The hazelnut (Corylus avellana) is the most economically important dried fruit-producing species worldwide. The crop covers an area of about 602,264 ha with an output of 765,666 t. The largest producer is Turkey, with a production of 500,000 t, representing 65% of the world production. Italy is the second producer of hazelnuts in the world; in 2010 the cultivated area covered 70,464 ha, with a production of 97,429 t. The hazelnut cropping area is mainly concentrated in four regions, Campania, Latium, Piedmont and Sicily, which contribute over 98% of national production. Recently the hazelnut crop is expanding into new flat and fertile regions from the traditional areas. However, it is important to note that today the world's market of hazelnut, and especially the Italian one, counts still a lot of space. Therefore, there are great opportunities to enter in this market, which justify new major investments. The recent crop specialization and expansion into less typical distribution areas have resulted in the emergence of new diseases and pests, and in the worsening of the existing ones. Mites, insects, bacteria and fungi may severely reduce the crop yield and quality and, at the same time, an improper crop management may accentuate these problems. Many species of insects and mites are potentially noxious to hazelnut crop, but very few are actually responsible for serious yield losses. Among the most important pests, the following ones are analyzed: the big bud mite Phytoptus avellanae, the nut weevil Curculio nucum, the hazelnut bugs Gonocerus acuteangulatus Goeze and Palomena prasina. Moreover, some secondary pests that can cause locally, and occasionally damage, such as Agrilus viridis, Oberea linearis, Eulecanium tiliae and Anisadrus dispar, are here reported. The hazelnut agroecosystem has a complex biocoenosis, which can be considered stable in normal situations. The number of potentially harmful species is smaller compared to the high presence of natural enemies. The use for pest control of insecticides, with broad spectrum action, long agronomic and environmental persistence and high toxicity (e.g. endosulfan widely used until 2009), disrupts this delicate balance, limiting some pests, but helping other ones that would not cause normally significant economic damage. The integrated pest management, that uses all agronomic, biological, physical and chemical means to control pests under an economic threshold, has been applied successfully on hazelnut in North America since some decades. In Italy, programmes of integrated pest management on hazelnut have been adopted in different regions; here the programmes implemented by Piedmont, Campania, Latium and Sicily are analyzed. On the contrary, in organic farming there are still very few well-tested and effective control methods. For this reason, the plant protection in organic hazelnut crop must be set based primarily on preventive means, to ensure the natural balance of the agroecosystem, and prevent or limit the establishment of diseases and pests, otherwise difficult to control. Analyzing the reality of Piedmont, the basis for an organic hazelnut cultivation is promising. However, it would be crucial to carry out studies, especially aimed at implementing effective strategies to contain the damage caused by hazelnut bugs.
Il nocciolo (Corylus avellana), con una superficie coltivata di circa 602.264 ha e una produzione di 765.666 t, è la specie produttrice di frutta secca economicamente più importante a livello mondiale. Il maggior produttore è la Turchia, con una produzione di 500.000 t, pari a 65% di quella mondiale. L'Italia è il secondo produttore, con una superficie investita a nocciolo nel 2010 pari a 70.464 ha e una produzione di 97.429 t. Gli impianti si concentrano principalmente in quattro regioni, Campania, Lazio, Piemonte e Sicilia, che da sole concorrono con oltre il 98% della produzione nazionale. Recentemente la corilicoltura mondiale sta espandendosi dagli areali tradizionali in territori più pianeggianti e fertili, dove sia possibile irrigare e aumentare il livello di meccanizzazione. È importante sottolineare che oggi il mercato corilicolo mondiale, e anche quello italiano, presenta ancora ampi spazi e opportunità d'inserimento. Tuttavia la specializzazione e l'espansione della coltura in areali meno tipici hanno portato l'insorgenza di nuovi problemi fitosanitari e l'aggravarsi di quelli già esistenti. Acari, insetti, batteri e funghi possono ridurre fortemente la resa produttiva e qualitativa del nocciolo e un'errata gestione del corileto può accentuare questi problemi. Numerose sono le specie di insetti e acari potenzialmente dannosi in noccioleto, ma poche sono quelle che possono rappresentare un reale problema e richiedere interventi di lotta mirati. Tra i più importanti e ricorrenti vengono esaminati l'eriofide galligeno Phytoptus avellanae, il balanino Curculio nucum, le cimici nocciolaie Gonocerus acuteangulatus e Palomena prasina. Inoltre sono riportati alcuni fitofagi secondari che possono localmente e occasionalmente causare danni su nocciolo, quali Agrilus viridis, Oberea linearis, Eulecanium tiliae e Anisandrus dispar. L'agroecosistema noccioleto presenta una complessa