Isolate per la prima volta nel 1961[1], le aflatossine (AF) sono metaboliti secondari prodotti da alcune specie di funghi filamentosi appartenenti al genere Aspergillus. Le aflatossine maggiormente rilevanti in termini di sicurezza alimentare e salute pubblica sono: B1, B2, G1, G2 e M1. Le prime due sono prodotte da Aspergillus flavus e Aspergillus parasiticus; G1 e G2 derivano esclusivamente dal metabolismo secondario di A. parasiticus. Da AFB1 a seguito di idrossilazione epatica si ottiene l'aflatossina M1, riscontrabile nel latte. L'ingestione di alimenti o foraggi contaminati da queste molecole può dare origine a forme di intossicazione acuta o cronica in funzione della dose e della durata dell'esposizione. [2] In termini di tossicità, l'aflatossina su cui si pone maggiore attenzione è AFB1, inserita dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) nel 2002 nel Gruppo 1, dove sono incluse tutte le sostanze ritenute ¿cancerogene¿ per l'uomo. La produzione di aflatossine è correlata alla simultanea presenza di tre fattori: specie fungina, substrato e condizioni ambientali favorevoli e può avvenire in tutte la fasi della filiera agroalimentare: coltivazione, raccolta, stoccaggio, trasporto e trasformazione. Le principali specie soggette a questo tipo di contaminazione sono: mais, arachidi, pistacchi, spezie, frumento, semi di cotone. Nel 2013 si è riscontrata la prima contaminazione da aflatossina B1 in Passiflora incarnata L. Siccome queste molecole sono dotate di elevata stabilità agli agenti chimici e fisici, la gestione del rischio si focalizza soprattutto sulla prevenzione. Si sono valutati i fattori predisponenti la crescita fungina e la sintesi di aflatossine, per poter applicare sia in campo che nel periodo post-raccolta accorgimenti atti a prevenire la contaminazione. Per determinare l'eventuale presenta di aflatossine nei campioni, prelevati secondo precisi protocolli di campionamento, sono stati impiegati saggi immunologici ELISA. In caso di esito positivo sono state svolte ulteriori analisi mediante HPLC.

Aflatossina B1 in Passiflora incarnata L.: determinazione analitica e misure presentiva

DATTILA, FRANCESCA
2013/2014

Abstract

Isolate per la prima volta nel 1961[1], le aflatossine (AF) sono metaboliti secondari prodotti da alcune specie di funghi filamentosi appartenenti al genere Aspergillus. Le aflatossine maggiormente rilevanti in termini di sicurezza alimentare e salute pubblica sono: B1, B2, G1, G2 e M1. Le prime due sono prodotte da Aspergillus flavus e Aspergillus parasiticus; G1 e G2 derivano esclusivamente dal metabolismo secondario di A. parasiticus. Da AFB1 a seguito di idrossilazione epatica si ottiene l'aflatossina M1, riscontrabile nel latte. L'ingestione di alimenti o foraggi contaminati da queste molecole può dare origine a forme di intossicazione acuta o cronica in funzione della dose e della durata dell'esposizione. [2] In termini di tossicità, l'aflatossina su cui si pone maggiore attenzione è AFB1, inserita dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) nel 2002 nel Gruppo 1, dove sono incluse tutte le sostanze ritenute ¿cancerogene¿ per l'uomo. La produzione di aflatossine è correlata alla simultanea presenza di tre fattori: specie fungina, substrato e condizioni ambientali favorevoli e può avvenire in tutte la fasi della filiera agroalimentare: coltivazione, raccolta, stoccaggio, trasporto e trasformazione. Le principali specie soggette a questo tipo di contaminazione sono: mais, arachidi, pistacchi, spezie, frumento, semi di cotone. Nel 2013 si è riscontrata la prima contaminazione da aflatossina B1 in Passiflora incarnata L. Siccome queste molecole sono dotate di elevata stabilità agli agenti chimici e fisici, la gestione del rischio si focalizza soprattutto sulla prevenzione. Si sono valutati i fattori predisponenti la crescita fungina e la sintesi di aflatossine, per poter applicare sia in campo che nel periodo post-raccolta accorgimenti atti a prevenire la contaminazione. Per determinare l'eventuale presenta di aflatossine nei campioni, prelevati secondo precisi protocolli di campionamento, sono stati impiegati saggi immunologici ELISA. In caso di esito positivo sono state svolte ulteriori analisi mediante HPLC.
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