L'enteropatia infiammatoria proteino-disperdente (PLE) è una sindrome caratterizzata dalla perdita eccessiva di proteine attraverso la parete intestinale e può essere associata a grave infiammazione, linfangectasia o neoplasia intestinale. Inoltre, molte patologie intestinali, tra cui quelle infiammatorie, sono associate alla disbiosi, cioè ad un’alterazione dell'equilibrio dei taxa batterici che compongono il microbiota intestinale. Tale disbiosi può contribuire alla compromissione della funzione della barriera intestinale e all'infiammazione locale, favorendo così l’aggravarsi della dispersione proteica. Attraverso una PCR quantitativa, è possibile misurare la quantità dei principali taxa batterici coinvolti nelle patologie infiammatorie gastrointestinali del cane e, attraverso un algoritmo matematico, riassumere i risultati in un unico numero chiamato “indice di disbiosi” (DI). Nello specifico, il DI correla negativamente con la ricchezza delle specie batteriche, ad esempio più è alto il DI e minore è la diversità batterica del campione fecale. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di valutare il DI in una popolazione di cani con PLE infiammatoria (iPLE) e di confrontarlo con quello di una popolazione di cani sani, al momento della diagnosi e al follow-up. Lo studio ha coinvolto 47 cani sani come gruppo di controllo e 55 con iPLE come gruppo di studio (diagnosticata in base a specifici criteri standardizzati). I cani che avevano risposto in maniera soddisfacente e duratura alle manipolazioni dietetiche avvenute prima del reclutamento, quelli che avevano esami incompleti o con neoplasia intestinale sono stati esclusi. Le feci deposte naturalmente al momento della diagnosi (T0) e un mese dopo (T1) sono state campionate e refrigerate a -80°C fino al momento della spedizione presso il laboratorio di analisi. Dopo la diagnosi tutti i cani sono stati sottoposti a terapia dietetica e anti-infiammatoria/immunosoppressiva. È stata condotta un’analisi statistica per confrontare il DI dei cani sani e di quelli con PLE e, all’interno della popolazione PLE, per confrontare il DI con variabili clinico-patologiche selezionate, tra cui un punteggio di gravità clinica detto CCECAI (canine chronic enteropathy clinical activity index). Il DI è risultato significativamente aumentato nei cani con iPLE rispetto ai cani sani (p<0.001). Dei cani con iPLE, 24 avevano valori DI >2 indicativi di una grave disbiosi, 12 avevano un DI compreso tra 0 e 2, indicativo di lieve/moderata disbiosi e 19 avevano un DI normale (<2). Non sono state trovate correlazioni significative tra DI ed età, sesso, peso, CCECAI, ed alcune altre variabili clinico-patologiche. Il valore DI mediano a T1 non differiva significativamente da quello a T0. La valutazione del DI si è rivelata una metodica di facile interpretazione clinica, in grado di fornire importanti informazioni circa specifici taxa batterici, frequentemente coinvolti nelle enteropatie croniche e caratterizzati da importanti funzioni metaboliche per l’organismo. Dal momento che in alcuni cani con iPLE il DI non risultava alterato, suggerisce tuttavia la potenziale presenza di fattori patogenetici perpetuanti l’infiammazione diversi dalla disbiosi intestinale.
Valutazione dell'indice di disbiosi in una popolazione di cani con enteropatia infiammatoria proteino-disperdente
BARBERO, AURORA
2022/2023
Abstract
L'enteropatia infiammatoria proteino-disperdente (PLE) è una sindrome caratterizzata dalla perdita eccessiva di proteine attraverso la parete intestinale e può essere associata a grave infiammazione, linfangectasia o neoplasia intestinale. Inoltre, molte patologie intestinali, tra cui quelle infiammatorie, sono associate alla disbiosi, cioè ad un’alterazione dell'equilibrio dei taxa batterici che compongono il microbiota intestinale. Tale disbiosi può contribuire alla compromissione della funzione della barriera intestinale e all'infiammazione locale, favorendo così l’aggravarsi della dispersione proteica. Attraverso una PCR quantitativa, è possibile misurare la quantità dei principali taxa batterici coinvolti nelle patologie infiammatorie gastrointestinali del cane e, attraverso un algoritmo matematico, riassumere i risultati in un unico numero chiamato “indice di disbiosi” (DI). Nello specifico, il DI correla negativamente con la ricchezza delle specie batteriche, ad esempio più è alto il DI e minore è la diversità batterica del campione fecale. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di valutare il DI in una popolazione di cani con PLE infiammatoria (iPLE) e di confrontarlo con quello di una popolazione di cani sani, al momento della diagnosi e al follow-up. Lo studio ha coinvolto 47 cani sani come gruppo di controllo e 55 con iPLE come gruppo di studio (diagnosticata in base a specifici criteri standardizzati). I cani che avevano risposto in maniera soddisfacente e duratura alle manipolazioni dietetiche avvenute prima del reclutamento, quelli che avevano esami incompleti o con neoplasia intestinale sono stati esclusi. Le feci deposte naturalmente al momento della diagnosi (T0) e un mese dopo (T1) sono state campionate e refrigerate a -80°C fino al momento della spedizione presso il laboratorio di analisi. Dopo la diagnosi tutti i cani sono stati sottoposti a terapia dietetica e anti-infiammatoria/immunosoppressiva. È stata condotta un’analisi statistica per confrontare il DI dei cani sani e di quelli con PLE e, all’interno della popolazione PLE, per confrontare il DI con variabili clinico-patologiche selezionate, tra cui un punteggio di gravità clinica detto CCECAI (canine chronic enteropathy clinical activity index). Il DI è risultato significativamente aumentato nei cani con iPLE rispetto ai cani sani (p<0.001). Dei cani con iPLE, 24 avevano valori DI >2 indicativi di una grave disbiosi, 12 avevano un DI compreso tra 0 e 2, indicativo di lieve/moderata disbiosi e 19 avevano un DI normale (<2). Non sono state trovate correlazioni significative tra DI ed età, sesso, peso, CCECAI, ed alcune altre variabili clinico-patologiche. Il valore DI mediano a T1 non differiva significativamente da quello a T0. La valutazione del DI si è rivelata una metodica di facile interpretazione clinica, in grado di fornire importanti informazioni circa specifici taxa batterici, frequentemente coinvolti nelle enteropatie croniche e caratterizzati da importanti funzioni metaboliche per l’organismo. Dal momento che in alcuni cani con iPLE il DI non risultava alterato, suggerisce tuttavia la potenziale presenza di fattori patogenetici perpetuanti l’infiammazione diversi dalla disbiosi intestinale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/109381