È sufficiente osservare i conflitti del secolo scorso per constatare l'esistenza di un modello ricorrente. Con l'insorgere di guerre complesse, gli eserciti di tutto il mondo dettero vita a organizzazioni al cui interno vennero unite le competenze di tecnici civili alle strutture militari per modellare a proprio vantaggio il contesto entro cui agivano, elaborando soluzioni a problemi che non erano meramente combat, ma che piuttosto lambivano vari ambiti sociali ; tuttavia, una volta giunti al termine del conflitto, venivano regolarmente disciolti, con la consecutiva perdita di “tridimensionalità” e di competenze. Ciò non di meno le guerre “ibride” , divenute ormai sempre più comuni, richiedono più che mai lo sviluppo di strumenti "non convenzionali" perché sia possibile contrastare gli attori ostili e raggiungere gli obbiettivi prefissati dalle missioni. A questo scopo, negli anni Novanta, per sopperire alla mancanza di una cerniera tra il dispositivo militare e lo Human Enviroment che permettesse alla Forza di interagire con gli attori civili presenti nel teatro operativo, nacque il concetto di Civil Military Cooperation CIMIC, sperimentato per la prima volta nei Balcani e riproposto successivamente nel Corno d’Africa e in Medio Oriente. l’argomento è oggetto di costanti revisioni e modifiche, dovute all’innata complessità della materia. Tuttavia, gli ufficiali che se ne sono occupati, hanno saputo dimostrare anche ai più scettici il potenziale di una CIMIC efficace a livello tattico, delle operazioni e strategico, a scapito della scarsa valorizzazione ricevuta e dell’assenza delle strutture di supporto necessarie per mettere a sistema i principi del Comprehensive Approach paventati NATO. In questa ricerca verrà illustrata una possibile evoluzione della dottrina CIMIC e in particolar modo di quella italiana, in risposta alle problematiche sovra citate: la costituzione di un “corpo ausiliario civile” che affianchi l’Esercito nello studio e nella gestione di tematiche sociali, declinate in funzione delle necessità definite dalla missione. A questo scopo ci soffermeremo sui seguiti punti: • evidenziare i benefici e le potenzialità di una CIMIC efficace, • illustrare le criticità che abbiamo individuato nell’attuale impostazione nazionale e internazionale, • proporre un possibile sviluppo della materia che offra spunti di riflessione per gli addetti ai lavori • e considerare i possibili pregi e difetti che questa evoluzione potrebbe comportare.

Corpo Ausiliario Civile. Sul possibile sviluppo di un corpo interamente composto da specialisti civili a sostegno della CIMIC

BARTOLINI, WILLIAM
2022/2023

Abstract

È sufficiente osservare i conflitti del secolo scorso per constatare l'esistenza di un modello ricorrente. Con l'insorgere di guerre complesse, gli eserciti di tutto il mondo dettero vita a organizzazioni al cui interno vennero unite le competenze di tecnici civili alle strutture militari per modellare a proprio vantaggio il contesto entro cui agivano, elaborando soluzioni a problemi che non erano meramente combat, ma che piuttosto lambivano vari ambiti sociali ; tuttavia, una volta giunti al termine del conflitto, venivano regolarmente disciolti, con la consecutiva perdita di “tridimensionalità” e di competenze. Ciò non di meno le guerre “ibride” , divenute ormai sempre più comuni, richiedono più che mai lo sviluppo di strumenti "non convenzionali" perché sia possibile contrastare gli attori ostili e raggiungere gli obbiettivi prefissati dalle missioni. A questo scopo, negli anni Novanta, per sopperire alla mancanza di una cerniera tra il dispositivo militare e lo Human Enviroment che permettesse alla Forza di interagire con gli attori civili presenti nel teatro operativo, nacque il concetto di Civil Military Cooperation CIMIC, sperimentato per la prima volta nei Balcani e riproposto successivamente nel Corno d’Africa e in Medio Oriente. l’argomento è oggetto di costanti revisioni e modifiche, dovute all’innata complessità della materia. Tuttavia, gli ufficiali che se ne sono occupati, hanno saputo dimostrare anche ai più scettici il potenziale di una CIMIC efficace a livello tattico, delle operazioni e strategico, a scapito della scarsa valorizzazione ricevuta e dell’assenza delle strutture di supporto necessarie per mettere a sistema i principi del Comprehensive Approach paventati NATO. In questa ricerca verrà illustrata una possibile evoluzione della dottrina CIMIC e in particolar modo di quella italiana, in risposta alle problematiche sovra citate: la costituzione di un “corpo ausiliario civile” che affianchi l’Esercito nello studio e nella gestione di tematiche sociali, declinate in funzione delle necessità definite dalla missione. A questo scopo ci soffermeremo sui seguiti punti: • evidenziare i benefici e le potenzialità di una CIMIC efficace, • illustrare le criticità che abbiamo individuato nell’attuale impostazione nazionale e internazionale, • proporre un possibile sviluppo della materia che offra spunti di riflessione per gli addetti ai lavori • e considerare i possibili pregi e difetti che questa evoluzione potrebbe comportare.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/109089