According to the World Economic Forum, 130 years will be necessary to close the total gender gap in the world, this prediction scares the scholars because inequality causes economic inefficiencies. Therefore, it is necessary to analyse the origin of the gender gap, its effect on the labour market and the possible solutions that can be provided by the Government in order to counteract the loss of female human capital. Starting with the gender inequality at school, it is observed that girls are more likely to choose education, arts, and humanities as a field of study, instead of STEM disciplines. This choice has a negative impact on the salary and career expectations of women, even though women accounted for the majority of bachelor graduates in the EU. Moreover, when women enter the workforce, they tend to accept part-time contracts and precarious working conditions, with a consequent lower remuneration compared to men. Overall, women are characterized by low labour-force participation rate, and it is noted that gender gap in the labour market increases with the number of children in the family. Being a father does not affect the job opportunities of male, while when women become mothers, they experience some drawbacks at work and, in some cases, they are forced to resign. We need to consider that women carry the whole burden of childcare at home and for this reason they spend more time with their children than at the workplace. To discourage women from starting to work again after the birth of their children there is the phenomenon of the glass ceiling, the structural barriers that prevent women from reaching leadership positions, and so an occupation segregation is created. However, the Government should take advantage of the potentiality of women in the labour market so as to increase productivity and competitiveness within companies and then also the GDP of the country will rise. In conclusion, the policymakers should take into account the workload of women as unpaid caregivers and they need to encourage female empowerment. For example, the Government could increase the number of care infrastructures, parental leaves, and introduce more flexibility for mothers at work. These objectives are part of the Next Generation EU Recovery Plan in Italy and the UN Agenda 2030 for Sustainable Development.
Secondo il World Economic Forum saranno necessari almeno 130 anni per raggiungere la piena parità di genere nel mondo, questo fatto provoca preoccupazione negli studiosi perché le disuguaglianze generano delle inefficienze a livello economico. Di conseguenza, è necessario analizzare l’origine del divario di genere, gli effetti sul mercato del lavoro e le possibili soluzioni che lo Stato può adottare per contrastare la perdita del capitale umano femminile. Innanzitutto, si tratterà il tema della disuguaglianza di genere nel campo dell’istruzione, si è osservato infatti che le ragazze tendono a specializzarsi in percorsi di studi umanistici, piuttosto che scientifici. Questa scelta influenza negativamente le aspettative di retribuzione e carriera delle donne, nonostante la percentuale di donne laureate superi quella degli uomini. Oltre a ciò, quando le donne entrano nel mercato del lavoro si trovano a dover accettare contratti di lavoro precari e part-time, con una conseguente retribuzione più bassa rispetto agli uomini. In generale, il genere femminile è caratterizzato da una bassa partecipazione al mondo del lavoro e si è notato che il divario cresce con il numero di figli. Se per gli uomini il fatto di diventare padri provoca un miglioramento nel percorso lavorativo, per le donne la scelta di diventare madri comporta un rallentamento di carriera e in alcuni casi addirittura un’interruzione definitiva della propria partecipazione al mercato del lavoro. Bisogna considerare che le madri si fanno carico della maggioranza del lavoro di cura all’interno della famiglia, avendo così meno ore da dedicare al lavoro retribuito ed è per questo che sono spesso costrette a scegliere dei contratti di lavoro part-time. A scoraggiare ulteriormente le donne a rientrare nel mondo del lavoro una volta che i figli sono grandi è la cosiddetta metafora del soffitto di cristallo, la barriera invisibile che impedisce alle donne in quanto tali di raggiungere posizioni di leadership, così che si crei una segregazione occupazionale verticale. Eppure, se si sfruttasse il potenziale delle donne nella forza lavoro si verificherebbe un aumento della produttività e competitività delle imprese e di conseguenza una crescita del PIL dell’intero Paese. In conclusione, lo Stato dovrebbe pensare a delle politiche che riconoscano l’incombenza del lavoro di cura per le donne e che stimolino il loro empowerment, ad esempio introducendo più congedi parentali, servizi educativi per l’infanzia e nuove forme di organizzazione del lavoro che permettano alle madri di avere maggiore flessibilità. Questi obiettivi sono parte del PNRR e dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Disuguaglianza di genere: dalla scuola fino all'ingresso nel mondo del lavoro.
BASTONERO, SARA
2022/2023
Abstract
Secondo il World Economic Forum saranno necessari almeno 130 anni per raggiungere la piena parità di genere nel mondo, questo fatto provoca preoccupazione negli studiosi perché le disuguaglianze generano delle inefficienze a livello economico. Di conseguenza, è necessario analizzare l’origine del divario di genere, gli effetti sul mercato del lavoro e le possibili soluzioni che lo Stato può adottare per contrastare la perdita del capitale umano femminile. Innanzitutto, si tratterà il tema della disuguaglianza di genere nel campo dell’istruzione, si è osservato infatti che le ragazze tendono a specializzarsi in percorsi di studi umanistici, piuttosto che scientifici. Questa scelta influenza negativamente le aspettative di retribuzione e carriera delle donne, nonostante la percentuale di donne laureate superi quella degli uomini. Oltre a ciò, quando le donne entrano nel mercato del lavoro si trovano a dover accettare contratti di lavoro precari e part-time, con una conseguente retribuzione più bassa rispetto agli uomini. In generale, il genere femminile è caratterizzato da una bassa partecipazione al mondo del lavoro e si è notato che il divario cresce con il numero di figli. Se per gli uomini il fatto di diventare padri provoca un miglioramento nel percorso lavorativo, per le donne la scelta di diventare madri comporta un rallentamento di carriera e in alcuni casi addirittura un’interruzione definitiva della propria partecipazione al mercato del lavoro. Bisogna considerare che le madri si fanno carico della maggioranza del lavoro di cura all’interno della famiglia, avendo così meno ore da dedicare al lavoro retribuito ed è per questo che sono spesso costrette a scegliere dei contratti di lavoro part-time. A scoraggiare ulteriormente le donne a rientrare nel mondo del lavoro una volta che i figli sono grandi è la cosiddetta metafora del soffitto di cristallo, la barriera invisibile che impedisce alle donne in quanto tali di raggiungere posizioni di leadership, così che si crei una segregazione occupazionale verticale. Eppure, se si sfruttasse il potenziale delle donne nella forza lavoro si verificherebbe un aumento della produttività e competitività delle imprese e di conseguenza una crescita del PIL dell’intero Paese. In conclusione, lo Stato dovrebbe pensare a delle politiche che riconoscano l’incombenza del lavoro di cura per le donne e che stimolino il loro empowerment, ad esempio introducendo più congedi parentali, servizi educativi per l’infanzia e nuove forme di organizzazione del lavoro che permettano alle madri di avere maggiore flessibilità. Questi obiettivi sono parte del PNRR e dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.File | Dimensione | Formato | |
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