Gianduja nacque come marionetta avvezza a recitare delle commedie sorrette da ridotti canovacci. Il suo sipario era un teatrino di artisti girovaghi abituati a cambiare di frequente personaggi e piazze. Le sue origini non sono quindi nobili; la sua casa era la strada, la sua lingua il piemontese e i suoi spettatori erano i passanti. Ma è proprio in questo contesto che Gianduja riuscì a far emergere il suo vero carattere e a farsi stimare dal popolo. Gianduja, immedesimandosi appieno nelle vicende risorgimentali riuscì, dapprima con gli spettacoli teatrali e successivamente attraverso i carnevali, a diventare il portavoce del popolo piemontese e ad urlare per lui contro ogni ingiustizia. La vera fortuna di Gianduja come personificazione del popolo piemontese ed espressione di una pungente satira politica iniziò però con la comparsa dei primi fogli satirici ottocenteschi. Gianduja diventò così il portavoce delle proteste popolari attraverso le caricature dei migliori illustratori operanti sulle riviste dell'epoca. Ed è proprio a Torino che nacquero i primi giornali satirici risorgimentali quali il ¿Pasquino¿, ¿Il Fischietto¿, ¿ Il Diavolo¿, ecc. Uno dei più illustri caricaturisti dell'Ottocento a collaborare sui periodici piemontesi fu Casimiro Teja. Vi furono anche molti altri illustratori che, al pari di Teja, erano soliti fare uso della figura di Gianduja per disegnare la storia e le vicissitudini della loro città. Tra loro ho trovato Redenti, Virginio, Dalsani, Camillo, ecc.. In alcuni illustratori si riscontra una rappresentazione molto realistica e poco caricaturale; è un Gianduja perfetta incarnazione del popolo piemontese. Ne sono un esempio Teja, Camillo e Dalsani. Un Gianduja invece particolarmente caricaturato, serio e critico, personificazione del Piemonte come istituzione, lo troviamo in Redenti e Virginio. Vi erano anche alcuni illustratori non piemontesi a fare uso della figura di Gianduja; ne è un esempio il fiorentino Adolfo Matarelli in cui le finalità e l'iconografia risultano però molto diverse dai colleghi piemontesi; troviamo infatti un messaggio di profonda critica verso il popolo e le istituzioni piemontesi. Si può quindi affermare che, attraverso la matita dei più abili illustratori del tempo, Gianduja è riuscito a rafforzare gli ideali della nostra Nazione mediante la ricostruzione degli eventi storici più importanti in cui entrò come cantore e protagonista. A renderlo complice con il suo popolo vi fu sicuramente il dialetto con il quale era solito esprimersi e la fiducia che il paese aveva ormai riposto nella sua figura.

Il Gianduja Risorgimentale di Casimiro Teja

MAFFEI, MONICA
2010/2011

Abstract

Gianduja nacque come marionetta avvezza a recitare delle commedie sorrette da ridotti canovacci. Il suo sipario era un teatrino di artisti girovaghi abituati a cambiare di frequente personaggi e piazze. Le sue origini non sono quindi nobili; la sua casa era la strada, la sua lingua il piemontese e i suoi spettatori erano i passanti. Ma è proprio in questo contesto che Gianduja riuscì a far emergere il suo vero carattere e a farsi stimare dal popolo. Gianduja, immedesimandosi appieno nelle vicende risorgimentali riuscì, dapprima con gli spettacoli teatrali e successivamente attraverso i carnevali, a diventare il portavoce del popolo piemontese e ad urlare per lui contro ogni ingiustizia. La vera fortuna di Gianduja come personificazione del popolo piemontese ed espressione di una pungente satira politica iniziò però con la comparsa dei primi fogli satirici ottocenteschi. Gianduja diventò così il portavoce delle proteste popolari attraverso le caricature dei migliori illustratori operanti sulle riviste dell'epoca. Ed è proprio a Torino che nacquero i primi giornali satirici risorgimentali quali il ¿Pasquino¿, ¿Il Fischietto¿, ¿ Il Diavolo¿, ecc. Uno dei più illustri caricaturisti dell'Ottocento a collaborare sui periodici piemontesi fu Casimiro Teja. Vi furono anche molti altri illustratori che, al pari di Teja, erano soliti fare uso della figura di Gianduja per disegnare la storia e le vicissitudini della loro città. Tra loro ho trovato Redenti, Virginio, Dalsani, Camillo, ecc.. In alcuni illustratori si riscontra una rappresentazione molto realistica e poco caricaturale; è un Gianduja perfetta incarnazione del popolo piemontese. Ne sono un esempio Teja, Camillo e Dalsani. Un Gianduja invece particolarmente caricaturato, serio e critico, personificazione del Piemonte come istituzione, lo troviamo in Redenti e Virginio. Vi erano anche alcuni illustratori non piemontesi a fare uso della figura di Gianduja; ne è un esempio il fiorentino Adolfo Matarelli in cui le finalità e l'iconografia risultano però molto diverse dai colleghi piemontesi; troviamo infatti un messaggio di profonda critica verso il popolo e le istituzioni piemontesi. Si può quindi affermare che, attraverso la matita dei più abili illustratori del tempo, Gianduja è riuscito a rafforzare gli ideali della nostra Nazione mediante la ricostruzione degli eventi storici più importanti in cui entrò come cantore e protagonista. A renderlo complice con il suo popolo vi fu sicuramente il dialetto con il quale era solito esprimersi e la fiducia che il paese aveva ormai riposto nella sua figura.
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