This paper deals with a topic of great contemporary relevance. It is about the Islamic veil or, rather, the different types of Islamic veils. As we shall see, they are different and worn for a multitude of reasons, often little known. This object has always caused a stir, but particularly in recent years we have often found it at the centre of debate. Since the second half of the 20th century, in fact, the presence of the Islamic religion and community in Europe, as a result of phenomena such as globalisation and immigration, has become increasingly consolidated. Therefore, seeing women in the streets with their heads covered by veils of all kinds is now a common occurrence. The controversy around it in Europe arises, in part, because of clichés that have become ingrained in our societies. This garment is seen in two completely opposite ways. Its inches of cloth are, in most cases, defended, by Muslims, as symbols of cultural belonging or, more simply, as tradition. Sometimes, on the other hand, they are condemned and seen exclusively, in external eyes, as an instrument of subjugation, oppression and degradation of women. At the root of the Western world's misunderstanding of the use of the Islamic veil is the more general issue of otherness, in this case the Muslim, or, rather, what is perceived and represented as such. Within today's media discourse, one frequently observes a tendency not to discern between terms such as 'Arab', 'Muslim', 'veil', 'suicide bomber', 'terrorism', 'backwardness' and the like when discussing Islam. The role of the media is of fundamental importance in creating the cultural imaginary of the listener or reader, who, today more than ever, relies on mass information to understand the daily events of an increasingly globalised world influenced by macro-social dynamics. Often, these visions appear not only reductive and partial, but also extremely generalising and often wrong, given that the veil has a very articulated history and origins dating back to before Islam, as well as evidence of its use even in the Western world itself. The reason, therefore, for choosing this topic, in addition to the desire to learn more about it, is first and foremost the desire to dispel the myths behind this object, highlighting how generalising can do so much harm as to create false beliefs. Convictions that recur on social media, fuelling hate speech and intolerance. In other words, the claim here is not to understand and explicate the reality of the veil, an almost impossible feat, but rather to dispel the presence of false myths and investigate them on social media, attempting to raise awareness of the extent of the harm of phenomena such as hate speech. This study therefore aims to contribute to the understanding of the cultural, social and communicative dynamics surrounding the Islamic headscarf, and to provide a critical analysis of the prejudices that can emerge in online contexts.
Il presente elaborato affronta un tema di grande rilevanza contemporanea. Si tratta del velo islamico o, meglio, i diversi tipi di velo islamico. Come vedremo, infatti, sono diversi e indossati per una moltitudine di ragioni, spesso poco conosciute. Questo oggetto ha sempre suscitato scalpore, ma, in modo particolare, negli ultimi anni lo abbiamo ritrovato spesso al centro del dibattito. A partire dalla seconda metà del XX secolo, infatti, la presenza della religione e della comunità islamica in Europa, in seguito a fenomeni come la globalizzazione e l’immigrazione, è sempre più consolidata. Pertanto, vedere per strada donne con il capo coperto da veli di ogni tipo è oramai un fatto consueto. La polemica attorno ad esso in Europa nasce, in parte, a causa di luoghi comuni ormai radicati nelle nostre società. Questo indumento viene visto in due modi completamente opposti. I suoi centimetri di stoffa sono, nella maggioranza dei casi, difesi, dai musulmani, in quanto simboli di appartenenza culturale o, più semplicemente, in quanto tradizione. Talvolta, invece, sono condannati e visti esclusivamente, agli occhi esterni, come strumento di sottomissione, oppressione e degradazione delle donne. Alle origini dell'incomprensione manifestata dal mondo occidentale sull'uso del velo islamico vi è la tematica più generale dell’alterità, in questo caso quella musulmana, o, meglio, ciò che è percepito e rappresentato come tale. All’interno dei discorsi mediatici odierni, si osserva frequentemente una tendenza a non discernere tra termini come “arabo”, “musulmano”, “velo”, “kamikaze”, “terrorismo”, “arretratezza” e simili nel momento in cui si parla di Islam. Il ruolo dei media è di fondamentale importanza per la creazione dell’immaginario culturale dell’ascoltatore o del lettore, il quale, oggi più che mai, fa affidamento all’ informazione di massa per comprendere gli avvenimenti quotidiani di un mondo sempre più globalizzato e influenzato da dinamiche macro-sociali. Spesso, queste visioni appaiono non solo riduttive e parziali, ma anche estremamente generalizzanti e spesso errate, dato che il velo ha una storia molto articolata e origini che risalgono a prima dell’Islam, nonché testimonianze di utilizzo anche nel mondo occidentale stesso. Il motivo, dunque, della scelta di questo argomento, oltre alla voglia di saperne di più al riguardo, è in primo luogo la volontà di sfatare i miti che si celano dietro questo oggetto, evidenziando come generalizzare possa nuocere a tal punto da creare convinzioni false. Convinzioni che ricorrono sui social, alimentando discorsi d’odio e intolleranza. In altre parole, la pretesa non è qui quella di capire ed esplicitare la realtà del velo, impresa pressoché irrealizzabile, ma piuttosto quella di sfatare la presenza di falsi miti e indagarli sui social tentando di sensibilizzare sulla portata dei danni di fenomeni come l’hate speech. Questo studio si pone, quindi, l'obiettivo di contribuire alla comprensione delle dinamiche culturali, sociali e comunicative che circondano il velo islamico, e di fornire un'analisi critica dei pregiudizi che possono emergere in contesti online.
