Il concetto di ordine architettonico appare oggi assodato, ma esso è, in realtà, frutto di un lungo processo di istituzionalizzazione che vede le sue origini nel mondo romano, con la fondamentale opera De architectura libri decem di Vitruvio. L’obiettivo di questo contributo è quello di mostrare l’evoluzione di una tale formulazione lungo la storia dell’architettura fino al Settecento. Si sono analizzati, infatti, i trattati che comprendono una definizione della teoria degli ordini e che furono redatti da diversi autori, tra cui Leon Battista Alberti, Sebastiano Serlio, Vignola, Palladio, Vincenzo Scamozzi. Le opere teoriche di questi studiosi, infatti, si rivelarono determinanti per una normalizzazione del concetto di ordine, definizione che nel Settecento vide una completa canonizzazione. E proprio il Settecento appare il secolo su cui si focalizza la presente dissertazione, poiché in questo periodo visse e lavorò Filippo Juvarra, la cui figura, ampiamente studiata e conosciuta, esercita indubbiamente un grande fascino su chi si dedica allo studio della storia dell’architettura, ma non solo. La sua fisionomia, infatti, appare interessante anche per chi si occupa di pittura, e, più in generale, è evidente l’influenza che egli esercitò su diverse manifestazioni artistiche del Settecento. Queste pagine circoscrivono l’attività di Filippo Juvarra agli anni romani, che rivestirono un’importanza significativa nella vita dell’artista. In particolare, determinante fu l’esperienza, prima come allievo, e poi come docente presso l’Accademia di San Luca. A questo periodo risale, infatti, l’opera redatta tra 1707 e 1708, oggetto di questo contributo. Si tratta del manoscritto conservato presso la Biblioteca Reale di Torino, denominato Saluzzo, 39, e contrassegnato con il titolo non autografo di Galleria architettonica. Tale volume è stato, quindi, trascritto e commentato. La scelta di un simile testo è motivata dal fatto che quest’opera presenta i disegni di diversi ordini architettonici, in particolare di quello toscano, attingendo dai trattati precedenti. Tale procedimento, tuttavia, è connotato da un carattere decisamente innovativo: Filippo Juvarra in queste pagine accosta i modelli da cui gli architetti settecenteschi erano soliti trarre spunti, ma compie quest’operazione affiancando numerosi esempi, prelevati da altrettanti autori, e dimostra una capacità di sintesi dei riferimenti decisamente consapevole. Egli, infatti, dà prova di conoscere perfettamente i trattati di architettura redatti fino al Settecento, rispetto ai quali fa registrare uno scarto, poiché non si limita a riportare una disamina degli ordini architettonici affrontati dai suoi predecessori, ma li combina con inventiva. Proprio tale maniera di procedere, infine, doveva costituire l’insegnamento principale che Filippo Juvarra avrebbe voluto trasmettere ai suoi alunni presso l’Accademia di San Luca: unire allo studio teorico dei maestri la capacità individuale di inventare un proprio stile, diverso a seconda dei contesti e del tutto personale. Non a caso queste caratteristiche rappresentano la grandezza dell’arte di Juvarra.
Filippo Juvarra e gli ordini architettonici. Attorno al manoscritto Saluzzo, 39 della Biblioteca Reale di Torino
ENRIA, ELEONORA
2022/2023
Abstract
Il concetto di ordine architettonico appare oggi assodato, ma esso è, in realtà, frutto di un lungo processo di istituzionalizzazione che vede le sue origini nel mondo romano, con la fondamentale opera De architectura libri decem di Vitruvio. L’obiettivo di questo contributo è quello di mostrare l’evoluzione di una tale formulazione lungo la storia dell’architettura fino al Settecento. Si sono analizzati, infatti, i trattati che comprendono una definizione della teoria degli ordini e che furono redatti da diversi autori, tra cui Leon Battista Alberti, Sebastiano Serlio, Vignola, Palladio, Vincenzo Scamozzi. Le opere teoriche di questi studiosi, infatti, si rivelarono determinanti per una normalizzazione del concetto di ordine, definizione che nel Settecento vide una completa canonizzazione. E proprio il Settecento appare il secolo su cui si focalizza la presente dissertazione, poiché in questo periodo visse e lavorò Filippo Juvarra, la cui figura, ampiamente studiata e conosciuta, esercita indubbiamente un grande fascino su chi si dedica allo studio della storia dell’architettura, ma non solo. La sua fisionomia, infatti, appare interessante anche per chi si occupa di pittura, e, più in generale, è evidente l’influenza che egli esercitò su diverse manifestazioni artistiche del Settecento. Queste pagine circoscrivono l’attività di Filippo Juvarra agli anni romani, che rivestirono un’importanza significativa nella vita dell’artista. In particolare, determinante fu l’esperienza, prima come allievo, e poi come docente presso l’Accademia di San Luca. A questo periodo risale, infatti, l’opera redatta tra 1707 e 1708, oggetto di questo contributo. Si tratta del manoscritto conservato presso la Biblioteca Reale di Torino, denominato Saluzzo, 39, e contrassegnato con il titolo non autografo di Galleria architettonica. Tale volume è stato, quindi, trascritto e commentato. La scelta di un simile testo è motivata dal fatto che quest’opera presenta i disegni di diversi ordini architettonici, in particolare di quello toscano, attingendo dai trattati precedenti. Tale procedimento, tuttavia, è connotato da un carattere decisamente innovativo: Filippo Juvarra in queste pagine accosta i modelli da cui gli architetti settecenteschi erano soliti trarre spunti, ma compie quest’operazione affiancando numerosi esempi, prelevati da altrettanti autori, e dimostra una capacità di sintesi dei riferimenti decisamente consapevole. Egli, infatti, dà prova di conoscere perfettamente i trattati di architettura redatti fino al Settecento, rispetto ai quali fa registrare uno scarto, poiché non si limita a riportare una disamina degli ordini architettonici affrontati dai suoi predecessori, ma li combina con inventiva. Proprio tale maniera di procedere, infine, doveva costituire l’insegnamento principale che Filippo Juvarra avrebbe voluto trasmettere ai suoi alunni presso l’Accademia di San Luca: unire allo studio teorico dei maestri la capacità individuale di inventare un proprio stile, diverso a seconda dei contesti e del tutto personale. Non a caso queste caratteristiche rappresentano la grandezza dell’arte di Juvarra.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
1030854_eleonoraenriatesimagistrale.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
2.51 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.51 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/109074