Leopardi fu sommo poeta dell'Ottocento, la sua capacità anticipatrice e il suo fervore patriottico, ne farebbero oggi un italiano, senza dubbio ancor più pessimista di fronte al paese in pezzi, ma in grado di darne una lettura graffiante, lucida, disincantata, ironica. Questa è la prima convinzione che si ricava dalla lettura delle Operette morali, oggetto di questa tesi. Esse sono un'opera mirabile, per molti anni considerata minore all'interno della letteratura leopardiana, a favore della più studiata e ammirata poesia dei Canti. Dal secondo dopoguerra, quando l'analisi dell'opera di Leopardi si è arricchita, giovandosi dello studio del suo pensiero filosofico e della sua cultura, esse hanno conosciuto una continua rivalutazione, che le ha portate ad essere oggi considerate, insieme ai Promessi sposi di Alessandro Manzoni, la più importante opera in prosa dell'Ottocento. Assolutamente laiche, commoventi e satiriche, ricche e molteplici nella loro diversità di struttura e di composizione, di impressionante attualità e così moderne, anzi contemporanee, che mi è sembrato utile ricostruire una piccola e personale critica della critica letteraria che negli anni ne ha fatto oggetto di studio. Il presente lavoro si articola in tre parti, che potremmo chiamare la preistoria della critica, la storia della critica, ovvero la modernità e, infine, il presente della critica, ovvero la contemporaneità. Nella prima, la preistoria, si è ritenuto opportuno seguire un percorso di tipo sincronico, di avvicinamento allo studio della critica alle Operette morali che, come suggerisce il nome, riguarda le origini e segue un'impostazione di tipo cronologico, garantendo chiarezza espositiva e un'immediata visione del modificarsi nel tempo dei giudizi critici. Si è scelta una selezione di autori rappresentativi delle varie evoluzioni critiche fino alla Seconda Guerra Mondiale. Si è preferito tralasciare gli studi di Benedetto Croce sulle Operette per due ordini di motivi. In primo luogo, sebbene i giudizi di Croce siano stati significativi e abbiano notevolmente influenzato la critica coeva, almeno quella di ispirazione idealista, appaiono, nella loro rigida impostazione estetica, oggi superati. In secondo luogo la valutazione crociana sulle Operette morali, pur assumendo toni più aspri, non si allontana molto da quell'orientamento critico che ritiene risultati poetici significativi solo quelli raggiunti con la poesia dell'idillio, orientamento che nel presente lavoro è rappresentato da De Sanctis e Vossler. Tuttavia, pur nell'intento dichiarato a priori di privilegiare alcuni autori, si corre sempre il rischio di dimenticare alcuni studi e saggi, o di non riservare un'attenzione ed uno spazio adeguati ad altri. Ben consapevoli che questo rischio aumenterebbe nell'analizzare la critica alle Operette del secondo dopoguerra, non fosse altro che per la mole infinitamente superiore di materiale a disposizione, si è preferito, in questa sede, scegliere una differente impostazione. Ad un percorso puramente cronologico ne è stato sostituito uno diacronico o, per così dire, tematico, in cui le numerose analisi critiche sono funzionali allo studio di determinati percorsi all'interno della raccolta. Non tanto, dunque, l'esposizione del pensiero e del giudizio di ogni singolo commentatore sulle Operette, quanto alcuni nuclei tematici, che si è ritenuto siano particolarmente vitali e rappresentativi, posti sotto la lente di differenti analisi critiche confrontate tra loro.

Le Operette morali. Critica della critica

PAGANI, NICCOLO'
2010/2011

Abstract

Leopardi fu sommo poeta dell'Ottocento, la sua capacità anticipatrice e il suo fervore patriottico, ne farebbero oggi un italiano, senza dubbio ancor più pessimista di fronte al paese in pezzi, ma in grado di darne una lettura graffiante, lucida, disincantata, ironica. Questa è la prima convinzione che si ricava dalla lettura delle Operette morali, oggetto di questa tesi. Esse sono un'opera mirabile, per molti anni considerata minore all'interno della letteratura leopardiana, a favore della più studiata e ammirata poesia dei Canti. Dal secondo dopoguerra, quando l'analisi dell'opera di Leopardi si è arricchita, giovandosi dello studio del suo pensiero filosofico e della sua cultura, esse hanno conosciuto una continua rivalutazione, che le ha portate ad essere oggi considerate, insieme ai Promessi sposi di Alessandro Manzoni, la più importante opera in prosa dell'Ottocento. Assolutamente laiche, commoventi e satiriche, ricche e molteplici nella loro diversità di struttura e di composizione, di impressionante attualità e così moderne, anzi contemporanee, che mi è sembrato utile ricostruire una piccola e personale critica della critica letteraria che negli anni ne ha fatto oggetto di studio. Il presente lavoro si articola in tre parti, che potremmo chiamare la preistoria della critica, la storia della critica, ovvero la modernità e, infine, il presente della critica, ovvero la contemporaneità. Nella prima, la preistoria, si è ritenuto opportuno seguire un percorso di tipo sincronico, di avvicinamento allo studio della critica alle Operette morali che, come suggerisce il nome, riguarda le origini e segue un'impostazione di tipo cronologico, garantendo chiarezza espositiva e un'immediata visione del modificarsi nel tempo dei giudizi critici. Si è scelta una selezione di autori rappresentativi delle varie evoluzioni critiche fino alla Seconda Guerra Mondiale. Si è preferito tralasciare gli studi di Benedetto Croce sulle Operette per due ordini di motivi. In primo luogo, sebbene i giudizi di Croce siano stati significativi e abbiano notevolmente influenzato la critica coeva, almeno quella di ispirazione idealista, appaiono, nella loro rigida impostazione estetica, oggi superati. In secondo luogo la valutazione crociana sulle Operette morali, pur assumendo toni più aspri, non si allontana molto da quell'orientamento critico che ritiene risultati poetici significativi solo quelli raggiunti con la poesia dell'idillio, orientamento che nel presente lavoro è rappresentato da De Sanctis e Vossler. Tuttavia, pur nell'intento dichiarato a priori di privilegiare alcuni autori, si corre sempre il rischio di dimenticare alcuni studi e saggi, o di non riservare un'attenzione ed uno spazio adeguati ad altri. Ben consapevoli che questo rischio aumenterebbe nell'analizzare la critica alle Operette del secondo dopoguerra, non fosse altro che per la mole infinitamente superiore di materiale a disposizione, si è preferito, in questa sede, scegliere una differente impostazione. Ad un percorso puramente cronologico ne è stato sostituito uno diacronico o, per così dire, tematico, in cui le numerose analisi critiche sono funzionali allo studio di determinati percorsi all'interno della raccolta. Non tanto, dunque, l'esposizione del pensiero e del giudizio di ogni singolo commentatore sulle Operette, quanto alcuni nuclei tematici, che si è ritenuto siano particolarmente vitali e rappresentativi, posti sotto la lente di differenti analisi critiche confrontate tra loro.
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