La vita sulla Terra è in continua evoluzione, ma l'azione umana sta sempre più influenzando la diversità biologica e la distribuzione delle specie. Sebbene siano meno impattate dall'uomo rispetto alle pianure, anche le zone montane sono ugualmente esposte e particolarmente sensibili a determinate tipologie di disturbo antropico, tra cui il turismo invernale. La costruzione delle piste da sci comporta in particolare un’iniziale rimozione della vegetazione e degli strati superficiali del suolo nonché condizioni particolari di durata e compressione del manto nevoso, così che lungo i tracciati delle piste sia la diversità che la copertura da parte delle piante risultano inferiori. A riguardo, tuttavia, poche sono ancora le indagini condotte sulla componente lichenica. In questo studio, realizzato a margine del progetto “Digitalizzazione dell’Erbario di Torino (HERB-TO-CHANGE)”, che mira a digitalizzare le collezioni fanerogamiche e crittogamiche dell’Università di Torino e a studiare i bioindicatori dei cambiamenti ambientali, indagini sono state condotte in un’area sciistica delle Alpi italiane per valutarne il possibile impatto su diversità e abbondanza della componente lichenica terricola. In particolare, lo studio è stato condotto nell’area sciistica di San Colombano, nel comprensorio di Bormio Ski, e in un'area di controllo sopra Baita Cedec, entrambe situate nell’area di Bormio (SO) sopra il limite degli alberi (2200 m circa di quota) e caratterizzate, fuori dalle piste e dalle aree pascolate, da rodoreto-vaccinieto. I rilievi (n=16, 50 × 50 cm) sono stati distribuiti in aree direttamente interessate dal tracciato delle piste (n=4), in aree limitrofe fuori pista (n=4) e in aree intermedie (n=4), oltre che nella località di controllo (n=4). La distribuzione dei rilievi è avvenuta su base preferenziale in zone riconosciute come caratterizzate dalla massima presenza lichenica nelle diverse condizioni di gestione. Per ciascun rilievo sono state valutate la copertura lichenica terricola, la diversità specifica e la frequenza di ciascuna specie calcolata in riferimento a un retino a maglia 10× 10 cm. Nell'ambito dello studio, sono stati censiti 16 taxa di licheni terricoli, di cui 12 sono stati identificati a livello specifico. La maggior parte dei licheni ha una forma di crescita fruticosa. Cetraria islandica e Cladonia mitis sono risultate le specie più comuni. L’analisi dell’autoecologia in riferimento agli indici ecologici proposti sul database dei licheni italiani ha mostrato per tutte le specie una scarsa tolleranza dell’eutrofizzazione e una nulla poleotolleranza. Il numero di specie per rilievo è risultato compreso fra 1 e 11, la copertura media è risultata 31%. Non sono emerse differenze significative di diversità media per rilievo, copertura totale (%) o frequenza delle specie tra le diverse condizioni di gestione, ma le aree fuori pista hanno mostrato valori medi più elevati per tutte le variabili e un numero maggiore di specie complessivo. In conclusione, i dati preliminari raccolti nel presente studio suggeriscono condizioni di disturbo determinate dall’attività sciistica a spese della colonizzazione lichenica terricola, evidenziando possibili effetti specie-specifici. Mostrano tuttavia come anche in pista, si mantenga a livello puntuale una colonizzazione che per valori massimi di diversità specifica e copertura non differisce significativamente da quella delle aree limitrofe fuori pista.

Indagini preliminari sulle comunità licheniche dell'area sciistica di San Colombano (Comprensorio Bormio Ski, SO)

NOVELLO, ANDREA
2022/2023

Abstract

La vita sulla Terra è in continua evoluzione, ma l'azione umana sta sempre più influenzando la diversità biologica e la distribuzione delle specie. Sebbene siano meno impattate dall'uomo rispetto alle pianure, anche le zone montane sono ugualmente esposte e particolarmente sensibili a determinate tipologie di disturbo antropico, tra cui il turismo invernale. La costruzione delle piste da sci comporta in particolare un’iniziale rimozione della vegetazione e degli strati superficiali del suolo nonché condizioni particolari di durata e compressione del manto nevoso, così che lungo i tracciati delle piste sia la diversità che la copertura da parte delle piante risultano inferiori. A riguardo, tuttavia, poche sono ancora le indagini condotte sulla componente lichenica. In questo studio, realizzato a margine del progetto “Digitalizzazione dell’Erbario di Torino (HERB-TO-CHANGE)”, che mira a digitalizzare le collezioni fanerogamiche e crittogamiche dell’Università di Torino e a studiare i bioindicatori dei cambiamenti ambientali, indagini sono state condotte in un’area sciistica delle Alpi italiane per valutarne il possibile impatto su diversità e abbondanza della componente lichenica terricola. In particolare, lo studio è stato condotto nell’area sciistica di San Colombano, nel comprensorio di Bormio Ski, e in un'area di controllo sopra Baita Cedec, entrambe situate nell’area di Bormio (SO) sopra il limite degli alberi (2200 m circa di quota) e caratterizzate, fuori dalle piste e dalle aree pascolate, da rodoreto-vaccinieto. I rilievi (n=16, 50 × 50 cm) sono stati distribuiti in aree direttamente interessate dal tracciato delle piste (n=4), in aree limitrofe fuori pista (n=4) e in aree intermedie (n=4), oltre che nella località di controllo (n=4). La distribuzione dei rilievi è avvenuta su base preferenziale in zone riconosciute come caratterizzate dalla massima presenza lichenica nelle diverse condizioni di gestione. Per ciascun rilievo sono state valutate la copertura lichenica terricola, la diversità specifica e la frequenza di ciascuna specie calcolata in riferimento a un retino a maglia 10× 10 cm. Nell'ambito dello studio, sono stati censiti 16 taxa di licheni terricoli, di cui 12 sono stati identificati a livello specifico. La maggior parte dei licheni ha una forma di crescita fruticosa. Cetraria islandica e Cladonia mitis sono risultate le specie più comuni. L’analisi dell’autoecologia in riferimento agli indici ecologici proposti sul database dei licheni italiani ha mostrato per tutte le specie una scarsa tolleranza dell’eutrofizzazione e una nulla poleotolleranza. Il numero di specie per rilievo è risultato compreso fra 1 e 11, la copertura media è risultata 31%. Non sono emerse differenze significative di diversità media per rilievo, copertura totale (%) o frequenza delle specie tra le diverse condizioni di gestione, ma le aree fuori pista hanno mostrato valori medi più elevati per tutte le variabili e un numero maggiore di specie complessivo. In conclusione, i dati preliminari raccolti nel presente studio suggeriscono condizioni di disturbo determinate dall’attività sciistica a spese della colonizzazione lichenica terricola, evidenziando possibili effetti specie-specifici. Mostrano tuttavia come anche in pista, si mantenga a livello puntuale una colonizzazione che per valori massimi di diversità specifica e copertura non differisce significativamente da quella delle aree limitrofe fuori pista.
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