Al giorno d’oggi i cambiamenti climatici rappresentano un campanello d’allarme sotto molti aspetti. L’aumento della produzione dei gas serra, come anidride carbonica, metano, clorofluorocarburi e ozono stanno apportando innumerevoli danni all’ecosistema, come ad esempio, la riduzione dello strato di ozono l’acidificazione degli oceani. Tutto ciò impedisce il normale smaltimento della CO2 in eccesso, che avendo densità doppia rispetto all’aria tende ad accumularsi verso il basso. Le emissioni più pericolose sono quelle generate dai settori Hard to abate come industrie per la produzione di cemento e acciaierie. Hanno, inoltre, una particolare influenza anche le emissioni generate dal settore dei trasporti, dall’agricoltura, dagli allevamenti e dalle deforestazioni. Nel tentativo di ridurre le concentrazioni nel presente, ma soprattutto nel futuro, molte aziende, tra cui ENI, hanno tentato l’approccio ai metodi di Carbon Capture and Storage (CCS), in cui si utilizzano i giacimenti esauriti di gas naturale per lo stoccaggio della CO2 catturata. Questi giacimenti geologici vengono studiati accuratamente per evitare qualsiasi tipo di rischio sismico, inoltre ciò permette di riutilizzare impianti che altrimenti rimarrebbero in disuso. Ciò permette di evitare i costi relativi alla produzione dell’impianto, ma non è possibile evitare i costi relativi alla costruzione delle tubature necessarie a convogliare il gas all’interno dei giacimenti. L’impianto CCS più grande del mondo è l’impianto Orca in Islanda che può assorbire fino a 4000 tonnellate di anidride carbonica l’anno. La scelta di installare questo impianto è motivata dal fatto che le rocce basaltiche islandesi permettono di avere le condizioni ideali di processo, in quanto si deve garantire la sicurezza dello stoccaggio dell’anidride carbonica. Tra i progetti messi in atto da Eni e SNAM c’è il progetto Ravenna CCS che consiste di una infrastruttura di stoccaggio dell’anidride carbonica, in cui la CO2 emessa verrà catturata, trasportata e successivamente immagazzinata all’interno dei giacimenti a gas offshore esauriti dell’Adriatico. Questo programma prevede una fase iniziale e una fase industriale: la prima sarà avviata nel 2024 e avrà l’obiettivo di catturare 2500 tonnellate di gas dalla centrale Eni di Casalborsetti a Ravenna. La cattura è ad opera dei camini industriali e in seguito verrà separata dai fumi e, tramite tubazioni interrate, sarà trasportata alla stazione di pompaggio. In seguito, questa sarà convogliata in pressione verso la piattaforma di Porto Corsini Mare Ovest ed in ultimo sarà iniettata nei giacimenti esauriti nell’offshore ravennate.
Stoccaggio dell'anidride carbonica
ROMITO, BARBARA
2022/2023
Abstract
Al giorno d’oggi i cambiamenti climatici rappresentano un campanello d’allarme sotto molti aspetti. L’aumento della produzione dei gas serra, come anidride carbonica, metano, clorofluorocarburi e ozono stanno apportando innumerevoli danni all’ecosistema, come ad esempio, la riduzione dello strato di ozono l’acidificazione degli oceani. Tutto ciò impedisce il normale smaltimento della CO2 in eccesso, che avendo densità doppia rispetto all’aria tende ad accumularsi verso il basso. Le emissioni più pericolose sono quelle generate dai settori Hard to abate come industrie per la produzione di cemento e acciaierie. Hanno, inoltre, una particolare influenza anche le emissioni generate dal settore dei trasporti, dall’agricoltura, dagli allevamenti e dalle deforestazioni. Nel tentativo di ridurre le concentrazioni nel presente, ma soprattutto nel futuro, molte aziende, tra cui ENI, hanno tentato l’approccio ai metodi di Carbon Capture and Storage (CCS), in cui si utilizzano i giacimenti esauriti di gas naturale per lo stoccaggio della CO2 catturata. Questi giacimenti geologici vengono studiati accuratamente per evitare qualsiasi tipo di rischio sismico, inoltre ciò permette di riutilizzare impianti che altrimenti rimarrebbero in disuso. Ciò permette di evitare i costi relativi alla produzione dell’impianto, ma non è possibile evitare i costi relativi alla costruzione delle tubature necessarie a convogliare il gas all’interno dei giacimenti. L’impianto CCS più grande del mondo è l’impianto Orca in Islanda che può assorbire fino a 4000 tonnellate di anidride carbonica l’anno. La scelta di installare questo impianto è motivata dal fatto che le rocce basaltiche islandesi permettono di avere le condizioni ideali di processo, in quanto si deve garantire la sicurezza dello stoccaggio dell’anidride carbonica. Tra i progetti messi in atto da Eni e SNAM c’è il progetto Ravenna CCS che consiste di una infrastruttura di stoccaggio dell’anidride carbonica, in cui la CO2 emessa verrà catturata, trasportata e successivamente immagazzinata all’interno dei giacimenti a gas offshore esauriti dell’Adriatico. Questo programma prevede una fase iniziale e una fase industriale: la prima sarà avviata nel 2024 e avrà l’obiettivo di catturare 2500 tonnellate di gas dalla centrale Eni di Casalborsetti a Ravenna. La cattura è ad opera dei camini industriali e in seguito verrà separata dai fumi e, tramite tubazioni interrate, sarà trasportata alla stazione di pompaggio. In seguito, questa sarà convogliata in pressione verso la piattaforma di Porto Corsini Mare Ovest ed in ultimo sarà iniettata nei giacimenti esauriti nell’offshore ravennate.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/109350