Il linguaggio politico e popolare odierni sono ormai avvezzi a termini quali ¿oro blu¿ e ¿oro del terzo millennio¿, impiegati quali metafore per definire il ruolo centrale che la risorsa acqua ha progressivamente assunto da circa cinquant'anni sulla scena mondiale e ,recentemente, nei dibattiti nazionali. Certamente comparare tali due componenti della natura, acqua e oro, così differenti per forma e destinazione d'uso, oggi ha più di un significato. Innanzitutto la similitudine permette di evidenziare il prezioso valore vitale che l'acqua rappresenta per qualsiasi ecosistema, sia pur elementare e per lo sviluppo di realtà evolute. Numerosi sono gli esempi storici in tal senso, a partire dagli Antichi Egizi, esperti conoscitori della geometria e dell'astronomia, scienze essenziali per governare e sfruttare le piene del Nilo, centro motore di tutta la loro società. Medesimo fondamentale contributo apportarono il Tigri e l'Eufrate in Mesopotamia allo sviluppo di fiorenti civiltà e commerci già dai tempi più antichi. L'Antica Roma ci ha invece consegnato, tra le sue eccellenti eredità, i famosi acquedotti, opere idrauliche che favorirono un'esponenziale crescita della città, la quale ai tempi di Augusto arrivò a superare il milione di abitanti. Nonostante Roma contasse ben undici acquedotti, l'acqua era però considerata un bene molto prezioso e l'allacciamento all'acquedotto era consentito solo a poche ville e solitamente dietro pagamento di una tassa; in ogni caso era data la priorità all'approvvigionamento pubblico, alle fontane e alle terme. In secondo luogo il carattere di rarità tipica del prezioso metallo rischia di contrassegnare anche il sistema idrico mondiale. Già oggi infatti la siccità e l'uso di acqua non potabile causano otto milioni di morti l'anno e si prevede che nel 2030 la metà della popolazione mondiale, oltre tre miliardi di persone, soffriranno per carenza d'acqua. Infine il binomio oro-acqua è emblematico dei risvolti economici, sociali ed etici che la scelta nella modalità di gestione della risorsa acqua comporta e dei conseguenti interessi finanziari e politici nutriti dagli Stati e dalle ¿multinazionali dell'acqua¿. Accordi internazionali di condivisione di corsi d'acqua e bacini si susseguono in Africa, Asia, America,Europa spesso non senza tensioni. In tale clima di tensione ed incertezza globale, trovano facile campo di gioco e di affari le grandi multinazionali: le aziende francesi Vivendi, Suez-Lyonnais des Eux (ora Ondeo) e Danone, la tedesca RWE, la svizzera Nestlé, l'americana Coca Cola e l'italiana ACEA. A sgomberare loro la strada, o meglio il mercato, attraverso il passaggio dalla gestione pubblica alla gestione privata della vitale risorsa, è stato il Consiglio Mondiale sull'Acqua. Esso, in occasione del Secondo Forum Mondiale sull'Acqua ha declassato la risorsa da diritto umano , svincolato dalle leggi di mercato, a bisogno umano, regolato dalle leggi della domanda e dell'offerta e come tale assoggettabile a privatizzazione e a massimizzazione dei profitti. Nel rispetto di tali principi economici, alcuni stati europei hanno già da tempo sperimentato varie forme di amministrazione privata del loro sistema idrico.

Esternalità positive e negative derivanti dalla privatizzazione dell'acqua: aspetti etici, economici e pratici

PUDDU, ALESSANDRA
2010/2011

Abstract

Il linguaggio politico e popolare odierni sono ormai avvezzi a termini quali ¿oro blu¿ e ¿oro del terzo millennio¿, impiegati quali metafore per definire il ruolo centrale che la risorsa acqua ha progressivamente assunto da circa cinquant'anni sulla scena mondiale e ,recentemente, nei dibattiti nazionali. Certamente comparare tali due componenti della natura, acqua e oro, così differenti per forma e destinazione d'uso, oggi ha più di un significato. Innanzitutto la similitudine permette di evidenziare il prezioso valore vitale che l'acqua rappresenta per qualsiasi ecosistema, sia pur elementare e per lo sviluppo di realtà evolute. Numerosi sono gli esempi storici in tal senso, a partire dagli Antichi Egizi, esperti conoscitori della geometria e dell'astronomia, scienze essenziali per governare e sfruttare le piene del Nilo, centro motore di tutta la loro società. Medesimo fondamentale contributo apportarono il Tigri e l'Eufrate in Mesopotamia allo sviluppo di fiorenti civiltà e commerci già dai tempi più antichi. L'Antica Roma ci ha invece consegnato, tra le sue eccellenti eredità, i famosi acquedotti, opere idrauliche che favorirono un'esponenziale crescita della città, la quale ai tempi di Augusto arrivò a superare il milione di abitanti. Nonostante Roma contasse ben undici acquedotti, l'acqua era però considerata un bene molto prezioso e l'allacciamento all'acquedotto era consentito solo a poche ville e solitamente dietro pagamento di una tassa; in ogni caso era data la priorità all'approvvigionamento pubblico, alle fontane e alle terme. In secondo luogo il carattere di rarità tipica del prezioso metallo rischia di contrassegnare anche il sistema idrico mondiale. Già oggi infatti la siccità e l'uso di acqua non potabile causano otto milioni di morti l'anno e si prevede che nel 2030 la metà della popolazione mondiale, oltre tre miliardi di persone, soffriranno per carenza d'acqua. Infine il binomio oro-acqua è emblematico dei risvolti economici, sociali ed etici che la scelta nella modalità di gestione della risorsa acqua comporta e dei conseguenti interessi finanziari e politici nutriti dagli Stati e dalle ¿multinazionali dell'acqua¿. Accordi internazionali di condivisione di corsi d'acqua e bacini si susseguono in Africa, Asia, America,Europa spesso non senza tensioni. In tale clima di tensione ed incertezza globale, trovano facile campo di gioco e di affari le grandi multinazionali: le aziende francesi Vivendi, Suez-Lyonnais des Eux (ora Ondeo) e Danone, la tedesca RWE, la svizzera Nestlé, l'americana Coca Cola e l'italiana ACEA. A sgomberare loro la strada, o meglio il mercato, attraverso il passaggio dalla gestione pubblica alla gestione privata della vitale risorsa, è stato il Consiglio Mondiale sull'Acqua. Esso, in occasione del Secondo Forum Mondiale sull'Acqua ha declassato la risorsa da diritto umano , svincolato dalle leggi di mercato, a bisogno umano, regolato dalle leggi della domanda e dell'offerta e come tale assoggettabile a privatizzazione e a massimizzazione dei profitti. Nel rispetto di tali principi economici, alcuni stati europei hanno già da tempo sperimentato varie forme di amministrazione privata del loro sistema idrico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/110182