biocenosi, che in situazioni normali può definirsi stabile. Il numero delle specie potenzialmente dannose risulta, in ultima analisi, minore in confronto all'elevata presenza di limitatori naturali. L'uso, ai fini della difesa, di insetticidi ad ampio spettro d'azione, con lunga persistenza agronomica e ambientale ed elevata tossicità (ad esempio l'endosulfan largamente usato fino al 2009), stravolge questo delicato equilibrio spesso a vantaggio di alcune avversità secondarie, che normalmente non causerebbero danni economici. La lotta integrata, con l'impiego di tutti i mezzi agronomici, biologici, fisici e chimici a disposizione per contenere l'organismo dannoso entro una soglia oltre la quale creerebbe un danno economico, è stata applicata con successo nei corileti in Nord America da ormai qualche decennio. In Italia, disciplinari di lotta integrata su nocciolo sono adottati da diverse regioni; in questa sede vengono analizzati i disciplinari delle regioni Piemonte, Campania, Lazio e Sicilia. Nell'ambito dell'agricoltura biologica invece non si dispone ancora di principi attivi ben sperimentati ed efficaci. La difesa del nocciolo biologico deve essere quindi impostata principalmente su base preventiva, al fine di garantire quel naturale equilibrio del noccioleto e prevenire o limitare così l'insediamento di patogeni e fitofagi, altrimenti difficilmente gestibili. Analizzando la realtà piemontese, le premesse per una corilicoltura biologica appaiono promettenti se si riuscisse a individuare una strategia per contenere il danno delle cimici nocciolaie
Difesa biologica e integrata ai fitofagi del nocciolo
BIANCO, ANDREA
2010/2011
Abstract
Il nocciolo (Corylus avellana), con una superficie coltivata di circa 602.264 ha e una produzione di 765.666 t, è la specie produttrice di frutta secca economicamente più importante a livello mondiale. Il maggior produttore è la Turchia, con una produzione di 500.000 t, pari a 65% di quella mondiale. L'Italia è il secondo produttore, con una superficie investita a nocciolo nel 2010 pari a 70.464 ha e una produzione di 97.429 t. Gli impianti si concentrano principalmente in quattro regioni, Campania, Lazio, Piemonte e Sicilia, che da sole concorrono con oltre il 98% della produzione nazionale. Recentemente la corilicoltura mondiale sta espandendosi dagli areali tradizionali in territori più pianeggianti e fertili, dove sia possibile irrigare e aumentare il livello di meccanizzazione. È importante sottolineare che oggi il mercato corilicolo mondiale, e anche quello italiano, presenta ancora ampi spazi e opportunità d'inserimento. Tuttavia la specializzazione e l'espansione della coltura in areali meno tipici hanno portato l'insorgenza di nuovi problemi fitosanitari e l'aggravarsi di quelli già esistenti. Acari, insetti, batteri e funghi possono ridurre fortemente la resa produttiva e qualitativa del nocciolo e un'errata gestione del corileto può accentuare questi problemi. Numerose sono le specie di insetti e acari potenzialmente dannosi in noccioleto, ma poche sono quelle che possono rappresentare un reale problema e richiedere interventi di lotta mirati. Tra i più importanti e ricorrenti vengono esaminati l'eriofide galligeno Phytoptus avellanae, il balanino Curculio nucum, le cimici nocciolaie Gonocerus acuteangulatus e Palomena prasina. Inoltre sono riportati alcuni fitofagi secondari che possono localmente e occasionalmente causare danni su nocciolo, quali Agrilus viridis, Oberea linearis, Eulecanium tiliae e Anisandrus dispar. L'agroecosistema noccioleto presenta una complessa biocenosi, che in situazioni normali può definirsi stabile. Il numero delle specie potenzialmente dannose risulta, in ultima analisi, minore in confronto all'elevata presenza di limitatori naturali. L'uso, ai fini della difesa, di insetticidi ad ampio spettro d'azione, con lunga persistenza agronomica e ambientale ed elevata tossicità (ad esempio l'endosulfan largamente usato fino al 2009), stravolge questo delicato equilibrio spesso a vantaggio di alcune avversità secondarie, che normalmente non causerebbero danni economici. La lotta integrata, con l'impiego di tutti i mezzi agronomici, biologici, fisici e chimici a disposizione per contenere l'organismo dannoso entro una soglia oltre la quale creerebbe un danno economico, è stata applicata con successo nei corileti in Nord America da ormai qualche decennio. In Italia, disciplinari di lotta integrata su nocciolo sono adottati da diverse regioni; in questa sede vengono analizzati i disciplinari delle regioni Piemonte, Campania, Lazio e Sicilia. Nell'ambito dell'agricoltura biologica invece non si dispone ancora di principi attivi ben sperimentati ed efficaci. La difesa del nocciolo biologico deve essere quindi impostata principalmente su base preventiva, al fine di garantire quel naturale equilibrio del noccioleto e prevenire o limitare così l'insediamento di patogeni e fitofagi, altrimenti difficilmente gestibili. Analizzando la realtà piemontese, le premesse per una corilicoltura biologica appaiono promettenti se si riuscisse a individuare una strategia per contenere il danno delle cimici nocciolaieFile | Dimensione | Formato | |
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