The Bearded Vulture is Alps biggest vulture. It is a bone-eater, it can eat even long ones; it breaks the biggest bones by dropping them onto sharp rocks. The geographical range of the Bearded Vulture is bound to mountain areas of the Old World. The Bearded Vulture became extint between the end of 1800 and the beginning of 1900. Usually a species extinction is related to the ambiental modification of its habitat, but for the Bearded Vulture the blame is all on human persecution. From 1970 onward, following a new conscience and the first tentatives to reintroduct the Bearded Vulture in the Alps were made. Officially the current project of reintroduction in the Alps was born on 17th-18th November 1978 in IUCN headquarters in Morges, Switzerland, where long term plans were established. The location chosen was the whole Alpine chain. The best localities, depending on environmental, trophic and human potentiality, seemed Hohe Tauern, High Savoy, Engadine and Maritime Alps. The project has international relevance and partnerships with the ¿Vulture Conservation Foundation¿. Regarding the project, the management authority of the protected areas of the Cozie Alps joined the ¿Rete Osservatori Alpi Occidentali¿ since its birth in 1997 and confirmed the return of the Bearded Vulture in Chisone and Susa Valley. The High Susa Valley is deemed as an important crossroad for the bearded vultures scattering. In 1997 there is a substantial increment of sightings and reports of marked individuals and the subsequent years proved a steady presence of bearded vultures in High Susa Valley and Chisone Valley. Bardonecchia, in the High Susa Valley, has proven itself as the area with the biggest chance to watch bearded vultures, but interesting observation has been made on mountains in the middle of the valley (Exilles, Salbertrand) and in the zones of Oulx, Cesana, Sauze of Cesana. In Chisone Valley the sightings happened near Pragelato, Usseaux and especially along the Chisone Valley-Susa Valley ridge. Most of the bearded vultures observed and identified are from Mercantour National Park, High Savoy and Maritime Alps. The bearded vultures strongly loyal to the High Susa Valley and the Chisone Valley are Argentera, Palanfrè (Neve) and Kira. The project of the bearded vulture's reintroduction on the Alpine range, at this stage, can be considered a success. Unfortunately, some bearded vultures disappeared for unknown reasons. There are two existing threats: lead and Diclofenac. The first, used in bullets for ungulate hunting, causes lead poisoning; the second, used as an anti-inflammatory drug, even in low concentration in cattle's carcasses, causes kidney failure and death of the vultures. Those two threats could quickly lead to the obliteration of the successes achieved. There are still critical points to solve but if unforeseen factors don't happens, the Bearded Vulture, even if bound to the human species, will have a future in its natural habitat.
Il Gipeto è il più grande avvoltoio delle Alpi. Esso si nutre di ossa, ne ingerisce anche di notevole lunghezza, le più grandi vengono rotte lasciandole cadere su rocce ¿rompitoi¿. La distribuzione geografica del Gipeto è legata esclusivamente ad aree montane del Vecchio Mondo. Il Gipeto si è estinto tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900. L'estinzione di una specie è spesso dovuta alla modifica dell'ambiente in cui vive, ma per il Gipeto la causa principale fu la persecuzione nei suoi confronti da parte dell'uomo. A partire dal 1970, a seguito di una nuova coscienza della natura, si fecero strada i primi tentativi di reintroduzione del Gipeto nelle Alpi. Ufficialmente l'attuale progetto di reintroduzione nelle Alpi nacque il 17-18 novembre 1978 nella sede dell'IUCN a Morges in Svizzera, dove venne impostato un piano di lavoro a lungo termine. In base alle potenzialità ambientali, trofiche e umane si scelsero come località di intervento gli Alti Tauri, l'Alta Savoia, l'Engadina e le Alpi Marittime. Il progetto ha rilevanza e collaborazioni internazionali con la coordinazione della Vulture Consevation Foundation. Nell'ambito del progetto, l'Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie ha aderito alla Rete Osservatori Alpi Occidentali fin dalla sua costituzione nel 1997 e ha confermato il ritorno del gipeto in Val Susa e Val Chisone. L'Alta Valle di Susa è considerata un importante crocevia nelle dispersioni dei gipeti. Con il 1997 si ha un significativo incremento degli avvistamenti e segnalazioni di individui marcati e gli anni successivi hanno confermato una costante presenza di gipeti sul territorio dell'Alta Valle di Susa e Val Chisone. L'area con maggior possibilità di osservare gipeti si è dimostrata la zona di Bardonecchia nell'Alta Valle di Susa, ma interessanti osservazioni sono avvenute sulle montagne del centro valle (Exilles e Salbertrand) e nei settori di Oulx, Cesana, Sauze di Cesana. Gli avvistamenti in Val Chisone sono avvenuti nei pressi di Pragelato, di Usseaux ma in particolare appena sotto la dorsale Val Chisone-Valle di Susa. La maggior parte dei gipeti osservati e riconosciuti, proviene dal Parco Nazionale del Mercantour, dall'Alta Savoia e dalle Alpi Marittime. I gipeti particolarmente fedeli all'Alta Valle di Susa e alla Val Chisone, sono stati Argentera, Palanfrè (Neve) e Kira. Il progetto di reintroduzione del gipeto sull'arco alpino, a questo punto, è da considerarsi un successo. Purtroppo alcuni gipeti sono scomparsi per cause incerte. Esistono due minacce: il piombo e il Diclofenac. Il primo, impiegato nei proiettili per la caccia agli ungulati, provoca saturnismo; il secondo, usato come farmaco antinfiammatorio, anche in concentrazioni molto basse in carcasse di bestiame, causa insufficienza renale e morte degli avvoltoi; minacce che potrebbero portare rapidamente all'annullamento dei successi ottenuti. Quindi ci sono ancora punti critici da risolvere ma sicuramente, se non subentreranno fattori imprevisti, il Gipeto, anche se vincolato al genere umano, potrà ancora avere un futuro nel suo ambiente naturale.
