A partire dalla concezione estetica di Malraux ho analizzato la teoria del Museo Immaginario che è centrale nella sua speculazione. Per Museo Immaginario si intende un luogo mentale che attinge da riproduzioni fotografiche un'immensità di opere d'arte, non fruibile invece nel museo tradizionale. L'obbiettivo di Malraux è di restituire l'arte a se stessa, al suo significato assoluto: questo può avvenire solamente attraverso la decontestualizzazione e la defunzionalizzazione delle opere, ma anche attraverso il supporto dei mezzi di riproducibilità che le fa accedere al Museo Immaginario. In generale la teoria estetica di Malraux si può definire come formalismo; a questo tratto si unisce una sorta di avanguardismo delle forme di cui il soggetto è l'artista come creatore. Il formalismo e l'avanguardismo esasperato sono presi di mira da un grande filosofo dello scorso secolo, ovvero Arnold Gehlen che, all'interno della sua più ampia indagine estetica e sociologica sulla pittura moderna, muove delle critiche a Malraux nel suo Quadri d'epoca, dopo un'esaustiva ricostruzione della filosofia del futuro ministro francese. Nella Francia del secondo dopoguerra la teoria estetica di Malraux viene profondamente criticata, sia perchè non compresa, sia per il carattere volutamente provocatorio delle sue argomentazioni. Tra i vari autori che trattano dell'estetica di Malraux ho preso in considerazione il filosofo e giornalista Regìs Debray e il suo Vita e morte dell'immagine, e le riflessioni dello storico dell'arte Jean Clair in diversi saggi. In Debray è interessante la diversa considerazione rispetto a Malraux riguardo al processo di emancipazione dell'arte conseguente alla modifica dello statuto delle immagini, determinata dai mezzi di riproducibilità tecnica. Per quanto riguarda Clair, ho invece sottolineato il conseguente esito museologico di questo processo, di cui Clair ritiene responsabile anche la concezione malrauxiana del Museo Immaginario. Infine, ho tentato di sostenere come, nel corso del '900, dal Museo Immaginario si sia passati ad una sorta di Museo-Immagine dove le opere all'interno del museo, avendo perso il loro potere, diventano funzione dello spazio museale: l'architettura del museo si fa sempre più grandiosa per sopperire al diminuito interesse per le collezioni.
Dal Museo Immaginario al Museo-Immagine. A partire dall'estetica di André Malraux
ROPPOLO, NICOLO'
2010/2011
Abstract
A partire dalla concezione estetica di Malraux ho analizzato la teoria del Museo Immaginario che è centrale nella sua speculazione. Per Museo Immaginario si intende un luogo mentale che attinge da riproduzioni fotografiche un'immensità di opere d'arte, non fruibile invece nel museo tradizionale. L'obbiettivo di Malraux è di restituire l'arte a se stessa, al suo significato assoluto: questo può avvenire solamente attraverso la decontestualizzazione e la defunzionalizzazione delle opere, ma anche attraverso il supporto dei mezzi di riproducibilità che le fa accedere al Museo Immaginario. In generale la teoria estetica di Malraux si può definire come formalismo; a questo tratto si unisce una sorta di avanguardismo delle forme di cui il soggetto è l'artista come creatore. Il formalismo e l'avanguardismo esasperato sono presi di mira da un grande filosofo dello scorso secolo, ovvero Arnold Gehlen che, all'interno della sua più ampia indagine estetica e sociologica sulla pittura moderna, muove delle critiche a Malraux nel suo Quadri d'epoca, dopo un'esaustiva ricostruzione della filosofia del futuro ministro francese. Nella Francia del secondo dopoguerra la teoria estetica di Malraux viene profondamente criticata, sia perchè non compresa, sia per il carattere volutamente provocatorio delle sue argomentazioni. Tra i vari autori che trattano dell'estetica di Malraux ho preso in considerazione il filosofo e giornalista Regìs Debray e il suo Vita e morte dell'immagine, e le riflessioni dello storico dell'arte Jean Clair in diversi saggi. In Debray è interessante la diversa considerazione rispetto a Malraux riguardo al processo di emancipazione dell'arte conseguente alla modifica dello statuto delle immagini, determinata dai mezzi di riproducibilità tecnica. Per quanto riguarda Clair, ho invece sottolineato il conseguente esito museologico di questo processo, di cui Clair ritiene responsabile anche la concezione malrauxiana del Museo Immaginario. Infine, ho tentato di sostenere come, nel corso del '900, dal Museo Immaginario si sia passati ad una sorta di Museo-Immagine dove le opere all'interno del museo, avendo perso il loro potere, diventano funzione dello spazio museale: l'architettura del museo si fa sempre più grandiosa per sopperire al diminuito interesse per le collezioni.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/109826