Il velo islamico: analisi teorica e un case-study su Twitter
SARACENO, IRENE
2022/2023
Abstract
Il presente elaborato affronta un tema di grande rilevanza contemporanea. Si tratta del velo islamico o, meglio, i diversi tipi di velo islamico. Come vedremo, infatti, sono diversi e indossati per una moltitudine di ragioni, spesso poco conosciute. Questo oggetto ha sempre suscitato scalpore, ma, in modo particolare, negli ultimi anni lo abbiamo ritrovato spesso al centro del dibattito. A partire dalla seconda metà del XX secolo, infatti, la presenza della religione e della comunità islamica in Europa, in seguito a fenomeni come la globalizzazione e l’immigrazione, è sempre più consolidata. Pertanto, vedere per strada donne con il capo coperto da veli di ogni tipo è oramai un fatto consueto. La polemica attorno ad esso in Europa nasce, in parte, a causa di luoghi comuni ormai radicati nelle nostre società. Questo indumento viene visto in due modi completamente opposti. I suoi centimetri di stoffa sono, nella maggioranza dei casi, difesi, dai musulmani, in quanto simboli di appartenenza culturale o, più semplicemente, in quanto tradizione. Talvolta, invece, sono condannati e visti esclusivamente, agli occhi esterni, come strumento di sottomissione, oppressione e degradazione delle donne. Alle origini dell'incomprensione manifestata dal mondo occidentale sull'uso del velo islamico vi è la tematica più generale dell’alterità, in questo caso quella musulmana, o, meglio, ciò che è percepito e rappresentato come tale. All’interno dei discorsi mediatici odierni, si osserva frequentemente una tendenza a non discernere tra termini come “arabo”, “musulmano”, “velo”, “kamikaze”, “terrorismo”, “arretratezza” e simili nel momento in cui si parla di Islam. Il ruolo dei media è di fondamentale importanza per la creazione dell’immaginario culturale dell’ascoltatore o del lettore, il quale, oggi più che mai, fa affidamento all’ informazione di massa per comprendere gli avvenimenti quotidiani di un mondo sempre più globalizzato e influenzato da dinamiche macro-sociali. Spesso, queste visioni appaiono non solo riduttive e parziali, ma anche estremamente generalizzanti e spesso errate, dato che il velo ha una storia molto articolata e origini che risalgono a prima dell’Islam, nonché testimonianze di utilizzo anche nel mondo occidentale stesso. Il motivo, dunque, della scelta di questo argomento, oltre alla voglia di saperne di più al riguardo, è in primo luogo la volontà di sfatare i miti che si celano dietro questo oggetto, evidenziando come generalizzare possa nuocere a tal punto da creare convinzioni false. Convinzioni che ricorrono sui social, alimentando discorsi d’odio e intolleranza. In altre parole, la pretesa non è qui quella di capire ed esplicitare la realtà del velo, impresa pressoché irrealizzabile, ma piuttosto quella di sfatare la presenza di falsi miti e indagarli sui social tentando di sensibilizzare sulla portata dei danni di fenomeni come l’hate speech. Questo studio si pone, quindi, l'obiettivo di contribuire alla comprensione delle dinamiche culturali, sociali e comunicative che circondano il velo islamico, e di fornire un'analisi critica dei pregiudizi che possono emergere in contesti online.File | Dimensione | Formato | |
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