Storia di un ritorno in Val Susa e Val Chisone: la reintroduzione del Gipeto
PREGNOLATO, FEDERICO
2013/2014
Abstract
Il Gipeto è il più grande avvoltoio delle Alpi. Esso si nutre di ossa, ne ingerisce anche di notevole lunghezza, le più grandi vengono rotte lasciandole cadere su rocce ¿rompitoi¿. La distribuzione geografica del Gipeto è legata esclusivamente ad aree montane del Vecchio Mondo. Il Gipeto si è estinto tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900. L'estinzione di una specie è spesso dovuta alla modifica dell'ambiente in cui vive, ma per il Gipeto la causa principale fu la persecuzione nei suoi confronti da parte dell'uomo. A partire dal 1970, a seguito di una nuova coscienza della natura, si fecero strada i primi tentativi di reintroduzione del Gipeto nelle Alpi. Ufficialmente l'attuale progetto di reintroduzione nelle Alpi nacque il 17-18 novembre 1978 nella sede dell'IUCN a Morges in Svizzera, dove venne impostato un piano di lavoro a lungo termine. In base alle potenzialità ambientali, trofiche e umane si scelsero come località di intervento gli Alti Tauri, l'Alta Savoia, l'Engadina e le Alpi Marittime. Il progetto ha rilevanza e collaborazioni internazionali con la coordinazione della Vulture Consevation Foundation. Nell'ambito del progetto, l'Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie ha aderito alla Rete Osservatori Alpi Occidentali fin dalla sua costituzione nel 1997 e ha confermato il ritorno del gipeto in Val Susa e Val Chisone. L'Alta Valle di Susa è considerata un importante crocevia nelle dispersioni dei gipeti. Con il 1997 si ha un significativo incremento degli avvistamenti e segnalazioni di individui marcati e gli anni successivi hanno confermato una costante presenza di gipeti sul territorio dell'Alta Valle di Susa e Val Chisone. L'area con maggior possibilità di osservare gipeti si è dimostrata la zona di Bardonecchia nell'Alta Valle di Susa, ma interessanti osservazioni sono avvenute sulle montagne del centro valle (Exilles e Salbertrand) e nei settori di Oulx, Cesana, Sauze di Cesana. Gli avvistamenti in Val Chisone sono avvenuti nei pressi di Pragelato, di Usseaux ma in particolare appena sotto la dorsale Val Chisone-Valle di Susa. La maggior parte dei gipeti osservati e riconosciuti, proviene dal Parco Nazionale del Mercantour, dall'Alta Savoia e dalle Alpi Marittime. I gipeti particolarmente fedeli all'Alta Valle di Susa e alla Val Chisone, sono stati Argentera, Palanfrè (Neve) e Kira. Il progetto di reintroduzione del gipeto sull'arco alpino, a questo punto, è da considerarsi un successo. Purtroppo alcuni gipeti sono scomparsi per cause incerte. Esistono due minacce: il piombo e il Diclofenac. Il primo, impiegato nei proiettili per la caccia agli ungulati, provoca saturnismo; il secondo, usato come farmaco antinfiammatorio, anche in concentrazioni molto basse in carcasse di bestiame, causa insufficienza renale e morte degli avvoltoi; minacce che potrebbero portare rapidamente all'annullamento dei successi ottenuti. Quindi ci sono ancora punti critici da risolvere ma sicuramente, se non subentreranno fattori imprevisti, il Gipeto, anche se vincolato al genere umano, potrà ancora avere un futuro nel suo ambiente naturale.File | Dimensione | Formato | |
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