Schopenhauer sulle orme dei predecessori Platone e Kant, e rifacendosi ai precetti portanti delle filosofie orientali, basa il proprio pensiero sull' analisi della realtà con l'intento di mostrare quale sia la vera natura del mondo e il conseguente disagio dell'umanità, svelando la realtà per quella che è, e smascherando la più grande delle illusioni: la felicità. Schopenhauer introduce il suo pensiero asserendo che «il mondo è una mia rappresentazione», intendendo dire che tutto ciò che circonda l'uomo consiste nell'essere percepito da un soggetto. Il fenomeno viene così concepito come la rappresentazione dell'ente che è presente solo nella coscienza del soggetto, ma non è che illusione che demistifica la realtà e che nasconde l'essenza noumenica. Le cose del mondo sono oggettivate nella Volontà che è il principio primo. Dietro la molteplicità dei fenomeni vi è un'essenza che è unica, senza scopo ed eterna. Il cui unico fine è di continuare ad essere, di perpetuarsi per l'eternità. Questo principio primo infinito che si manifesta nel finito è irrazionale, illogico, assoluto, unico, eterno, inconscio, è la sostanza del mondo. La Volontà si pone fuori dal mondo della rappresentazione, sottraendosi alle forme del mondo fenomenico. La volontà, essendo il sostrato dell'intero mondo, è presente ovunque e sempre, e l'individuo pur credendo di essere libero, non ha mai la possibilità reale di essere padrone della propria vita, e le sue iniziative non sono altro che un mezzo del principio infinito. L'uomo è quindi solo un burattino e la vita viene a non avere più senso. Il mondo, quindi, diventa teatro dell'illogico. Al male presente come parte necessaria del mondo, consegue inevitabilmente la sofferenza delle creature, e l'uomo viene a ricoprire il solo scopo di perpetuare la specie. Nell'ottica schopenhaueriana il piacere consiste in una breve pausa tra un desiderio e l'altro e l'uomo soffre perché perennemente assillato dai suoi stessi desideri, che non può mai soddisfare definitivamente. La noia, dolorosissima, subentra nel momento in cui l'uomo, involontariamente, si trova a non sentire interesse per alcunché. Per Schopenhauer la soluzione al pessimismo non è il suicidio, ma il solo modo per liberarsi dalla Volontà è negarla: è quindi necessario passare dalla Voluntas a lla Noluntas. Le strade per allontanarsi dalla sofferenza del mondo fenomenico sono tre: l'arte, la compassione e l'ascesi.

Arthur Schopenhauer. Illusione: l'insidiosa culla dell'animo umano.

VAGLIO, VERENA
2010/2011

Abstract

Schopenhauer sulle orme dei predecessori Platone e Kant, e rifacendosi ai precetti portanti delle filosofie orientali, basa il proprio pensiero sull' analisi della realtà con l'intento di mostrare quale sia la vera natura del mondo e il conseguente disagio dell'umanità, svelando la realtà per quella che è, e smascherando la più grande delle illusioni: la felicità. Schopenhauer introduce il suo pensiero asserendo che «il mondo è una mia rappresentazione», intendendo dire che tutto ciò che circonda l'uomo consiste nell'essere percepito da un soggetto. Il fenomeno viene così concepito come la rappresentazione dell'ente che è presente solo nella coscienza del soggetto, ma non è che illusione che demistifica la realtà e che nasconde l'essenza noumenica. Le cose del mondo sono oggettivate nella Volontà che è il principio primo. Dietro la molteplicità dei fenomeni vi è un'essenza che è unica, senza scopo ed eterna. Il cui unico fine è di continuare ad essere, di perpetuarsi per l'eternità. Questo principio primo infinito che si manifesta nel finito è irrazionale, illogico, assoluto, unico, eterno, inconscio, è la sostanza del mondo. La Volontà si pone fuori dal mondo della rappresentazione, sottraendosi alle forme del mondo fenomenico. La volontà, essendo il sostrato dell'intero mondo, è presente ovunque e sempre, e l'individuo pur credendo di essere libero, non ha mai la possibilità reale di essere padrone della propria vita, e le sue iniziative non sono altro che un mezzo del principio infinito. L'uomo è quindi solo un burattino e la vita viene a non avere più senso. Il mondo, quindi, diventa teatro dell'illogico. Al male presente come parte necessaria del mondo, consegue inevitabilmente la sofferenza delle creature, e l'uomo viene a ricoprire il solo scopo di perpetuare la specie. Nell'ottica schopenhaueriana il piacere consiste in una breve pausa tra un desiderio e l'altro e l'uomo soffre perché perennemente assillato dai suoi stessi desideri, che non può mai soddisfare definitivamente. La noia, dolorosissima, subentra nel momento in cui l'uomo, involontariamente, si trova a non sentire interesse per alcunché. Per Schopenhauer la soluzione al pessimismo non è il suicidio, ma il solo modo per liberarsi dalla Volontà è negarla: è quindi necessario passare dalla Voluntas a lla Noluntas. Le strade per allontanarsi dalla sofferenza del mondo fenomenico sono tre: l'arte, la compassione e l'ascesi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/109839