L'Afta Epizootica è una patologia transfrontaliera che, in caso di focolaio, richiede l’adozione di strategie di controllo importanti (quali il sequestro e l’abbattimento di animali infetti e sospetti contaminati, la disposizione di zone di protezione e di sorveglianza e, ove necessario, la disposizione di vaccinazione d’emergenza). Il territorio scelto per l’elaborato (quattro comuni in provincia di Latina, nella zona dell’Agro Pontino) è caratterizzato da densità di allevamenti e numerosità di capi allevati non elevate; presenta però alcune particolarità che lo rendono un punto di partenza interessante per l’esecuzione di ulteriori studi; tra queste la presenza della specie bufalina come produttrice di prodotti DOP, i metodi di allevamento spesso non intensivi, la transumanza, la presenza di allevamenti familiari e di specie selvatiche aftosensibili. Tramite lavoro su campo volevo ottenere dati sulla gestione degli allevamenti, che ho utilizzato per lo studio delle dinamiche di diffusione dell’Afta Epizootica. Ho preso in considerazione, oltre ai fattori di rischio per gli allevamenti, anche le particolarità del territorio, la gestione delle aziende e le specie ad alto interesse zootecnico. Diventa essenziale discriminare se la particolarità del territorio consentirebbero l’utilizzo delle sole misure di controllo di base o se si renderebbero necessarie misure aggiuntive, come la vaccinazione. effettuato la scelta degli allevamenti ed elaborato i risultati dei questionari sottoposti agli allevatori. Con queste informazioni ho descritto, in parte, diversi scenari ipotetici di epidemia e di controllo e la loro effettiva utilità. Ho eseguito una prima ricerca sulla densità degli allevamenti nell’area di studio; ho poi opzionato gli allevamenti da sottoporre a questionario. Ho sottoposto il questionario personalmente agli allevatori, con possibilità di visitare le aziende. I questionari comprendono domande inerenti ad automezzi, personale, requisiti di biosicurezza generali e consapevolezza del rischio da parte dell’allevatore. I 17 allevamenti scelti sono così suddivisi: 5 allevamenti bufalini, 4 allevamenti bovini, 4 allevamenti ovini, 3 allevamenti caprini e 1 allevamento suino. Infine, ho elaborato i risultati tramite tabelle e grafici Excel, ho prodotto mappe per l’analisi del territorio (tramite Corine, Copernicus e Python) e formulato grafici e network di diffusione tramite il software online Epidemix. Dai risultati ottenuti si evince come, in caso di focolaio, le vie di diffusione da monitorare sono rappresentate da: automezzi con libero accesso all’azienda che spesso transitano in prossimità dei locali di stabulazione; la presenza in diversi allevamenti di più specie afto-sensibili e la mancanza di misure di biosicurezza adeguate. Ho evidenziato come, applicando le sole misure di eradicazione obbligatorie, il 5% delle simulazioni ottenute con un modello stocastico hanno dato luogo a epidemie con picchi di circa 200 allevamenti infetti. Per via della presenza della specie bufalina andrebbe valutato l’utilizzo della vaccinazione, in particolare la vaccinazione soppressiva ad anello. In conclusione, sarebbe interessante raccogliere ulteriori dati sugli allevamenti dell’area e poter utilizzare modelli epidemiologici di studio con un maggior numero di variabili, per valutare diverse strategie di controllo in funzione di territorio, specie allevate e impatto economico.
Raccolta e analisi di dati su vie di trasmissionedell’Afta Epizootica in allevamenti nell’AgroPontino
GALEOTTI, CHIARA
2022/2023
Abstract
L'Afta Epizootica è una patologia transfrontaliera che, in caso di focolaio, richiede l’adozione di strategie di controllo importanti (quali il sequestro e l’abbattimento di animali infetti e sospetti contaminati, la disposizione di zone di protezione e di sorveglianza e, ove necessario, la disposizione di vaccinazione d’emergenza). Il territorio scelto per l’elaborato (quattro comuni in provincia di Latina, nella zona dell’Agro Pontino) è caratterizzato da densità di allevamenti e numerosità di capi allevati non elevate; presenta però alcune particolarità che lo rendono un punto di partenza interessante per l’esecuzione di ulteriori studi; tra queste la presenza della specie bufalina come produttrice di prodotti DOP, i metodi di allevamento spesso non intensivi, la transumanza, la presenza di allevamenti familiari e di specie selvatiche aftosensibili. Tramite lavoro su campo volevo ottenere dati sulla gestione degli allevamenti, che ho utilizzato per lo studio delle dinamiche di diffusione dell’Afta Epizootica. Ho preso in considerazione, oltre ai fattori di rischio per gli allevamenti, anche le particolarità del territorio, la gestione delle aziende e le specie ad alto interesse zootecnico. Diventa essenziale discriminare se la particolarità del territorio consentirebbero l’utilizzo delle sole misure di controllo di base o se si renderebbero necessarie misure aggiuntive, come la vaccinazione. effettuato la scelta degli allevamenti ed elaborato i risultati dei questionari sottoposti agli allevatori. Con queste informazioni ho descritto, in parte, diversi scenari ipotetici di epidemia e di controllo e la loro effettiva utilità. Ho eseguito una prima ricerca sulla densità degli allevamenti nell’area di studio; ho poi opzionato gli allevamenti da sottoporre a questionario. Ho sottoposto il questionario personalmente agli allevatori, con possibilità di visitare le aziende. I questionari comprendono domande inerenti ad automezzi, personale, requisiti di biosicurezza generali e consapevolezza del rischio da parte dell’allevatore. I 17 allevamenti scelti sono così suddivisi: 5 allevamenti bufalini, 4 allevamenti bovini, 4 allevamenti ovini, 3 allevamenti caprini e 1 allevamento suino. Infine, ho elaborato i risultati tramite tabelle e grafici Excel, ho prodotto mappe per l’analisi del territorio (tramite Corine, Copernicus e Python) e formulato grafici e network di diffusione tramite il software online Epidemix. Dai risultati ottenuti si evince come, in caso di focolaio, le vie di diffusione da monitorare sono rappresentate da: automezzi con libero accesso all’azienda che spesso transitano in prossimità dei locali di stabulazione; la presenza in diversi allevamenti di più specie afto-sensibili e la mancanza di misure di biosicurezza adeguate. Ho evidenziato come, applicando le sole misure di eradicazione obbligatorie, il 5% delle simulazioni ottenute con un modello stocastico hanno dato luogo a epidemie con picchi di circa 200 allevamenti infetti. Per via della presenza della specie bufalina andrebbe valutato l’utilizzo della vaccinazione, in particolare la vaccinazione soppressiva ad anello. In conclusione, sarebbe interessante raccogliere ulteriori dati sugli allevamenti dell’area e poter utilizzare modelli epidemiologici di studio con un maggior numero di variabili, per valutare diverse strategie di controllo in funzione di territorio, specie allevate e impatto economico.File | Dimensione | Formato | |
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