmente le high tax jurisdictions), ossia la necessità di individuare un set di regole che fosse in grado di sottoporre alla loro potestà impositiva anche quei redditi derivanti dalla c.d. Digital Economy. Tale necessità sorge in ragione del vertiginoso aumento delle pratiche di pianificazione fiscale aggressiva, soprattutto da parte delle multinazionali operanti nel settore digitale, e della conseguente crescita del fenomeno della Concorrenza fiscale, entrambi altamente svantaggiosi per il gettito fiscale degli Stati. Alla luce di questo scenario, l'OCSE ha provveduto ad individuare un set di regole - racchiuso nella c.d. Soluzione a Due Pilastri - che vede come obiettivo principale l'introduzione della c.d. Global Minimum Tax: tesa a garantire che un reddito ovunque prodotto sia soggetto ad un'aliquota minima pari al 15%, al fine di disincentivare le pratiche di profit shifting messe in atto dai soggetti economici che operano a livello multinazionale. In aggiunta all'imposta minima globale, sono state introdotte delle regole complementari e sussidiarie tese a garantire la corretta implementazione dell'aliquota minima e a contrastare tentativi di elusione della stessa. Se tale misura risulta essere a favore degli Stati a fiscalità alta, lo stesso non si può dire per gli Stati in via di sviluppo che, a causa dell'implementazione di tale misura, subiscono una riduzione degli investimenti in entrata. Tale riduzione è principalmente ricollegabile al venir meno del principale elemento che rendeva tali Stati altamente appetibili per gli investitori, vale a dire la possibilità di risparmio fiscale. L'implementazione del Secondo Pilastro è avvenuta con successo grazie alla cooperazione della generalità degli Stati. Sulla scia di quanto elaborato dalle Model Rules dell'OCSE, anche l'Unione europea con la Direttiva 2022/2523 ha previsto - grazie al raggiungimento dell'unanimità in seno al Consiglio europeo - il ravvicinamento degli ordinamenti fiscali degli Stati membri e l'introduzione dell'aliquota minima sui redditi d'impresa. La Direttiva è stata recepita anche nell'ordinamento nazionale con il D.lgs. 209/2023.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/110577