Lo studio del cervelletto nel campo delle funzioni non-motorie parte dall'osservazione della struttura modulare ed omogenea del circuito base su tutta la struttura del CRB. E si comincia a supporre che questo possa implicare la sua capacità di gestire senza distinzione compiti non-motori insieme ai compiti motori classici. Ci sono modelli che interpretano il cervelletto come il gestore di schemi interni che anticipano gli input sensoriali oppure la sequenza di movimenti per il raggiungimento di un obiettivo. Altri attribuiscono al CRB la gestione della correzione di errori in sequenze motorie anticipate o nei processi di apprendimento finalizzati all'adattamento. Lo scopo è creare schemi motori interni più corretti e predittivi: Wolpert e collaboratori (1998) riflettono sulla sede dei programmi motori in esecuzione, se sia situata in corteccia o temporaneamente nel cervelletto. Ito (2008) ipotizza che il cervelletto potrebbe presiedere alla coordinazione di rappresentazioni motorie quanto a quella di rappresentazioni cognitive. La letteratura esistente in materia supporta egualmente queste varie ipotesi, le quali potrebbero coesistere senza escludersi. Alcuni ricercatori (Leiner et al., 1986; Ito, 1993; Thatch, 1996) affermano che il medesimo algoritmo potrebbe presiedere sia ai compiti motori che a quelli cognitivi; Fiez nota che noi abbiamo creato delle etichette di classificazione per distinguere compiti cognitivi e compiti motori, ma in realtà questa distinzione potrebbe essere molto fuorviante. Un'importante considerazione è stata fatta: spesso la funzionalità del cervelletto è stata legata alla gestione temporale, a partire dalle osservazioni cliniche di Holmes (1939). Studi recenti hanno mostrato, in pazienti con lesioni cerebellari, le difficoltà nel produrre o percepire intervalli di tempo con la dovuta accuratezza (Ivry & Keele 1989) o nel produrre complesse sequenze ritmiche (Bengtsson et al. 2005). E' stato quindi ipotizzato che lo scopo del circuito base diffuso su tutta la struttura potrebbe proprio essere un controllo fine negli schemi spazio-temporali in ingresso nella corteccia cerebellare. Il sequenziamento tanto dei processi motori quanto dei processi cognitivi richiede infatti una precisa temporizzazione.

Il cervelletto e le funzioni non motorie

BRUNERO LAMIRAUX, ALESSANDRO
2009/2010

Abstract

Lo studio del cervelletto nel campo delle funzioni non-motorie parte dall'osservazione della struttura modulare ed omogenea del circuito base su tutta la struttura del CRB. E si comincia a supporre che questo possa implicare la sua capacità di gestire senza distinzione compiti non-motori insieme ai compiti motori classici. Ci sono modelli che interpretano il cervelletto come il gestore di schemi interni che anticipano gli input sensoriali oppure la sequenza di movimenti per il raggiungimento di un obiettivo. Altri attribuiscono al CRB la gestione della correzione di errori in sequenze motorie anticipate o nei processi di apprendimento finalizzati all'adattamento. Lo scopo è creare schemi motori interni più corretti e predittivi: Wolpert e collaboratori (1998) riflettono sulla sede dei programmi motori in esecuzione, se sia situata in corteccia o temporaneamente nel cervelletto. Ito (2008) ipotizza che il cervelletto potrebbe presiedere alla coordinazione di rappresentazioni motorie quanto a quella di rappresentazioni cognitive. La letteratura esistente in materia supporta egualmente queste varie ipotesi, le quali potrebbero coesistere senza escludersi. Alcuni ricercatori (Leiner et al., 1986; Ito, 1993; Thatch, 1996) affermano che il medesimo algoritmo potrebbe presiedere sia ai compiti motori che a quelli cognitivi; Fiez nota che noi abbiamo creato delle etichette di classificazione per distinguere compiti cognitivi e compiti motori, ma in realtà questa distinzione potrebbe essere molto fuorviante. Un'importante considerazione è stata fatta: spesso la funzionalità del cervelletto è stata legata alla gestione temporale, a partire dalle osservazioni cliniche di Holmes (1939). Studi recenti hanno mostrato, in pazienti con lesioni cerebellari, le difficoltà nel produrre o percepire intervalli di tempo con la dovuta accuratezza (Ivry & Keele 1989) o nel produrre complesse sequenze ritmiche (Bengtsson et al. 2005). E' stato quindi ipotizzato che lo scopo del circuito base diffuso su tutta la struttura potrebbe proprio essere un controllo fine negli schemi spazio-temporali in ingresso nella corteccia cerebellare. Il sequenziamento tanto dei processi motori quanto dei processi cognitivi richiede infatti una precisa temporizzazione.
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